Chi è causa del suo mal…
Giugno 11, 2001 in Musica da Redazione
Pianga se stesso. Questa in ultima analisi potrebbe essere la risposta da dare a quei signorotti con i soldi in tasca sgraffignati a poveri adolescenti e studenti in generale, disposti a qualsiasi cosa pur di avere l’album del loro idolo musicale. Per anni i prezzi dei cd sono stati insostenibili, e più volte si è chiesto di abbassarne l’importo. Verrebbe da ridere in faccia ai produttori di musica che adesso, incalzati dall’Mp3, urlano al raggiro senza riconoscere il danno di credibilità e all’immagine che si sono autoinferti negli ultimi anni. Avete voluto tenere i prezzi che più vi piacevano sui cd musicali? Bene, ora mangerete un po’ di meno, sorriderete più compostamente. Verrebbe da dire.
Ma non è questa la risposta. Ci sono ben altre ragioni che spingono ad utilizzare Napster, ve lo assicura uno dei tantissimi utenti italiani. Non so se è una fobia loro, dei mercanti di musica, di vedere criminali tutti noi che non paghiamo le royalty su ogni singolo secondo di suoni; o se ce l’hanno a morte solo con i responsabili del sito, che si ammantano dei panni di Robin Hood e fanno passare loro come dei Shuarto del mondo della musica. O se è solo l’ennesima «questione di principio». Comunque sia, Napster e tutti i siti similari (si cita qui Gnutella) sono una rivoluzione assolutamente positiva.
A sentire le case discografiche, sembra che gruppi della malavita organizzata riversino nel sito tutto ciò che la musica ha prodotto negli ultimi trent’anni; che sia un supermercato dove tu trovi tutto quello che ti interessa, con la differenza che all’uscita non ci sia niente da pagare. Le cose non stanno così; non stanno decisamente così. Napster è più un gioco. A volte frustrante, a volte bellino. Innanzitutto, i brani che si trovano in rete sono per la maggioranza i single. E’ difficilissimo trovare un album intero; se, collegandovi a Napster, guardaste sul mio hard disk trovereste un solo album intero, su 169 brani che possiedo. Poi scaricare brani è sempre un’impresa. Quando inizia a scaricare una canzone, l’utente Napster diventa sempre molto religioso: prega di riuscire ad arrivare alla fine. Facile infatti che il trasferimento sia interrotto (“Transfer error!”, vero ragazzi?), lasciando sul computer un moncherino di canzone. Che altri potrebbero scaricare arrivando al fondo dell’impresa e diventando molto meno religiosi nello scoprire che il brano non è integro. Tutto da rifare in questi casi.
Gli scaricamenti con Napster non sono brevi e non sono certi. Un utente medio impiega tra i dieci ed i trenta minuti a scaricare un brano. Per farsi un cd un’eternità: molto meglio scendere in strada, andare in un negozio e tirare fuori le quarantamila lire (?!?). La cosa più grossa però, che trasforma il programma in gioco e non in vituperato mercato illegale, è l’incertezza di trovare la canzone o l’autore cercato. Collegandosi a Napster spesso ci si affida al suo motore di ricerca per trovare la canzone desiderata; per come è realizzato tecnicamente, il sito non garantisce di trovarla al primo tentativo. Così capita che ci si colleghi per scaricare l’ultima canzone degli U2, ma che si venga via con la sigla dei Puffi della prima edizione italiana.
Napster non è una mafia, un mercato nero. E’ un’associazione, un circolo, i cui iscritti si ritrovano per chiacchierare (da non dimenticare la presenza di una complessa ed utilizzatissima chat interna) e per scambiarsi pezzi da collezione. Invece di figurine dei calciatori o carte di role game, ci si scambia brani musicali, proprio quei brani che non si andrebbero a comprare in negozio. E’ al più il mercato parallelo, scandalosamente senza scambio monetario, del mercato musicale. Si scambiano singoli brani, a volte non rintracciabili sul mercato tradizionale. Chi di voi a mai visto una major od un negozio distribuire album di Timoteusz, Bijelo Dugme, Dupla Kave? Oppure Foje, Piersi, Echt, Celtas Cortas o Van Dik Hout? Tutti artisti, anche molto famosi in patria, che il mercato non vuole, o più semplicemente non può, distribuire all’estero. In Napster si possono conoscere ed apprezzare culture musicali che non siano l’imperante polpettone estivo da Mtv; e quando ci sarà l’occasione di visitare i Paesi di origine di tali musicisti, facilmente ci scapperà il cd, originale naturalmente. Abbasso la pirateria.
di Diderdonn