Di cose giuste e di cose ingiuste, Andrea Borla per Traspi.net
Gennaio 7, 2013 in Libri da Cinzia Modena
Di cose giuste e di cose ingiuste è un libro che affronta temi quali la famiglia, l’handicap, le scelte, la responsabilità individuale. L’autore ci svela alcuni retroscena, di come ha voluto mettere in difficoltà i suoi personaggi e alcuni anedotti che a volte investono la vita di uno scrittore.
Titolo | Di cose giuste e di cose ingiuste |
Autore | Andrea Borla |
Editore | Il Foglio Letterario |
Pagine | 210 |
Prezzo | 14,00 € |
Andrea, il tuo nuovo lavoro ha un titolo molto impegnativo, che fa pensare a un saggio. Perché questa scelta?
“Di cose giuste e di cose ingiuste” è un romanzo in cui, accanto alla finalità di intrattenere il pubblico con una storia che vuole appassionare, è marcato l’interesse di affrontare temi quali la famiglia, l’handicap, le scelte e la responsabilità individuale. Il titolo cerca di stimolare il lettore a porre l’attenzione anche su questa parte più “di approfondimento” che, in alcuni momenti, si cela al di sotto dello sviluppo della trama, mentre in altri prende il sopravvento, soprattutto nei pensieri di Federico Lombardi e nei dialoghi che hanno come protagonista Daniela, la bibliotecaria. Il riferimento è a “D’amore, di morte e di altre sciocchezze”, il titolo di un disco di Francesco Guccini che ha la capacità di sintetizzare in poche parole gli ingredienti della vita di tutti gli uomini.
Con questo libro introduci le difficoltà di una figura che appare sempre più nelle riviste patinate femminili e maschili e nei sondaggi di ultima generazione. Il new single.
Federico Lombardi non è per nulla patinato. È un uomo abbandonato dalla moglie poco dopo la nascita di loro figlio, Claudio, un bambino portatore di handicap. Dal momento dell’abbandono in poi, Federico non trova tempo per le definizioni e non è conscio di essere l’esempio di un fenomeno sociale sempre più diffuso: cerca semplicemente di svolgere i compiti che il suo ruolo gli mette di fronte minuto dopo minuto. Non scorge vie d’uscita da questa condizione: ha bisogno dell’aiuto di tutti quelli che sono disposti a darglielo, scandisce le sue giornate al ritmo di una tabella di marcia sempre fitta, non ha speranza di trovare l’amore a meno che, un giorno, non sia l’amore a bussare alla sua porta.
I protagonisti sono a più livelli. Potremmo dire che hai usato una matrice. Hai individuato il protagonista principale. Poi si scende di livello, si scopre un mondo popolato di personaggi solo femminili. Si cambia angolazione e livello e se ne trovano altri… Parlaci del mondo “Di cose giuste e del mondo di cose ingiuste”.
Il filo narrativo corre su due binari paralleli. Il primo è la vicenda che vede coinvolto Federico Lombardi, suo figlio e Daniela. Il secondo pare molto distante dal primo e si incentra sulla figura di Marco Gorrasi, il maresciallo dei carabinieri protagonista del mio racconto “Amen” (Pater Noster – Ed. Il Foglio 2011), che sta cercando di sgominare un traffico di schiave provenienti dall’Est europeo. Le due storie troveranno quasi casualmente un punto di incontro, grazie proprio alla caparbietà di Gorrasi che lo spingerà a deviare momentaneamente dalla propria indagine e a occuparsi di Federico e Daniela.
In ognuno di questi filoni, apparentemente, il protagonista è un uomo: Lombardi da una parte e Gorrasi dall’altra. In realtà, attorno a loro gravitano molte figure femminili che mostrano, a volte inaspettatamente, il loro spessore. Tra queste Daniela è sicuramente quella che ho approfondito maggiormente, una donna indecisa e pavida che nasconde se stessa grazie a mezzi apparentemente contraddittori: la riservatezza e la passione per i cosmetici. È quasi un fantasma con il rossetto. Eppure la sua natura sfuggevole franerà a causa degli effetti dell’incontro con Claudio e Federico. Sarà lei a dover compiere la scelta che conclude il romanzo, nonostante la ritrosia a essere protagonista che la caratterizza.
Cosa ti ha affascinato di questa storia?
Nei romanzi metto in difficoltà i miei personaggi. Questa volta l’ho fatto più del solito. Daniela, la donna trasparente che gestisce con distacco le sue relazioni, che ha un fidanzato “virtuale”, che sostiene di non bramare le luci dei riflettori quando in realtà fa di tutto per cercare protezione nella penombra, diventa l’ago della bilancia della vita di chi ha di fianco. La sua scelta, fatta da chi farebbe di tutto per non assumersi nessuna responsabilità, sarà sicuramente “la cosa giusta” per lei. Eppure i suoi effetti saranno vissuti e subiti da altri, che potranno percepire questa decisione come profondamente “ingiusta”. La valutazione di una scelta, soprattutto di quelle più personali, ha da sempre questa caratteristica: dipende dalla posizione che assume l’osservatore. E se anche le possibili risposte alla domanda sono soltanto due, l’una e il suo opposto, il peso non viene per nulla alleggerito o sminuito. Mettere una montagna sulle spalle di un fantasma mi è sembrato un esperimento di non poco conto da condurre.
Di quale personaggio ti sei innamorato e di quale dettaglio?
Nonostante siano Federico, Daniela e Gorrasi a contendersi la palma di protagonista (e nonostante dovrei rispondere con il solito ritornello “amo tutti i personaggi allo stesso modo”) non posso nascondere la mia passione per Elda, la governante di casa Lombardi. Elda è una signora anziana che era già apparsa nel mio libro “Cerchi” in cui le dedico un intero capitolo. Elda rappresenta il senso del dovere spinto all’eccesso, la dedizione dell’attendere al proprio ruolo che travalica e distorce la moralità. In lei i concetti di giusto e di ingiusto si mescolano senza tuttavia generare confusione: c’è una logica, spesso perversa, nelle sue azioni, ma la logica non manca mai. È tanto folle quanto inoppugnabile. Deliziosamente folle ma, al contempo, deliziosamente coerente.
La costruzione del libro rivela un progetto molto fine, un castello che vien voglia di esplorare. Come si è sviluppata la costruzione mattone dopo mattone?
Muovendosi sui binari paralleli di cui parlavo prima, il lettore scoprirà ben presto che “Di cose” è costellato da contrapposizioni. Ogni personaggio, ogni situazione, ogni azione ha un doppio. Si potranno così scorgere dualismi ed effettuare confronti e collegamenti: una donna che è fuggita e una che fa di tutto per sfuggire a se stessa; un uomo abbandonato dalla moglie che si trova da solo con il figlio e un altro che, dopo aver visto la propria famiglia sgretolarsi, si ritrova solo con se stesso e il proprio lavoro; la debolezza di chi si presenta forte e risoluto, e la forza brutale di chi appare debole come una foglia trasportata dal vento; chi è genitore per questioni biologiche e chi fa il genitore giorno dopo giorno. Ma anche i modelli di famiglia rurale, borghese, tradizionale e moderna che fanno capolino tra le pagine del romanzo, sino alla contrapposizione più netta, quella tra bene e male, i cui confini saranno spesso confusi, con la tendenza a sovrapporsi l’uno all’altro. E lo stesso si può dire per i concetti di giusto e di ingiusto.
I primi giorni di gennaio è apparsa sulla rete la notizia della tua prematura morte! Cosa hai provato quando l’hai letta la prima volta?
Sono scoppiato a ridere! Non mi fermavo più! Il primo a telefonarmi per sapere come stavo è stato Gordiano Lupi, l’editore di “Di cose”. Ha capito subito che la notizia non era fondata e che si trattava di una “bischerata”, come l’ha definita lui. Eppure in molti si sono preoccupati e mi hanno contattato, hanno mandato messaggi, sono venuti a suonarmi alla porta. È questo il potere di Facebook: generare, amplificare e diffondere notizie. La cosa che mi ha fatto più piacere (e anche più ridere) è stato leggere il “coccodrillo” sulla mia scomparsa pubblicato dall’amico e scrittore Alessandro Cascio. Ne sono stato davvero lusingato.
Per quale dei tuoi libri vorresti essere ricordato? E quale dei tuoi libri vorresti portare con te sempre insieme al tuo vestito migliore?
Probabilmente quello che ancora non ho pubblicato. È sempre così, c’è sempre qualcos’altro che attende e che vorrei venisse fuori. Mancano ancora molti tasselli tra i romanzi che ho scritto: il fil rouge che li lega appare ancora frammentario. L’affresco è
molto più ampio, ma per adesso si scorge soltanto a grandi linee. Spero che titoli come “Etica del tradimento”, “Il presepe degli esclusi” e “Confronti allo specchio” smettano presto di essere cartelle nel mio hard disk per diventare romanzi da sfogliare.
Se questa chiacchierata vi ha convinto o vi ha intrigato e volete saperne ancora un po’ di più sull’autore e sul romanzo, vi rimandiamo ai seguenti link per ulteriori approfondimenti:
– sito dell’autore www.andreaborla.com
– scheda del libro sul sito de Il Foglio letterario Catalogo Narrativa Di cose giuste
– pagina del romanzo su Facebook DiCoseGiusteEDiCoseIngiuste