Dermatologia: il sole sulla pelle

Luglio 11, 2002 in Medley da Redazione

La natura ha dotato la pelle umana di uno speciale scudo protettivo, la melanina, un pigmento scuro sintetizzato dai melanociti (cellule situate negli strati profondi dell’epidermide) in quantità geneticamente determinata a seconda della situazione ambientale originaria di ognuno (la pelle nera è dovuta a maggiore quantità di melanina, quindi, geneticamente più protetta dalle radiazioni solari).

Per chi non è naturalmente protetto, ad esempio i pallidi nordici che, a frotte, scendono sulle assolate spiagge del sud ad arrostire, i danni provocati da incontrollate esposizioni solari possono essere molto seri.

Fra le varie radiazioni solari sono gli ultravioletti A e B (UV-A e UV-B) i maggiori responsabili dei più comuni effetti sulla pelle: l’eritema e l’abbronzatura.

L’eritema è un arrossamento dovuto all’azione di sostanze vaso-attive che si liberano dalle cellule dell’epidermide danneggiate. Compare dopo circa sei/otto ore dall’esposizione al sole e regredisce spontaneamente entro ventiquattro/trentasei ore. Tuttavia se l’esposizione si prolunga, soprattutto nelle ore di sole a picco, l’eritema può trasformarsi in vera e propria scottatura con formazione delle classiche bolle.

L’abbronzatura avviene in due tempi. Quella immediata, indotta dai raggi UV-A si verifica in poche ore ed è dovuta all’ossidazione e alla dispersione della melanina già esistente. Quella ritardata, la vera tintarella, è dovuta agli UV-B che inducono la formazione di una nuova melanina e si perfeziona nel giro di due/tre settimane in base alle caratteristiche genetiche già ricordate.

La tanto agognata abbronzatura non è altro che una reazione di difesa dell’organismo: la melanina va a ricoprire come un cappuccio il nucleo delle cellule della cute per proteggere il DNA in esso contenuto dall’effetto dannoso dei raggi solari, ritenuti fattore di rischio per l’insorgenza di tumori della pelle.

Deve far riflettere il fatto che il 30% dei nuovi tumori diagnosticati in un anno sono di pertinenza cutanea.

Inoltre l’abbronzatura perenne, dovuta a ripetuta esposizione ai raggi ultravioletti è responsabile di un precoce invecchiamento della pelle.

Si consigliano quindi prudenza e l’adozione di misure protettive, chimiche e comportamentali. Fra le prime l’applicazione di apposite creme con un fattore di protezione adeguato alla dotazione individuale di melanina. Il fattore di protezione (SPF) è espresso da un numero, da due a trenta, che indica il tempo necessario a produrre un eritema rispetto ad una pelle non protetta.

Nelle zone più esposte (naso, labbra, padiglioni auricolari e zigomi) conviene applicare anche una “crema barriera” ulteriormente schermante.

Le misure comportamentali prevederebbero di non esporsi al sole dalle undici alle quindici (cosa che invece facciamo quasi tutti), di portare sempre un cappello, gli occhiali scuri e un abbigliamento in tessuto naturale di colore chiaro e di alternare poco sole e tanta ombra.

La pubblicazione di questo articolo rientra negli accordi di partnership tra il nostro magazine e Cidimu.it, sito specializzato nella diagnostica e medicina on line.

di Dott. A. Tripodina