Daniele Silvestri per Traspi.net
Luglio 17, 2002 in Musica da Gino Steiner Strippoli
Daniele Silvestri è da sempre un musicista appetito da molti suoi colleghi: tutti lo vogliono insieme sul palco, altri in collaborazioni in studio, chi come autore. Il suo nuovo album ha consacrato la bellezza delle sue canzoni e dei suoi testi con una miscela di suoni elettronici freschi, insieme a quel tocco di acusticità che lo rende immediato all’ascolto, pur senza stravolgere il suo amore per due suoi miti, Buscaglione e Paolo Conte.
Come al solito cordiale nel dialogo, si è concesso per una lunga chiacchierata. Lunedì sera, 22 luglio 2002, ore 21.30, alla Certosa Reale di Collegno, nell’ambito della rassegna musicale “Colonia Sonora” organizzata da Radar Metropolis, il cantautore romano si presenterà sul palco pronto come al solito a dare tanta energia al suo pubblico.
Hai rivinto il premio della Critica Sanremese, ma sei anche il vincitore dell’ironia al festival, è un grande anno per te.
Non posso lamentarmi, quest’anno è stata l’unione di tante cose fortunate. Intanto per il momento felice della paternità. Questo mi ha portato già di per se ad essere molto più allegro del solito, quindi è nata la canzone giusta per questo periodo, una canzone, “Salirò”, che parte da un entusiasmo musicale quasi infantile. In realtà, poi, il pezzo non è semplice nella sua costruzione, ma da un punto di vista emotivo lo è molto e, siccome avevo molta voglia di sorridere, è stato divertente iniziare a farlo proprio a Sanremo. Il premio della Critica è stato invece doppiamente il benvenuto visto che non me l’aspettavo con questa canzone”.
Torino, una città dove tu hai molti amici, qual’è il rapporto con essa?
E’ vero, a Torino ho molti amici, mi sembra quasi di stare in una seconda casa, poi dal punto di vista strettamente professionale vi sono strettamente legato, proprio perché ha scandito, a tappe, molti miei passaggi di questi 10 anni di lavoro.
Qui a Torino al mio primo concerto vero ho scoperto che potevo farcela a fare il musicista di professione!
Nei tuoi album ti sei sempre evoluto musicalmente: questo corre di pari passo con la tua evoluzione interiore?
Questo non necessariamente. E’ una domanda difficile perché non è qualcosa che cerco o che controllo. Intanto le mie ricerche partono spesso, più che dal bisogno di fare questo lavoro, da curiosità come se fossi un ascoltatore di musica. Facendo il mio lavoro, bisogna amare la musica e quindi l’ascolto molto. La mia evoluzione deriva dal mio innamoramento, di volta in volta, per cose diverse, per le passioni del momento che si vanno a infilare nei miei tentativi di scrivere qualcosa di nuovo e di originale.
Qui poi si innesta la parte creativa che è paragonabile ad un regista del cinema che ha trovato la storia però deve scegliere il linguaggio con cui raccontare, i colori, la fotografia etc., tanti particolari che fanno l’atmosfera di una canzone, in questo senso divento esagerato, certosino, a volte persin maniacale!
Qual è il significato tuo personale che dai alla musica?
La musica è senza dubbio il linguaggio universale basato sulle note che unisce tutti. Diciamo che è anche il mio palcoscenico dal punto di vista fisico, ma non è solo quello, è un luogo in cui accadono delle cose spesso più grandi di te, questo è il bello della musica.
di Gino Steiner Strippoli