Carpire l’anima
Agosto 17, 2002 in Arte da Redazione
Circa sessanta sono le opere di Filippo de Pisis esposte lungo le sale della Casa-Museo di Luigi Mallé a Dronero (Cn), nella magnifica cornice cromatica della Val Varaita: ecco trasposte in oli su tela e disegni su carta le tracce del cammino percorso dall’artista ferrarese per raggiungere una realtà inconoscibile, l’anima della figura umana.
“Il pittore, testimonia lo stesso De Pisis, riferendosi al suo dipinto Il poveraccio del 1924, coglie quasi sempre lo spunto ispiratore dal vero… Vede dentro un’osteria romana un uomo che dorme. Entra cauto senza essere visto, farà uno schizzo dal vero. Non sono solo gli elementi pittorici che lo interessano, egli vuole dare qualcosa dell’anima di questa povera figura negletta, carpire qualcosa della tragicità di quella stanza dalle pareti diafane, dove i colori violenti giudicano sui colori sparuti delle cose” (dal catalogo, edizioni Marcovaldo).
La mostra, organizzata dall’associazione culturale Marcovaldo, curata da Claudia Gian Ferrari, assistita da Luciano Caramel, offre la possibilità di ammirare un filone della produzione di De Pisis finora trascurato: quello dei ritratti. Accanto ai paesaggi e alle nature morte, nelle opere dell’artista, infatti, si inseriscono i personaggi, reali o immaginari, incontrati lungo il cammino della vita e registrati secondo le emozioni del momento (foto: ‘Ragazzo sulla spiaggia’, 1927).
Sono indagini dell’altro che diventano automaticamente scoperte di sé, del proprio sentimentalismo e della propria voluttuosità o vorace esigenza di carpire l’anima e, se si può osare, la “carne”. “Le descrizioni di De Pisis sia in scrittura che in pittura non sono mai rappresentazioni di realtà realisticamente analizzate come attraverso l’obiettivo fotografico, ma entrambe contengono pathos, sentimento, provengono da stimoli e sollecitazioni emotive”, scrive la curatrice nel contributo in catalogo.
Meglio si comprendono le parole di Claudia Gian Ferrari se l’osservazione dei tocchi pittorici, tesi a rendere l’umanità dei soggetti rappresentati, si accompagna alla lettura di brani tratti dai molti scritti di De Pisis, alcuni raccolti nel catalogo della mostra. Come il seguente: “Quasi tutte le volte che passava per quella strada, davanti alla macelleria, gli tornava in mente la figura del ragazzo che vi aveva visto una lontana sera d’estate, biondo ricciuto con la faccia piena di espressione e di colore, con il largo sorriso e la camicia logora e macchiata di sangue che gli lasciava scoperto il petto bianco. Lo aveva visto fra i pezzi di carne squarciata con le mani rosse, con il sangue raggrumato sul grembiule, la sua faccia nel sorriso e il suo collo erano di una purezza di paradiso. L’occhio limpido splendeva sulla pelle un po’ ambrata, anche la bocca sembrava tinta di sangue, ma come dolce sotto quei riccioli biondi, sopra quel petto bianco! Il pallido della sua faccia per la fatica di sollevare i quarti di bue dava maggiore risalto ai contorni dei suoi lineamenti, e l’afa della bottega piena di mosche e l’acre odore sembravano dare il capogiro come l’ambra e la verbena di una alcova orientale.”
Da queste letture, di scritti con penna e di scritti con pennello e matita, emerge il ritratto di un pascoliano fanciullino, avido dei sapori del mondo.
Filippo de Pisis: la figura umana
Ritratti dal 1920 al 1949
Periodo: 20 aprile – 8 settembre 2002
Orario: ven. sab. e dom. 15 – 19
Sede: Museo Mallé – Dronero (Cn)
via IV Novembre, 54
Ingresso: 2.5 € intero; 1.5 € ridotto
Info: tel. 0171.909.329
di Barbara Cantoia