Di Ferrara il primo “ciak”
Novembre 17, 2001 in Spettacoli da Redazione
E’ stato “R-Xmas”, una storia di droga e gangster firmata da Abel Ferrara, ad aprire la diciannovesima edizione del Torino Film Festival, che si annuncia più grande che mai. Da quest’anno, infatti, a dar man forte alle cinque sale del Reposi si aggiungono le tre del Massimo. Nella prima giornata si è visto anche “Hedwig – La diva con qualcosa in più”, film di John Cameron Mitchell accolto trionfalmente dalla critica americana.
Mescolato fra gli spettatori abbiamo visto Mimmo Calopresti autore legato a filo doppio alla nostra città: «Sto preparando un nuovo film che girerò a Roma – ci ha rivelato l’autore de “La seconda volta” e “Preferisco il rumore del mare” -, ma farò ancora qualche incursione a Torino». Calopresti ha fatto da padrino a “Un cuento de boxeo” di Alessandro Angelini, la storia del pugile cubano Teofilo Stevenson, capace di vincere tre medaglie d’oro olimpiche fra il 1972 e il 1980. Agile e scattante come il suo protagonista, il mediometraggio rivela un talento narrativo davvero singolare da parte di Angelini e approfondisce la figura di questo atleta che a Cuba è un vero e proprio idolo nazionale. C’è anche una comparsata di Mohammed Alì, ormai immancabile nei revival della boxe degli anni Settanta. Gli organizzatori statunitensi offrirono parecchio denaro a Stevenson affinché prendesse la cittadinanza americana e potesse così sfidare Cassius Clay. “Non cambierei la mia isola per tutto l’oro del mondo” rispose il cubano.
Ha fatto subito il pienone “Ghost World” di Terry Zwigoff con Thora Birch (la figlia di Kevin Spacey in American Beauty), mentre “Made in the Usa” ha proposto l’agghiacciante caso di Odell Barnes, condannato a morte in Texas nel marzo del 2000. La pellicola francese diretta da Solveig Anspach e Cindy Babski documenta con realismo e completezza l’accaduto, senza schierarsi né dalla parte degli innocentisti, né dalla parte dei colpevolisti.
di Davide Mazzocco