Billy Budd
Novembre 12, 2004 in Spettacoli da Stefano Mola
L’EVENTO
Venerdì 12 Novembre il marinaio Billy Budd, personaggio creato dallo scrittore americano Herman Melville, salirà per la prima volta sulle scene del Teatro Regio. La musica ce l’ha messa invece un grande compositore inglese del 900: Benjamin Britten, sul libretto che Edward Morgan Forster ed Eric Crozier hanno tratto dal racconto di Melville.
L’allestimento, curato dal Teatro Regio, è nuovo: regia e costumi sono del poliedrico Davide Livermore, mentre le scene portano la firma di Tiziano Santi.
La bacchetta che muoverà le onde musicali sarà nelle mani di un direttore americano, giovane e talentuoso (anche lui poggia per la prima volta le suole sul podio torinese): Christopher Franklin. Poiché la vicenda si svolge interamente su una nave da guerra nel 1700, il cast è esclusivamente maschile: il baritono Christopher Maltman, interpreta Billy; il tenore Keith Lewis è Edward Fairfax Vere, capitano dell’Indomitable; il basso Stephen West veste i panni dell’antagonista e cattivo John Claggart, mentre Randal Turner è in quelli di Mr Redburn. Interpreti di ottimo livello, profondi conoscitori dell’opera di Britten.
CHI È BILLY BUDD?
Un marinaio bellissimo e buono, capace sulla nave precedente di portare la concordia tra i ceffi della coffa. Viene arruolato a forza su una nave militare, L’indomabile. Su altre navi della marina britannica ci sono stati ammutinamenti. Tensioni latenti, dunque. Cosa c’è di meglio che trovare un capro espiatorio? È proprio questo che si propone di fare il perfido Claggart, maestro d’armi, o meglio poliziotto interno. Angherie. Esasperazione. Billy Budd il buono ucciderà accidentalmente Claggart. Il capitano Vere, pur convinto dell’innocenza di Budd, lo condanna a morte.
Dramma dell’incomprensione per l’individuo diverso (Budd). Dramma della scelta morale schiacciata dalla astratta giustizia delle regole (il capitano Vere). Dramma del male che riconosce il bene ma non può far altro che distruggerlo (Claggart). Dramma dell’imperfezione del mondo: Mi è stato dato di vedere molte cose/buone e molte cose malvagie, ma le cose/buone non erano mai perfette. In esse vi/è sempre una smagliatura/nell’immagine divina qualche difetto/qualche imperfezione nel canto angelico/qualche stonatura nel canto divino/qualche balbettio (dal prologo affidato al capitano Vere).
Dramma quindi di tutti noi. Chi è Billy Budd? Chi è Claggart? Chi è Vere? Siamo noi, in momenti diversi della nostra vita. Che differenza c’è tra una nave e un ufficio, per esempio? Ci sono capi, ci sono sottoposti, ci sono ingiustizie, ci sono malvagità, c’è solidarietà, c’è tradimento, ci sono affetti. Non per nulla, sempre il capitano Vere, anima dolente dell’opera, dice anche: Plutarco… i Greci… i Romani… i nostri/guai sono uguali ai loro.
Britten e i librettisti hanno apportato una significativa variante al testo di Melville: l’opera si apre con il capitano Vere, ormai vecchio, che rievoca la vicenda. Ed è lo stesso personaggio a chiuderla, ricordando la benedizione assolutoria di Billy. Leggete qui la sinopsi dell’opera.
IMPRESSIONI SULLO SPETTACOLO
Che cosa ci si aspetta, andando all’opera? Di vedere uno spettacolo, a tutto tondo. Ovvero, non semplicemente di ascoltare musica. Una fusione tra azione drammaturgica (scenografia, movimenti, costumi) e canto. Ogni tanto capita che le due cose siano (abbastanza) disgiunte. Penso alla trasposizione di Semiramide ai tempi di Star Trek della stagione scorsa.
Ebbene, qui abbiamo uno spettacolo. Complimenti al Regio, per l’allestimento. Complimenti soprattutto a Davide Livermore e Tiziano Santi. Qui la difficoltà sta nel fatto che l’azione si svolge interamente su una nave. Livermore ha fatto del palco una serie di tavole che possono alzarsi e abbassarsi l’una rispetto all’altra. Di volta in volta sono tolda, o sottocoperta, oppure ponte e sottocoperta (mi scuso se la terminologia marinara può essere impropria). L’insieme è estremamente dinamico e perfettamente funzionale all’azione drammaturgica, grazie anche a un’eccellente gestione delle luci. Non solo giorno o notte, buio o minimalista luce bianca. Ma anche isolamento drammatico dei personaggi, che diventano talvolta quasi gruppi scultorei (come nel primo atto quando un marinaio che consola un altro marinaio appena frustato). E sopra, come delle vele, voluminose, che possono anche richiamare un mare rovesciato, o un cielo gravido di nubi.
Di grande impatto la prima comparsa del capitano Vere nel prologo. Dalla nuda scena, popolata di nebbia, si alza poco a poco un piedistallo su cui c’è appunto Vere, che sembra emergere dalle nebbie del suo ricordo come un’anima dal purgatorio.
I cantanti seguono altrettanto bene. Molto belle le scene corali. Un grazie anche a Britten, ma la sua musica c’era già. Tutto il resto, era da inventare.
RECITE E INFO
Cinque recite dal 12 al 21 Novembre 2004
Per informazioni, prenotazioni e acquisto biglietti:
Biglietteria del Teatro Regio
piazza Castello 215
Tel. 011.8815.241/242/270
[email protected]
Biglietteria on line
di Stefano Mola