Bere il territorio: i vincitori
Marzo 24, 2002 in Attualità da Stefano Mola
Sabato 16 Marzo, nel piccolo e bellissimo teatro sociale di Alba (poltrone rosse, ordini di palchi che abbracciano a semicerchio la scena, soffitto affrescato, pianoforte ad accompagnare) si è svolta al cerimonia di premiazione del concorso letterario “Bere il territorio” ( qui il nostro precedente articolo).
Sotto la regia discreta ed arguta di Mario Brusa che ha condotto la giornata si sono alternati i saluti delle autorità (il sindaco di Alba Rossetto, il segretario generale della Cassa di Risparmio di Cuneo Servetto) e la lettura dei testi vincitori, letti con grande intensità e partecipazione da Angela Brusa e da Enzo Brasolin.
Saluti, testi… per rima di genere ci aspetteremmo anche dei vincitori. E invece, per entrambe le categorie la giuria ha proclamato delle vincitrici: Caterina Bonvicini di Bologna e Angela Nicolosi di Catania, per la sezione generale, aperta a tutti i giovani tra i 18 e i 30 anni; Elisa Giove (Istituto “Vergani” di Ferrara) e Laura Micheli (Istituto “Busdraghi” di Lucca) per la sezione riservata agli allievi degli istituti agrari e alberghieri.
Ci sembra di poter cogliere alcuni segnali importanti. Prima di tutto la presenza femminile, a conferma di un interesse non marginale delle donne per il vino, che si concreta anche a livello imprenditoriale (si veda il sevizio che il n° 312 del settimanale “Specchio” de La Stampa ha loro dedicato). In secondo luogo, la presenza nei testi premiati di uno sguardo sul vino caratterizzato da un forte richiamo alla tradizione e alla continuità familiare (una aspetto non scontato nei giovani): la tenacia del nonno nell’acquistare e coltivare la vigna nel testo di Laura Micheli; il desiderio di scoperta che porta un bambino a violare i segreti di una cantina nel racconto di Elisa Giove; il rapporto bonariamente aspro tra un giovane studente lavorante stagionale e un vecchio che conosce l’uva e la vigna come se fossero materia viva e da lui creata nel racconto di Angela Nicolosi (di tutti il più convincente per ritmo narrativo, ironia, vivacità, nella capacità di ricreare una vigna siciliana, nel tratteggio e nella caratterizzazione dei personaggi). In terzo luogo, la provenienza dei testi da tutta la penisola, segno che la rinascita dell’interesse per il vino è un fenomeno importante e diffuso in tutta Italia.
Oltre al testo di Caterina Bonvicini (in cui il vino è invece colto nel suo aspetto conviviale, ad accompagnare eterne discussioni tra giovani sul difficile mondo del dopo 11 settembre, un vino che diventa simbolo di unione e vitalità da contrapporre all’ingiustizia e alla morte) resta da citare una menzione speciale. La giuria, vista l’abbondanza di testi degni di nota, ha voluto infatti citare anche il racconto delicatamente ironico del braidese Nando Cellini, in cui uno zio e un nipote confrontano due aspetti del vino: il vino come aria, come complemento necessario della vita di tutti giorni (la visione dello zio legato al nebbiolo sanguigno della sua vigna) e il vino quasi come ricerca estenuata ed estetizzante del nipote, per cui aprire una bottiglia è un evento, più che un gesto quotidiano.
Con il sole ormai tramontato, tutti i presenti si sono infine avviati a una ricca degustazione di vini nel foyer del teatro (dopo averne tanto parlato, la gola s’era fatta giustamente un po’ secca…).
di Stefano Mola