Cristina Donà: il rock amato dagli inglesi
Aprile 8, 2003 in Musica da Gino Steiner Strippoli
Cristina finalmente!!!! Tutti ti aspettavano, da tempi ormai lontani…
“Nido” è del 1999, il nuovo lavoro della Donà, artista più volte snobbata dai grossi network come spesso accade per chi, come lei propone, della musica alternativa, è arrivato. E’ infatti uscito il suo terzo album intitolato “Dove sei tu” (Mescal), con la collaborazione del compositore e pianista dei Cousteau, Davey Ray More. Un album al solito elegante e sopraffino, fuori dagli schemi, dove musica e testi si miscelano nell’aria raggiungendo sonorità assolute e internazionali. Eppure, come spesso accade, per la brava Cristina l’Italia è un paese “straniero”, dove pochi cultori la conoscono.
Difficile da spiegare, visto che nonostante i suoi soli tre album questa musicista ha raccolta più premi di altre navigate star! L’Inghilterra l’ha accolta e la porta in braccio, coccolandola come se fosse una sua figlia. Basti ricordare che nel 1997 un mito del calibro di Robert Wyatt la sente cantare e ne rimane entusiasta tanto che vota l’album della Donà “Tregua” ,sul prestigioso mensile Mojo, tra i suoi album preferiti dell’anno. Da li in poi il made in England entra in rapporto costante con la vita artistica di Cristina, tanto che viene programmata abitualmente sulla BBC.
Questo però accadeva già nel 1997!!!Poi nel 2001 viene invitata (prima esponente della musica italiana) al prestigioso “Meltdown Festival” alla Royal Festival Hall di Londra e vede tra i protagonisti anche David Gilmour. Li incontrerà Davey Moor dei Cousteau che la porterà alla recentissima realizzazione di “Dove sei tu”, da cui è tratto il magnifico singolo “ Nel mio giardino”. Incredibile vero? Mai prima d’ora, negli ultimi vent’anni, un’artista non melodica è riuscita a conquistare una platea davvero Europea. Tra l’altro Cristina è una persona dolcissima ma pronta alla battuta, alla risata, ascoltandola giovedi’ sera, 10 aprile, al Palastampa in un concerto organizzato da Metropolis, i molti che non la conosceranno, ed è un invito, si convinceranno di come in Italia ci siamo artisti come Donà che meritano platee superiori e soprattutto sia una musicista con la M maiuscola. L’incontro con Cristina è di quelli simpatici dettati dall’amore per la musica.
In questo nuovo album una nuova produzione, si è passati da Manuel Agnelli a Moor dei Cousteau come mai?
Ma sai volevo fare nuove collaborazioni, con Davey ci conosciamo da un po’ e la stima reciproca ci ha portato a lavorare insieme. Ha un modo di lavorare che ti permette di raggiungere il massimo in un atmosfera tranquilla, sono stata molto bene.
Tu lavori molto sui testi, il tuo precedente “Nido” contiene delle canzoni ecellenti anche dal punto di vista letterario, ascoltando “Dove sei tu” le scritture sembrano molto lavorate e attente ai particolari.
In questo lavoro per la prima volta ho studiato il modo di dire le cose con tanti particolari come è successo nella canzone intitolata “Un giorno perfetto”. In “Nido” avevo lavorato nei testi cercando invece di essere essenziale, dando un argomento per ogni canzone. Poi ho avuto e ho la fortuna di parlare con il mio linguaggio senza mai pormi il problema di quanto venderò
Il tuo primo album “Tregua” ha avuto grandi riconoscimenti tra cui quello di Wyatt, qual è stato il rapporto con questo musicista?
Lui è una grande persona, molto amabile, che ti ascolta , che ti chiede, che si interessa molto a quello che stai facendo e che ha delle cose da dire sempre molto interessanti.
Nel ’91 apristi un concerto degli Afterhours poi una carriera sempre da sola sul palco, con il tuo pubblico, come hai vissuto questo passaggio e questi anni magari anche faticosi?
Devo dire che a parte il periodo tra il primo e il secondo album che è stato ricco di tensioni perplessità e paure per questa responsabilità che mi sentivo, ho sempre vissuto tutto in modo molto naturale perché la musica fa parte della mia vita da quando sono nata, io ho cominciato a cantare nei locali da sola. E’ stato forse più difficile entrare in un gruppo, cioè trovare delle persone che mi accompagnassero e con le quali in qualche modo dovevo confrontarmi sul palco. Le tappe sono state cominciare a scrivere canzoni, poi convivere sul palco con altre persone e poi la tappa infinita che è quella della ricerca musicale, ovvero scrivere canzoni cercando di capire che cosa vuoi dire come vuoi dirlo e che musica e parole mettere.
Per te qual è il significato personale di musica?
Per me è magia, perché quello che mi fa provare la musica è qualcosa che è difficile da descrivere ma è sicuramente qualcosa di magico e qualcosa che va al di là della normalità, penso che la musica abbia dei poteri magici.
di Gino Steiner Strippoli