Catherine Russell, prima nella hit parade del jazz
Luglio 1, 2010 in Musica da Claris
Il talento non si può creare, questo è certo, ma può essere coltivato. Catherine Russell di talento ne ha da vendere, ma sicuramente crescere di fianco ad un padre (Luis Russell) che per molti anni è stato pianista e direttore dell’orchestra che accompagnava Louis Amstrong e ad una madre (Carline Ray) bassista e vocalist ha contribuito in modo non indifferente alla sua maturazione artistica. La cantante newyorkese, dopo aver collaborato con artisti del calibro di David Bowie e Cindy Lauper, decise che era ora di “volare da sola” e così nel 2006 ha pubblicato il suo primo album, Cat, ed fu subito un successo di critica e di pubblico. Will Friedwald, autore della biografia di Frank Sinatra, commentò “Ha una voce fresca ed originale. E’ il miglior album di debutto che abbia sentito da lungo tempo”. Identica fortuna toccò anche al suo secondo album, Sentimental streak, pubblicato nel 2008, al quale Francis Davis (critico di jazz e vincitore di un Grammy Award) assegnò il titolo di Vocal album of the Year. Il suo ultimo lavoro, ‘Inside this heart of mine’, ha scalato rapidamente le classifiche della Jazz album chart, lasciandosi alle spalle nomi come Brad Melhldau e Dee Dee Bridgewater. Ad Ascona per la prima volta, abbiamo raccolto in una calda serata estiva, le sue sensazioni.
Parlaci del tuo ultimo disco, che stasera presenti al Festival.
‘Inside this heart of mine’ nasce col proposito di riportare alla luce delle canzoni famose negli anni ’40, ’50 e ’60 e che sono state successivamente dimenticate. Sono testi che considero molto ricchi di significato, alcuni della tradizione dei cantautori blues, altri di Fats Waller, altri ancora di Willy Dixon e Duke Ellington.
Sei arrivata al primo posto della hit parade americana del jazz…
E’ stata una gioia grandissima, ma soprattutto lo considero un regalo, come il più bel dono mai ricevuto a Natale. Non me l’aspettavo, perché amo il mio lavoro e faccio la musica che mi diverte, per cui scoprire che la mia è la stessa musica che emoziona il pubblico è la sorpresa più bella e ciò mi rende ancora più felice.
Hai collaborato con tantissimi artisti di ogni genere musicale (jazz, classica, pop…). Quali concerti ricordi di più?
Tutte le mie collaborazioni sono state positive, infatti mi hanno sempre arricchito di qualcosa di nuovo, ma, se devo selezionarne una, allora la menzione è per David Bowie, perché lui apprezza tantissimi generi e strumenti, dalle tastiere al mandolino alla chitarra. Sul palco e fuori con David viene tutto facile. Poi ho ricordi magnifici anche dei concerti insieme a Cindy Lauper e Jackson Browne.
Come fai ad essere così versatile e ad esprimerti con la voce, con tanti strumenti e in tanti stili differenti?
Semplicemente amo la musica in tutte le sue sfaccettature, penso che ogni nota sappia regalare delle emozioni ed inoltre mi piace esibirmi tra la gente, vedere il pubblico gioire.
Tra gli strumenti, il mio favorito è il mandolino, come era per mio nonno. Sapere suonare più strumenti è una tradizione di famiglia. Per quanto riguarda gli stili musicali, sicuramente la mia passione è per lo swing e più in generale per tutti gli artisti che scrivono le canzoni, che compongono musica e testi.
Hai citato il mandolino, che appartiene alla tradizione italiana, come del resto i cantautori. Chi apprezzi di più tra gli artisti italiani?
Ho avuto l’occasione di cantare con Zucchero alcuni anni fa a New York alla Columbia parade. Lui ha una voce straordinaria. Poi non posso non citare Luciano Pavarotti, che ebbi l’occasione di ammirare dal vivo in un paio di circostanze, e il tenore Enzo Stuarti, che ascoltavo quando ero bambina.
E’ la prima volta che vieni ad Ascona…
E’ vero, sono già stata parecchie volte in Europa, ma non ero mai venuta qui e praticamente non conoscevo né il luogo né il festival. Devo ammettere che ho trovato un posto straordinario ed un festival di altissima qualità. L’ambiente è magnifico con questi palchi sul lago, e poi suonare con la luna piena regala sempre un’emozione straordinaria.
Inoltre ho l’occasione di incontrare tanti amici musicisti che non vedevo da parecchio tempo e il pubblico è molto competente. Non è facile, infatti, trovare tante persone preparate, appassionate ed entusiaste per il jazz delle origini, quello più tradizionale.
Se nel jazz indubbiamente il vocalist uomo più famoso è Louis Armstrong, per te chi sono (state) le migliori cantanti donna?
Beh, indubbiamente al primo posto metterei Carmen McRae, fantastica ed apprezzata dai più grandi jazzisti di sempre, da Armstrong a Count Basie a Dizzy Gillespie…
Citerei inoltre anche Abbey Lincoln, autrice di molti testi, non solo cantante, e Dinah Washington, per le sue interpretazioni jazz, ma anche blues, nella sua pur breve carriera (Dinah morì a soli trentanove anni dopo otto matrimoni, tanti successi, ma anche una vita piuttosto sregolata, n.d.r.).
Se sei da sola, che musica non può mancare per tenerti compagnia?
Ho sempre con me un CD della mia musica preferita, che sono le suonate di violino di Friedrich Haendel, infatti amo tantissimo la musica classica perché mi rilassa molto. Poi non mancano mai nemmeno le canzoni di Mary Waters e Duke Ellington.
Per te qual é il colore che rappresenta meglio il jazz?
Il rosso rubino, per intenderci quello di un buon vino come il Chianti. Questo perché il jazz ha tante somiglianze col nettare di Bacco, lo puoi ‘degustare’ da solo o in compagnia, si abbina a tanti momenti e cibi della vita, occasioni sociali o di meditazione che siano.
Il tuo sogno nel cassetto…
Frequentare più spesso l’Europa, sia per concerti, sia per vacanza, scoprirla nei suoi angoli più nascosti e comprarmi una casa in un posto rilassante, magari su un lago come questo (il lago Maggiore, n.d.r.). E naturalmente poi avere più tempo per gustarmi i piccoli piaceri della vita, come stare a sorseggiare un bicchiere di buon vino chiacchierando.
di Claudio Arissone