Banche e artigianato
Giugno 9, 2002 in Attualità da Claris
La recente presentazione della ricerca “Dai confronti alle opportunità: banche e piccola impresa in Piemonte”, svoltosi al Museo dell’automobile di Torino, ha visto, dopo il saluto di Enzo Ghigo, presidente Regione Piemonte, gli interventi del prof. Panizza, Università di Torino, Silvano Berna, (comitato unitario Confartigianato, Cna, Casa), Camillo Venesio (vice presidente ABI), Aldo Bonomi, presidente comitato scientifico Centro Studi per l’Artigianato, e Edoardo Massaglia, direttore generale Banca CRT.
Interessanti le considerazioni emerse: le trasformazioni in corso nel sistema bancario hanno reso più “sensibili” i rapporti delle banche piemontesi con le imprese artigiane e le piccole imprese.
Per questo il Centro Studi per l’Artigianato, promosso dalle Confederazioni artigiane, ha condotto una specifica ricerca su questi temi, coordinata dal prof. Roberto Panizza dell’Università di Torino, che ha coinvolto, attraverso interviste “in profondità” un vasto campione di operatori, imprese, dirigenti e amministratori delle banche piemontesi.
I risultati della ricerca evidenziano come non sempre i processi di razionalizzazione bancari hanno condotto ad un miglioramento dei rapporti nei confronti delle categorie degli artigiani: solo il 4,8% degli impieghi in Piemonte è destinato agli imprenditori artigiani.
L’evoluzione è ancora in corso, tuttavia è ormai possibile individuare alcune grandi tendenze di fondo: l’irreversibile ridimensionamento di molti operatori minori e con un campo di operatività prevalentemente locale; la privatizzazione del settore creditizio, con conseguente maggiore attenzione alla redditività e crescente importanza della logica d’impresa nell’azione delle banche; il passaggio dalla banca istituzione, che un tempo perseguiva obiettivi di carattere pubblico e sociale, alla banca impresa, che punta alla massimizzazione del profitto privato degli azionisti.
Tutti questi fattori hanno influito negativamente sulle possibilità e sulle modalità di accesso al credito delle piccole e medie imprese, in particolare di quelle artigiane.
Le micro-aziende, infatti, sono quelle che risentono maggiormente tanto della scomparsa delle banche a vocazione locale (tradizionalmente loro interlocutori privilegiati), quanto della crescente standardizzazione nelle modalità di erogazione del credito bancario, che per gli artigiani costituisce non di rado l’unica possibile alternativa all’autofinanziamento.
Bisogna considerare come le evoluzioni in corso, accrescendo la concorrenza all’interno del sistema bancario, abbiano drammatizzato la questione dei costi mentre la privatizzazione del comparto ha accresciuto l’importanza del conseguimento di profitti. Da ciò deriva che le banche cercheranno sempre più di ridurre la propria esposizione in quei segmenti di mercato che si rivelano meno redditizi.
Dalla ricerca emerge altresì che le condizioni di accesso al credito degli artigiani continuano ad essere più gravose (9,68%) rispetto a tutti gli altri comparti di attività economica (6,52%), seppure in misura minore rispetto al passato: ma il vero problema è che spesso il credito non viene concesso all’artigiano a causa degli elevati costi di istruzione che finiscono per disincentivare molte banche a servire questo tipo di clientela.
Dai giudizi di coloro che sono chiamati ad erogare credito risulta che l’artigiano dispone di notevolissime conoscenze e abilità produttive, ma spesso ha una scarsa conoscenza della gestione d’impresa.
Inoltre l’impresa artigiana è spesso scarsamente capitalizzata e l’artigiano non sempre affida i propri risparmi alla stessa banca a cui richiede il credito, impedendo così alla banca una conoscenza completa della sua situazione economica e patrimoniale, situazione efficacemente sintetizzata in “famiglia ricca – azienda povera”.
Stante questa situazione, il sistema creditizio è sovente restio a concedere credito agli artigiani e il 55 % di essi, con punte del 60 % a Torino e ad Alessandria, ricorre all’autofinanziamento per rispondere ai problemi economici della propria impresa, determinando uno dei vincoli maggiori allo sviluppo del comparto.
Mantenere un atteggiamento puramente recriminatorio nei confronti delle banche che prestano scarsa attenzione ai problemi propri dell’universo artigiano non servirebbe però alla soluzione dei problemi finanziari del settore.
Ecco che la ricerca indica alle associazioni di categoria anche un percorso da far compiere ai propri associati per ribaltare questa situazione.
L’impegno di tutti– auspica il professor Panizza – deve consentire di fondare un modello di sviluppo in grado di sostituire progressivamente quello messo in crisi dalle difficoltà incontrate dalle grandi imprese: “è una sfida che si deve vincere per non rischiare di compromettere non solo l’esistenza della categoria degli artigiani, ma le prospettive di crescita dell’intero paese.”
A margine del convegno il direttore generale della Banca CRT, Edoardo Massaglia, si è così espresso: “Il dialogo tra imprese e sistema bancario è già avviato ed è profondo e costruttivo. E’ un dialogo basato, almeno per parte nostra sulla progettualità e non più, come in passato, solo sui costi e sulle condizioni. Per garantire la crescita del sistema territoriale c’è infatti bisogno di un’alleanza forte basata su nuovi criteri. Ciò vuol dire, ad esempio, che Banca CRT punterà sempre più a finanziare progetti d’impresa piuttosto che chiedere solo ed esclusivamente garanzie. E questo è già un salto culturale enorme.
Oggi le imprese, tutte le imprese anche quelle piccole e medie, hanno bisogno di efficienza nell’operatività quotidiana, di servizi di consulenza e di assistenza finanziaria, di figure di riferimento che offrano soluzioni ai loro problemi, che li aiutino a realizzare i loro progetti, di trovare nella banca un interlocutore unico, un partner.
Con progetto Small Businesss abbiamo dato una risposta chiara. Un approccio che operativamente si è tradotto nella creazione di una nuova struttura interamente dedicata alla Piccole e Medie imprese attraverso un canale specializzato di 450 punti Piccola Impresa presso le agenzia di Banca CRT. E’ inoltre una risposta altrettanto chiara al timore che anche oggi è emerso, che il processo di concentrazione bancaria porti alla standardizzazione delle procedure, alla spersonalizzazione, a dare soldi a chi già li ha per abbandonare chi non garantisce risultati.
Il progetto Small Business, e più in generale S3 di Unicredito, sono l’esatto contrario. Un segnale chiaro – afferma Massaglia – di come un gruppo di dimensioni nazionali ed internazionali come il nostro possa perseguire con decisione il rapporto con l’economia locale e con la micro impresa. Senza un forte ancoraggio al territorio si perde quel ruolo di “motore della crescita” e di soggetto utile per l’economia della nostra regione.
Chiedo quindi che anche da parte delle imprese ci sia un impegno analogo. Come ho già sottolineato stiamo cercando sostenerle puntando sulla loro redditività e la loro progettualità. Non è un modo per mettere il naso nelle aziende ma solo la via migliore, almeno crediamo, per crescere insieme. Vorrei da parte loro quindi una maggiore attenzione verso questo nostro sforzo. Un aiuto per aiutarle a crescere. Noi ci crediamo perché questo è il futuro dell’economia e del sistema del Nord Ovest.”
di Claris