Colore è Astrazione
Aprile 12, 2003 in Arte da Sonia Gallesio
Il metodo non è soltanto manualità, è anche costume di vita e tensione mentale, ma dalla pratica manuale trae la capacità di interiorizzare e di stabilire un rapporto diretto tra pensiero e attività…
[Marcolino Gandini, 1985]
L’armonia dei colori e la sincope profonda delle linee costruiscono nello spazio quello che la musica costruisce nel tempo…
[Tito Gandini, dal catalogo della mostra, Giulio Bolaffi Editore]
Nell’arte contemporanea non accade spesso che il colore sia utilizzato come elemento strumentale con finalità tipicamente linguistiche e comunicative. Per Marcolino Gandini, invece, esso rappresenta un mezzo di primaria importanza, un vero e proprio valore da tramandare e preservare al contempo. Il colore è concretezza, linguaggio, analisi, sintesi ed interpretazione. Come lo definisce lo stesso maestro, è attore comprimario, strumento pieghevole, rivestimento di forme, insieme superficie tesa ed elemento aereo. Gandini è un artista liberale, classico, legato alla costruzione per ideali. Dopo gli anni ’50, recupera e fortifica i dettami dell’astrazione pura razionale e costruttiva tipica della tradizione russa e tedesca del Bauhaus. Il suo è un classicismo analitico e disciplinato, che con discrezione esorta il fruitore a concentrarsi, ascoltare, riflettere. In netta contrapposizione, è indubbio, con il chiassoso disordine della contemporaneità, con le consuetudini occidentali, con le vorticose illusioni del consumismo. Infatti, è proprio in periodi come il nostro – in cui il progresso, la frenesia ed il baccano influiscono irrimediabilmente sui ritmi vitali – che per artisti e spettatori diventa necessario ritrovare la dimensione spirituale dell’osservazione.
I lavori di Gandini sono riconducibili ad una sintesi armonica e musicale di pittura, scultura ed architettura. Nel 1966, in occasione della sua mostra alla galleria romana Il Bilico, Giulio Carlo Argan scrive: “Il piano diventa superficie e persino volume. La geometria, ipotesi spaziale, diventa spazio reale, costruito con travi di colore come fossero strutture di cemento. Il pittore fa forme come uno scultore; il pittore e lo scultore fanno spazi come l’architetto”. Nell’opera di Marcolino Gandini, poi, la progressione di trasparenze assume un significato del tutto particolare. La trasparenza, difatti, non solo evidenzia assonanze ed equilibri, ma consente anche di allontanarsi dal clamore, di dissociarsi dalla diffusa tendenza a sovrastare, annichilire, coprire il rumore con il rumore. Inoltre, Gandini si schiera a sfavore dell’abbandono dell’uso della grafica, proprio perché il colore e il disegno sono strumenti paralleli, in stretto rapporto sinergico. Tuttavia, com’è facile intuire, le sue risoluzioni cromatiche interagiscono in primis con l’ambiente e con il pubblico. “Colla luce, coll’altezza dell’occhio, col passo dell’osservatore”, per utilizzare una calzante espressione di Marco Rosci, curatore della mostra. Perché il colore è risorsa attiva e dinamicità. Ma, ancor prima, Patrimonio…
Marcolino Gandini – Antologica
Dal 28 marzo all’11 maggio 2003
Torino, Sala Bolaffi, via Cavour 17
Orari: da mart a dom 10.30/19.00; lun chiuso
Ingresso: libero
Catalogo: Giulio Bolaffi Editore
Per informazioni: tel. 011 55.76.300
di Sonia Gallesio