Bonsai: la scuola cinese
Aprile 9, 2001 in Giardinaggio da Redazione
Abbiamo visto che durante la dinastia Qing, l’ultima dell’impero cinese, il bonsai ebbe la più larga diffusione e popolarità. Durante questo periodo si svilupparono le scuole cinesi, che a differenza del Giappone ebbero stili diversi da una regione all’altra. In generale viene mantenuta una forma naturale, anche se viene impostato uno stile esasperato o stilizzato. La pianta ha i rami con angolazioni ardite, tronchi con forme che non rispettano nessuna regola prestabilita: Bonsai che non possiedono quel rigore stilistico degli esemplari giapponesi.
Alcuni coltivatori, per dare una certa inclinazione al tronco, usavano strisce di piombo, altri, nell’era Meiji, ponevano pezzetti di piombo sui rami per farli inclinare in modo desiderato, oppure usavano la corda per piegarli, senza la necessità di usare la protezione della raffia sulla corteccia. Naturalmente tutti questi strumenti non erano molto adatti per l’esposizione delle piante, per cui verso il 1900 i Maestri Cinesi sperimentarono il metodo del “lascia crescere e pota”, che portò le piante ad avere un’estetica molto piacevole e naturale.
A quel periodo risale l’impiego del filo metallico, sperimentato sempre dai Cinesi e adottato poi in un secondo tempo anche dai Giapponesi. Nei bonsai a doppio tronco, una curiosità è la tipologia del primo tronco: se è primo il più robusto, è chiamato “Fu-lao” (che porta il vecchio sulla schiena); se è primo quello più esile, è chiamato “Hsieh-Yu “ (che porta il giovane per mano). Nello stile eretto causale, la vegetazione del bonsai cinese è compatta, ma non lussureggiante come negli esemplari giapponese: l’effetto finale è severo e drammatico. Uno stile preferito è quello a cascata, perché ha una sua particolare bellezza e per la rapidità colla quale si ottiene un’impostazione corretta. Nei bonsai cinesi la linea è più morbida, i rami sono meno angolati e la vegetazione è più folta.
Le caratteristiche della Scuola Cinese
Ogni pianta ha una base molto interessante (nebari), cioè la forma e posizione delle radici attorno al tronco. I rami sono robusti, ma la pianta mostra il segno degli anni e delle lotte e sofferenze contro le forze della natura; il tronco è spesso scavato e lavorato (questa tecnica si chiama sabamiki).
C’è sempre un solo elemento predominante, per esempio una linea di forza verticale di un paesaggio roccioso; i giapponesi, invece, hanno altri elementi predominanti, ma che si stemperano in altri elementi più delicati.
Linea
Nel bonsai cinese la linea del tronco e dei rami principali é di estrema importanza, mentre la massa e il volume della vegetazione non hanno un ruolo fondamentale, al contrario dei giapponesi.
Spazio
Lo spazio è molto importante, perché può equilibrare i volumi e mettere in evidenza la linea che definisce i contorni, sottolineando la creazione di profondità e prospettiva.
Forma e struttura
Il tronco invecchiato e la corteccia devono mostrare i segni del tempo; se troviamo un lichene grigio, tanto più sarà apprezzato e ammirato un bonsai con queste caratteristiche.
Simbolismo
Per la cultura tradizionale cinese, un esemplare degno di tal nome deve mostrare i segni del tempo con una vita che simboleggi i pensieri e le emozioni dell’uomo.
Il bonsai è come un vecchio eremita, cioè come l’uomo descritto in tante leggende, isolato dal mondo, la cui purezza è dichiarata dall’aspetto. Il bonsai non mostra gli interventi dell’uomo, ha una dimensione inusuale (da 50cm a 2m), molto maggiore degli esemplari giapponesi. Non vi è rapporto tra vaso e pianta, l’aspetto è molto più selvaggio; non vi è miniaturizzazione degli aghi e delle foglie, manca di ricerca dei particolari e delle proporzioni, che, invece, sono caratteristiche fondamentali dei bonsai giapponesi. Inoltre i Cinesi pongono delle coreografie, come statuine attorno alle piante, casette ed ornamenti vari.
I giapponesi criticano le impostazioni cinesi, accusandoli di non badare all’essenza dello spirito bonsai. Analizzando però con accuratezza le piante formate da artisti, come i letterati, si scopre che la loro interpretazione è nei limiti della naturale bellezza e rispecchia l’andamento della pianta. Sotto certi aspetti si può ipotizzare che la differenza tra i bonsai cinesi e giapponesi sia come la differenza tra la poesia e la prosa. Il bonsai cinese si avvicinerebbe più alla poesia (che necessita di stilizzazioni e effetti drammatici), mentre quello giapponese, come la prosa, ha una maggiore sensazione naturale.
Le scuole principali
La Scuola LINGNAN
Il metodo seguito da questa scuola di Canton è sintetizzato dal motto “taglia il tronco e lascia crescere”. Le piante preferite da questa scuola, perché danno un rapido sviluppo, sono il gelsomino, l’albicocco, la sageretia, la carmona, l’olmo, l’arancio e la camelia. Dopo la prima potatura drastica, il tronco viene lasciato crescere senza interventi, finché i rami assumono il diametro desiderato; poi si potano di nuovo. Con questo sistema si riescono a posizionare anche i rami più fini in modo articolato e armonico e il bonsai assume una forma molto naturale.
La Scuola SHANGAI
Lo stile di questa scuola è molto vicino a quella precedente. L’unica differenza dalla prima è l’uso del filo per impostare i rami più velocemente; le piante preferite sono la serissa, il ginepro, il larice e il pino.
La Scuola SUZHOU
La principale caratteristica di questo stile è il tronco tozzo, con i rami dall’aspetto delicato, ma ricchi di una folta vegetazione. Questo contrasto evidente tra vecchio e giovane dà subito l’idea dei cicli vitali, della vita che si rinnova.
Molti Penjin, come sono chiamati i bonsai cinesi, sono alberi molto vecchi presi in natura (questa tecnica è chiamata hamadori dai cinesi e yamadori dai giapponesi). Le essenze usate sono olmo, albicocco, acero e melograno. Gli impalchi di vegetazione sono regolari a linee parallele e ogni ramo è formato in maniera semicircolare. Un tronco con sei di questi cerchi è chiamato “a sei piattaforme”; i tre cerchi che sono posizionati posteriormente si chiamano “i tre portatori”, uno di questi costituisce l’apice. Dall’alto la pianta ha l’aspetto di un fiore a nove petali.
La Scuola YANGZHOU
Le caratteristiche di questa scuola fanno sì che un bonsai non abbia nessun ramo dritto; la pianta ha i rami principali ed il tronco molto contorti e in ogni ramo c’è un nodo che gira in modo da formare un altro piccolo ramo. L’impostazione dei rami si ottiene usando la corda e le specie preferite sono l’olmo, il tasso e il gingko.
di Gaijin Ronin