Ammaniti vince il Prix Grinzane France
Novembre 20, 2005 in Libri da Stefano Mola
Il Prix Grinzane France è riservato a opere di narrativa italiana contemporanea tradotte in Francia negli ultimi due anni. Funziona come quello italiano: ovvero, alla fine sono gli studenti, che leggono i libri, a decidere il vincitore in una una rosa di romanzi scelti dai critici. Quindi le cose meritorie sono due: la prima è come sempre la ricerca del coinvolgimento alla lettura dei giovani. La seconda sta nella diffusione all’estero della scrittura di casa nostra.
Partiamo quindi dai quattro titoli in finale. C’era il mio idolo Diego Marani, con la dolente storia di Nuova grammatica finlandese (diventata pari pari Nouvelle grammaire finnoise e pubblicata in Francia da Rivages). Questo romanzo ha vinto il Grinzane nel 2001, sbalzando Marani sul palco della letteratura di casa nostra, dove si è poi mosso con autorevolezza, diventandone una delle voci più originali. Un autore che ha saputo scavare temi nuovi: l’identità della e nella lingua che parliamo, una solitudine esistenziale guardata da questa prospettiva linguistica, fino ad arrivare a una specie di nostalgia per un linguaggio naturale, di aderenza alle cose e alla natura. Ma anche una notevole ironia, e la capacità di costruire trame picaresche. Dunque, perfettamente giustificata e meritoria la sua esportazione.
Poi, Margaret Mazzantini, con Non ti muovere, diventato nella gallica lingua Ecoute moi (Laffont). Vincitore del Grinzane nel 2002, è una storia forte, portata con successo e con aderenza allo spirito del testo anche al cinema. Ci porta dentro le nostre contraddizioni, in un amore totale e inspiegabile (come forse dovrebbero essere tutti gli amori) che si frantuma di fronte all’assenza del coraggio di andare fino in fondo, al di là degli scogli delle convenzioni e della rispettabilità.
Terzo del quartetto, Sandro Veronesi, con La forza del passato (anche qui, titolo letterale: La force du passé, Plon). Di Veronesi ho letto soltanto molti anni fa Venite B52 e mi è rimasta dentro la sensazione di uno scrittore di grande forza, capace di costruire personaggi veri, di mostrarci come sono arrivati fino, come mangiano e lavorano, accompagnati con affetto e con ironia.
Infine, il vincitore: Niccolò Ammaniti. Il suo Io non ho paura (Je n’ai pas peur Grasset), storia di due bambini attorno a un rapimento. Anche questo libro è stato portato sullo schermo (meravigliosamente bene, da Gabriele Salvatores, con una forza di paesaggi stupenda). Per Ammaniti io avevo grande diffidenza, avendo lui partecipato a quella per me funesta avventura di Gioventù cannibale, orribile antologia Einaudi di presunti nuovi scrittori, molti dei quali poi persi per strada. Poi però, due estati fa ho letto Ti prendo e ti porto via. Be’, un gran libro. Una grande storia, originale senza esserlo troppo, ricca di personaggi umani, ricostruiti in vicende intrecciate senza troppa paradossalità, con un finale sorprendente che ci sta bene. E adesso attendo che esca il suo prossimo (pare sia imminente).
Insomma, la scelta non era facile. Il premio è stato consegnato a Parigi, il 15 Novembre scorso. Una buona opera di diplomazia culturale, un buon viatico per i 25 anni del premio che ricorreranno nel 2006. Ora, la stessa operazione si ripeterà a Mosca, il 12 dicembre.
di Stefano Mola