Bonsai: i 5 stili principali
Settembre 19, 2002 in Giardinaggio da Redazione
Come anticipato nella precedente puntata di Oriente magico, vi illustro nel dettaglio i cinque stili principali dei bonsai.
Chokkan
E’ rappresentato da un solo albero diritto; si chiama anche eretto formale , perpendicolare alla base del vaso. I rami raggruppati per tre (destra – sinistra – posteriore o destra – posteriore – sinistra ) si alternano simmetricamente lungo il tronco e diminuiscono in lunghezza nel risalire verso l’apice. Il primo ramo, che si deve trovare circa ad 1/3 dell’altezza del tronco, determina la posizione dell’albero nel vaso: il tronco è posto nel vaso dalla parte opposta allo sviluppo di questo primo ramo.
Sono alberi delle pianure o delle valli protette da catene di monti o da configurazioni geografiche particolari, che deviano le correnti fredde ed i venti impetuosi. Nel terreno sciolto e profondo delle pianure si possono sviluppare in modo equilibrato sia le radici che le chiome simmetriche.
Le caducifoglie non solo hanno il tempo di perdere le foglie, ma anche di perdere quella flessibilità dovuta allo scorrere della linfa; i rami e le fronde si irrigidiscono e, bucando la coltre di neve, restano dritte verso l’alto; l’angolo è acuto aperto verso l’alto.
Le conifere invece conservano la loro elasticità e, piegate dal peso della neve, una volta scioltasi, ritornano nella loro posizione; la chioma conica favorisce il deflusso della neve verso l’esterno facilmente, dato l’attacco ad angolo acuto dei rami rivolti verso il basso.
Il bonsai eretto di conifera ricorda l’abete rosso ma si trovano anche in questo stile ginepri, pini e cedri.
Per le caducifoglie la forma è globosa; l’essenza più usata in questo stile è il faggio, ma si usano anche carpini, olmi, aceri, querce, lecci e bagolari.
Proprio tra le ulmacee è adottata una forma particolare che si può definire a scopa rovesciata o Hokidachi (ideale per le Zelkove).
Moyogi
Eretto informale o causale : all’inizio rifiutato dai puristi, poi accettato e diventato sempre più popolare, non solo perché se ne possono vedere moltissimi esemplari in natura, ma anche perché permette una più facile trasgressione delle regole che sono alla base delle caratteristiche di ogni stile. L’apice è perpendicolare alla base come nello stile Chokkan, qui però il tronco è sinuoso verso l’alto ed i rami partono dall’esterno delle curve inclinandosi più o meno verso il basso.
L’osservazione di alberi sui contrafforti delle montagne o delle colline, dove le variazioni climatiche nel susseguirsi delle stagioni si fanno sentire, evidenzia forme del tronco particolari e sinuose.
Il tronco degli alberi in stile eretto casuale si stacca dal terreno obliquamente a causa della crescita vigorosa di erbe o di neve, che lo obbligano ad assumere una posizione obliqua per poter raggiungere la fonte solare e per potersi sviluppare. Da questa costrizione iniziale ne derivano altre dovute al vento ed alle intemperie, per cui i rami si dipartono sempre dall’esterno delle curve.
Nelle conifere la direzione dei rami rispetto al tronco forma angoli retti o ottusi decrescenti in ampiezza verso l’apice e l’impalco è piatto.
Nelle caducifoglie questi angoli sono meno accentuati e le fronde sono ammorbidite in linee leggermente curve.
Shakan
Obliquo, prostrato: l’apice è inclinato di circa 45° in rapporto alla base. Lo sviluppo aereo e le grosse radici seguono la direzione del tronco; i primi rami si sviluppano per contro in senso opposto dando un certo equilibrio all’albero. L’importanza di questo primo ramo, che si deve trovare a circa 1/3 dell’altezza del tronco, è determinante per dare l’armonia a questo stile.
Due sono le forme principali in cui si esprime questo stile, molto diverse fra di loro.
In una il ramo principale, il più importante, si oppone all’inclinazione del tronco formando un angolo acuto verso il basso e ottuso verso l’alto, e conferisce all’insieme, con la forma del piede e dell’apice, un equilibrio stabile.
Nella seconda espressione, il primo ramo, più lungo, accentua l’inclinazione, essendo posto sul lato del tronco che guarda il terreno, cioè forma colla direzione del tronco un angolo acuto verso l’alto ed ottuso verso il basso.
Tipico esempio della prima forma è un albero che cresce su un ripido dove ci sono frequenti smottamenti.
Nel secondo caso ci troviamo di fronte ad un albero al limite del bosco lungo un fiume oppure uno che cresce in un piccolo spazio in uno strapiombo; l’albero per prendere luce si allontanerà dal bosco o si staccherà dalla roccia nel vuoto. La sua cima si inclina sotto il suo peso e diventerà ramo ed un nuovo apice si svilupperà dal tronco.
Nella scuola di Naka, cui fanno riferimento molti americani, si ritrova la prima forma, mentre la seconda è prerogativa dei Giapponesi.
E’ da ricordare ancora una volta che ogni stile bonsai è legato all’armonia ed all’equilibrio più che a regole imposte: equilibrio ed armonia che molto dipendono dalle necessità vitali e dalla natura di ogni specie.
Han-Kengai
Semi-cascata : l’albero, inclinato, parte dal lato opposto a quello che si sviluppa dal vaso. Lo stile prevede quindi due apici, uno in alto situato presso la curva del ramo principale e l’altro in basso al limite della vegetazione. L’apice inferiore non oltrepassa mai il bordo inferiore del vaso.
A volte la vegetazione è presente molto di più nella parte superiore al primo apice, ma generalmente il primo apice è appena accennato e molto più sviluppata è la parte a semi-cascata.
Kengai
Cascata : vicino allo stile precedente, ne differisce dal fatto che l’apice inferiore è sempre al di sotto del bordo del vaso e si può sviluppare interamente fuori del vaso. Il vaso deve essere molto alto ed il suo aspetto determina l’aspetto generale della composizione.
Le più comuni sono dovute a sradicamento per azione del vento di piante poste ai bordi di cenge o di precipizi, o da traumi (slavine, fulmini, forti nevicate) che hanno piegato verso il basso una pianta inizialmente in posizione eretta, oppure da altre condizioni ambientali.
In tutti gli stili, ma particolarmente nella creazione di un bonsai a cascata, occorre tener presente il tipo di essenza ed immaginare le condizioni in cui si sarebbe realizzata la forma stabilita durante l’impostazione.
Non è certamente la perfezione di curve e controcurve, torsioni o modellature d fronde il primo punto di riferimento per educare una cascata, ma occorre immaginare come i movimenti imposti al tronco ed ai rami si sarebbero formati in particolari condizioni di sviluppo dovute al luogo di crescita ed alla reazione della pianta.
Diverse sono le piante educate a cascata, ma rare sono le forme interessanti ed espressive: possiamo distinguere le cascate frontali da quelle laterali.
Salici, azalee, gelsomini, cotoneaster ed alberi da fiore in genere si prestano meglio a creare cascate frontali: in questo caso il contenitore è rotondo e alto.
Più comuni sono le cascate laterali, come per l’abete rosso ed altre essenze; il vaso
qui è perlopiù profondo a sezione quadrata, posizionato con faccia verso l’osservatore se il tronco è importante e grosso, mentre lo spigolo è di fronte se il tronco è piccolo: ciò per accentuare la sinuosità del tronco e spezzano la massa ottica del vaso. Si utilizzano anche vasi tondi e bassi se il principio estetico lo richiede.
I prossimi due articoli vi accompagneranno nella scoperta di altri importanti stili.
di Gaijin Ronin