Del Piero: orgoglio da capitano
Marzo 1, 2002 in Sport da Roberto Grossi
La Juve riparte dal campionato per dimenticare, almeno momentaneamente, le delusioni patite in Europa. In attesa di sfidare il Bayer Leverkusen tra dieci giorni, due sfide importantissime attendono i bianconeri nel torneo nazionale: il Bologna-miracolo di Guidolin domani tra le mura amiche del Delle Alpi e l’Inter di Cuper sabato prossimo al Meazza. Guai quindi a lasciarsi andare allo sconforto e al pessimismo, nonostante i risultati (una vittoria nelle ultime sei gare) parlino a sfavore. Questo è invece il momento in cui i lippiani devono ritrovare le energie, soprattutto fisiche ma anche mentali, ed il passo che li ha portati alla fantastica rimonta in campionato.
Piangersi addosso, come qualche tifoso ha già cominciato a fare, è inutile e controproducente. Meglio, molto meglio, tirare fuori quella grinta che ultimamente è venuta meno, recuperare dal fondo del barile le energie rimanenti, e, nei limiti del possibile, pensare positivo.
Come ieri ha cercato di fare, con la solita calma e serenità che da sempre lo contraddistingue, Alex Del Piero: “E’ un periodo importante per noi – ammette Pinturicchio -, ci giochiamo tutto in queste settimane e per questo, anche se arriviamo da una sconfitta senza attenuanti in Champions League, dobbiamo solo guardare avanti senza voltarci a rimpiangere gli errori. Dobbiamo cioè riuscire ad avere il giusto equilibrio per non drammatizzare troppo il passo falso di La Coruna, una serata storta che ha complicato il passaggio del turno. Non tutto è però perduto, quindi non dateci per spacciati”.
Del Piero, da buon capitano, assolve al suo ruolo di ottimista ad oltranza, a dispetto delle cassandre che vedono una Juve ormai in ginocchio e condannata anche quest’anno ad un’altra stagione di vacche magre: “Sono abituato a fare i conti solo alla fine – continua Alex -, e i fatti dicono che per ora siamo ancora in corsa su tre fronti. Sono convinto che quest’anno non resteremo a mani vuote: vedrete, qualcosa riusciremo a vincere”.
Dopo aver letto sui giornali i commenti alle sue dichiarazioni post-partita in merito all’espulsione di Davids, Alessandro ha provato amarezza: “Sono stato male interpretato, io non volevo bacchettare nessuno. Ho solo detto che di quello che è accaduto in campo ne avremmo parlato, ma tra di noi, all’interno dello spogliatoio. Non è mio costume sbandierare ai quattro venti ciò che devo dire in privato ad un compagno di squadra”.
In privato o in pubblico il gesto commesso da Davids resta grave ma sarebbe comunque assurdo far diventare l’olandese il caprio espiatorio di una serata assolutamente negativa per tutti: “Contro il Deportivo avevamo programmato di impostare un certo tipo di gara – ripete Alex -, ma non ci è riuscito nulla. Non dimentichiamo però che gli spagnoli sono un’ottima formazione, da anni ai massimi livelli sia in Liga che in Europa e una sconfitta al ‘Riazor’ ci può stare. Ora però guardiamo avanti: pensiamo al Bologna, che sta disputando un campionato eccellente e cerchiamo di dimostrare tutto ciò che vogliamo dimostrare”.
Di non essere cioè una squadra cotta e in crisi, al capolinea di tutte le ambizioni: “Dobbiamo entrare in campo con rabbia e dare qualcosa in più in ogni circostanza. Solo cosi si ritorna competitivi. Qualcuno dice che abbiamo subito un certo rilassamento dopo la rimonta in campionato ma io non ci credo: l’esperienza degli ultimi anni ci dovrebbe aver insegnato questi atteggiamenti si pagano molto cari..”.
di Roberto Grossi