Accabadora

Agosto 16, 2010 in Libri da Benedetta Gigli

Titolo: Accabadora
Autore: Michela Murgia
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: € 18,00
Pagine: 164

accabadoraAccabadora è un termine sardo con cui si soleva indicare colei che uccideva persone anziane in condizioni di malattia terminale e che cercava di accompagnarle alla fine della loro agonia con l’affetto di un’ultima madre:

Anche io avevo la mia parte da fare, e l’ho fatta.

-E quale parte era?

– L’ultima. Io sono stata l’ultima madre che alcuni hanno visto

E in questo clima un po’inquietante, ma molto avvincente e a tratti pietoso si svolge il rapporto tra Tzia Bonaria Urrai e Maria, tra un’accabadora e la quarta figlia femmina di una madre vedova che la ritiene solo un fastidio ed un ingombro (non l’avessi avuta mai, che lo sa il cielo se tre mi sono sufficienti nella mia condizione). E’ un legame fatto di reciproco rispetto e anche di segreti non svelati: un’aura misteriosa accompagna la vecchia sempre vestita di nero che spesso esce di notte, lasciando Maria nel dubbio fino al momento in cui viene a conoscenza del fatto che queste uscite improvvise servono a portare una morte pietosa ai moribondi. La giovane ne rimane talmente scioccata da rifiutare addirittura la vicinanza di Tzia decidendo di andarsene di casa. Ma i ricordi la seguono anche a Torino e alla fine il ritorno è inevitabile. Un ritorno accompagnato dalle parole che tempo prima l’accabadora le aveva riferito: Non dire mai: di quest’acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata.

Un libro che coinvolge e fa riflettere sull’eutanasia, perché questo in fondo praticavano le accabadore, tema affrontato dalla scrittrice Michela Murgia con delicatezza. Colpisce soprattutto un uso controllato, attento e ricco del linguaggio. La prosa è ricca di immagini ad effetto, senza sembrare per nulla retorica o artefatta, in cui l’eco della lingua sarda si integra in maniera naturale e necessaria.

di Benedetta Gigli