Di’
Settembre 29, 2005 in Musica da Simona Margarino
“Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere: / è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.” (Supplica a mia madre, Pier Paolo Pasolini)
Ancora non mi è chiaro chi sia Diamanda Galas, in che lingua canti, che cosa canti.
L’altra sera era un pianoforte nero, un vestito nero, una voce nera. Cosa significhi appieno lo ignoro.
D’altronde sarebbe strano poter vedere, sognando; i quadri legati all’ossessione sono sempre di una natura difficile da buttar giù. Ci sta tutto, dentro, non di meno stavolta: una monotona raccolta alla preghiera gridata a Santa Sofia, le urla di una matrona francese all’inquilino del piano dabbasso, il rugghiare di un gatto o un serpente armeno che sibila, l’ansito da demonio di un’anima in angoscia, la litania notturna di una setta di cimitero, un acquazzone di note da lasciar fradici, forse, Baudelaire e Pasolini per mano, qualche melodia da pubblico contentino, l’immolazione greca della HoloKaftoma.
In questo pastume, tra testamento e preghiera, anche l’agnosticismo di una maledetta per finta può suonare stonato, quasi lo facesse apposta. Eppure c’è qualcosa che si sente sotto quelle cose, siano vibrazioni, musica, recitazione o presa per i fondelli.
Ecco, una cosa sola ho capito dopo due ore di confusione:
Diamanda delude, Diamanda entusiasma, Diamanda non so.
(21 settembre, Lingotto, Settembre Musica)
www.diamandagalas.com
di simona margarino