Antonella Ruggiero per Traspi.net
Giugno 11, 2003 in Spettacoli da Gino Steiner Strippoli
L’unica “libera” cantante italiana, dalle doti vocali eccelse e raffinate tali da potersi cimentare in un album di canti sacri e spirituali, veri inni al Signore, non poteva che essere Antonella Ruggiero. Il vero intento di Antonella sembra quello di essere libera di esprimere attraverso la sua voce, le sue emozioni, la sua spiritualità, i suoi sentimenti senza dover subire accenti e costrizioni commerciali da alcuno. La sua carriera solista, dai tempi di “Libera”, è sempre stata volta a guardare in avanti, sempre indirizzata verso esperienze nuove e interessanti dal punto di vista artistico ma non solo. L’album, intitolato “Luna Crescente – Sacrarmonia” ( Columbia SonyMusic) ,uscito lo scorso anno, è quanto di più celestiale e delicato possa esserci in questo periodo di guerre e attentati. Un lavoro elegante e sacrale, nelle atmosfere sonore, dove la bravura della band degli Arkè Quartet si è sposata perfettamente con la limpida e voce di Antonella. Tredici brani eseguiti in maniera magistrale passando da classici come “Aria sulla IV corda di Bach”, il “Kyrie”, l’ “Adeste Fideles” di Wade, l’ “Ave Maria” di Gounod, per arrivare all’ originalità di “Corale Cantico” e “Canto dell’amore” composti da Antonella con Roberto Colombo, produttore del disco, e Daniele Fossati.
Ed è quello che sentiremo questa sera al Teatro Regio, inizio ore 21.00, dove la nostra cantante si esibirà in un concerto, al solito memorabile. Da circa un mese è invece uscito il suo nuovo album intitolato “ Antonella Ruggiero” (Mercury Universal), 12 canzoni che attraversano uno spettro sonoro di largo impatto, si va dalle atmosfere di Studio 1 al rock progressive delle Orme, da Love Boat al maestro Canfora, senza ansia di citazione ma rivitalizzate dalla superba forza interpretativa della Ruggiero.
Il tuo ultimo album è un disco molto pop che si discosta abbastanza dalle tue ultime esperienze , come il concerto che terrai questa sera in “Sacrarmonia”.
Dopo Luna Crescente – Sacrarmonia e la Medea al Teatro La Fenice di Venezia, su musiche di Adriano Guarnieri, era forse logico aspettarsi da me un disco di altra natura. Ma in ogni artista, convivono più anime, e quella leggera, questa volta a prevalso. Del resto, non ho mai voluto allontanarmi del tutto dalla forma canzone.
In questo album c’è una canzone “Il Bravo Giardiniere” che ricorda vecchie sigle televisive o riecheggia le fiabe sonore degli anni sessanta.
Quando canto ( tutte le storie iniziano con c’era una volta) voglio ribadire che lo spirito infantile deve sopravvivere anche in questi anni di follia.
Un disco questo che nasconde le voglie di un passato pieno di ricordi.
Mi piace considerarlo come una breve storia della musica leggera italiana che va dagli anni ’60 agli ’80. La musica che ascoltavamo alla radio o vedevano alla TV. Un percorso a ritroso, dove prevalgono ricordo e memoria, ma non nostalgia.
Parliamo invece di “Luna Crescente” un lavoro raffinato come non mai che arriva da un precedente “Sospesa” che in quanto a dolcezza non era da meno, dove c’erano anche ben tredici archi.
Luna Crescente” è arrivata dopo oltre un anno di concerti nelle chiese e nei teatri portando al pubblico la musica di Sacrarmonia, attraverso rassegne dedicate alla musica sacra.
Da dove nacque l’ispirazione per questo album?
E’ nata dalla coincidenza di due miei progetti infatti da anni cerco di sviluppare una mia personale ricerca spirituale e musicale che è andata a confluire su quello che artisticamente stavo facendo.
La tua voce canta oggi le lodi al Signore, veri inni della tradizione cristiana, con autori del grande passato come Bach, Gounod, Wade, mi racconti invece le emozioni di cantare Ennio Morricone , come hai fatto nel recente passato?
Per me cantare Ennio è stata una bella sensazione perché lui fa canzoni, musiche riconoscibilissime, si sente il suo marchio, la sua mano, ed essendo un personaggio veramente grande della musica italiana cantarlo è stato come cantare un pezzo di storia, i suoi brani sono già parte della storia della musica internazionale.
Ma come scegli le tue collaborazioni con altri artisti, viste le tue esperienze con kaballà, Giovanni Lindo Ferretti ed altri?
Nascono innanzitutto dalla stima, io lavoro solo con le persone che stimo, che mi piacciono, che mi dicono qualcosa a livello artistico ma anche umano altrimenti non potrei proprio lavorarci insieme.
Nella tua attività solistica hai sempre cercato suoni nuovi per le tue canzoni, sei una che guarda avanti…
Io ascolto da sempre, sin dai tempi dei Matia quando magari cantavo cose diverse da quelle che ascoltavo, sonorità legate alla musica tecnologica anche se devo dire che nel periodo ’82 – ’83 con l’uscita di “Aristocratica” e “Tango” avevamo determinato un percorso nuovo per il Pop italiano. Da allora ad oggi continuo ad amare certe sonorità sintetiche anche se comunque ascolto molto la musica etnica e la world music, musiche molto lontane dall’Occidente. Le due cose mi incuriosiscono molto e con Roberto Colombo ci divertiamo perché anche lui come me ama ricercare musiche lontane, cosi’ nascono le nostre alchimie anche se il vero alchimista e lui.
Oggi cosa rimane dell’Antonella dei Matia Bazar?
E’ rimasta l’esperienza sicuramente determinante perché mi ha fatto conoscere e capire il mondo della musica, poi ad un certo punto ho sentito la necessità di allontanarmi perché non sentivo più stimoli per andare avanti, era subentrata la routine ed io invece devo divertirmi nel fare musica poi volevo fare esperienze mie personali che solo fermandomi ho potuto fare.
Qual è la tua definizione di Musica?
Per me la musica è una cosa che non finisce mai di stupirmi perché non ha delle vere modalità, è un arte infinita. Ci sono modi diversi di concepire la musica, di cantare, di pensare, di creare, io sono sempre sull’onda della ricerca. Anche se in tutti questi anni ho maturato molta esperienza mi sento in realtà come un adolescente che deve fare ancora tutto! Voglio sempre avere davanti un foglio bianco da scoprire. Adesso ad esempio ho fatto quest’esperienza legata ai canti sacri, con l’Arkè Quartet, un territorio nuovo per me ma assolutamente gratificante.
Come ad esempio hai fatto cantando con una base di 13 archi, anni o sono!
Certo, la musica per un cantante che ha voglia di mettersi in discussione, che ha voglia di scoprire, è fantastica perché non si arriva mai ad un punto di arrivo, puoi sempre scovare qualcosa di nuovo.
Tu e l’India, so che ci vai spesso.
E’ un mondo, un territorio che mi piace molto, per mille motivi, per la sua filosofia, anche se ci sono tante incongruenze, tante cose assurde, però è il luogo del mondo dove c’è una grande cultura legata alla spiritualità e ovviamente trovi luoghi, persone e atmosfere molto magiche come anche i musicisti e il modo di fare musica totalmente diverso dal nostro.
di Gino Steiner Strippoli