Briganti a teatro
Settembre 17, 2002 in Spettacoli da Redazione
E’ iniziato sabato 14 settembre il primo Malfestival, organizzato dalla compagnia torinese Opus rt Servi di Scena e dedicato ad eventi che traggono ispirazione dalla vita e dalle storie di “Criminali briganti banditi tra necessità follia e mito”. La rassegna si snoda tra eventi teatrali, videoproiezioni e danza che si svolgeranno a Torino, all’ex cimitero San Pietro in Vincoli, e ad Avigliana, in Piazza Conte Rosso. Gli eventi criminali sono cominciati con lo spettacolo degli Opus rt “Feste Farina e Forca. Ballata tragicomica in attesa del supplizio”, rappresentazione che trae spunto dagli studi compiuti dalla compagnia sul tema del brigantaggio in Italia dalla fine del 1700 agli ultimi anni del 1800. La ricerca d’archivio, iniziata dagli Opus nel 1999, ha già portato alla creazione di uno spettacolo sui briganti di fine settecento, e alla realizzazione di quest’ultima rappresentazione tragicomica che mescola azione teatrale, musica e teatro di figura d’impronta tipicamente popolare. Lo spettacolo mette in scena la storia di due banditi, uno siciliano e l’altro piemontese (interpretati rispettivamente dai brillanti Giuseppe Curti e Michelangelo Frola), nella caraterizzazione tipica del brigante attinta da documenti, stampe e fotografie dell’epoca, e vi si narra il tradimento del bandito del nord a danni del meridionale che verrà condannato alla pena capitale. L’azione drammatica s’inserisce nella cornice dell’ex-cimitero occupando tutto lo spazio del cortile del chiostro e ruotando attorno alla figura del supplizio, rappresentata dalla “meravigliosa” macchina della ghigliottina, presentata, conformemente all’epoca, come un eccezionale ritrovato della scienza, favolosa anche per i bambini, e dal boia, che attende l’ineluttabile esecuzione.
La narrazione, però, costituisce aspetto secondario e derivato rispetto alla caratterizzazione dei personaggi, che nascono prima di tutto da una loro figurazione iconografica peculiare, fatta di gesti, movenze, tratti fisici tipici, in cui il linguaggio è estensione naturale del corpo. Lo spazio scenico in cui s’incastra l’azione è sullo stesso piano degli spettatori-testimoni costretti a muoversi per guardare lo svolgersi del dramma tragicomico costituito di eventi paralleli e contemporanei in luoghi differenti, variabili in base allo stadio narrativo. S’introduce in tal modo una confusione drammatica spiazzante per il pubblico, resa attraverso un montaggio cinematografico, che, spiega la regista Cristina Girado(creatrice anche dei testi), rispecchia l’insicurezza del periodo post-unitario in Italia, in cui era semplice esser condannati per poco. All’interno dell’azione s’inseriscono i due musici (Diego Giacomoetto e Marco Maturo) con la funzione di narratori al di fuori dell’azione, costituendo un secondo livello scenico, dopo quello del dramma e prima di quello degli spettatori che si appropriano degli spazi dell’azione, muovendosi per osservare gli eventi. Dopo la sentenza di morte del bandito siciliano s’inserisce uno stacco finale di tetaro di figura, realizzato dal bravo Gianluca Di Matteo, in cui pulcinella condannato a morte riesce a gabbare il suo boia. Un finale molto divertente per sdrammatizzare la questione del brigantaggio e introdurre una sottile riflessione sulla pena di morte.
Hanno completato la serata una videoproiezione a cura di Tatiana Mazali, “A capa e muort’”, ed una rappresentazione di tango, “Kriminal Tango”, a cura di Locomotiva Tanguera Project.
di Alan Vai