Diamanda Galas
Ottobre 30, 2005 in Poesie da Cinzia Modena
Suoni
Rumori
GRAFFI
S morbide
Urla nel vuoto, rimbombi nel vuoto più assoluto
Pianoforti violentati con
duri colpi su bianchi tasti
Il puro e l’impuro
Il bianco di una nota ed il nero dell’abisso
sconosciuto
tragedia o sconforto
gioia o dolore poesia o sogno
violenza
sangue in rivoli di Antiscristo sussurrati
gli incubi che ci attanagliano
nel quotidiano
Un film dell’orrore vissuto giorno dopo giorno
a nostra insaputa
o forse, siamo fortunati, noi
Note armoniche note di organo
organi vocali in estensione
in una donna dal ricco passato
dalla capacità espressiva e vocale invidiabile
Inferi e paradiso a lei tutto è possibile raggiungere
con la dote della voce
una schiena che si inarca nel manto blu
nel guanto nero dell’abito che l’avvolge nel silenzio di un palcoscenico
Brividi o tranquillità
per animi pacati e per animi turbati
E poi
Oniricità…
atmosfere arabe cantate e ripetute
poesie versi o preghiere
Un misticismo che incanta e fa perdere la coscienza del sé
Diaframma, polmoni e corde vocali tese
Suoni che scuotono un corpo
che deformano una bocca rossa scarlatto
espressioni del volto quasi irreali
Non è il demonio, non è il diavolo
Eppure è arte
Eppure porta lontano
Eppure sconfina tra l’immaginifico ed il reale
Non è semplice canto
non è un semplice concerto
E’ un’avventura nel vuoto dove
Sussurri e grida
guidano tra incubi e sogni e realtà ed irrealtà
a noi distinguere il vero il puro e l’impuro
misticismo ed ironia l’incubo dalla realtà
tra-sogno e ir-realtà
Il perché di queste righe
Perché scrivere su Diamanda Galas? Durante la manifestazione Settembre musica, che si è tenuta a Torino quest’anno, una delle voci femminili che hanno incantato è stata quella di Diamanda.
Pubblico eterogeneo per questa donna che tanto giovane non è più.
Tanto pubblico under-30. Tanti appassionati. Tanti neofiti. Molte persone che, come me, non avevan mai sentito una sola nota di questa donna creativa. Giusto qualche commento era giunto da una cerchia di amici. Una donna la cui musica regala BRIVIDI. Alcuni l’amano, molti si sentono inquieti all’ascolto, anche moderato. Cosa poter pensare di questo personaggio? Forse, sarebbe servita una coperta di lana o di Linus.
Mi ha incantato.
Le sue note mi hanno portato in terre lontane, su percorsi non turistici. Un viaggio tra anime. Dannate come siamo a volte noi tutti nel nostro piccolo e nel nostro intimo. Come succede durante una lettura di un libro, si è stati catapultati in atmosfere sfumate, con nebbie e foschie, suoni metallici o acuti, da fabbrica o da incubo o, meglio, da film dell’orrore. Mi ha incantato la misura con cui elementi naturalmente inquietanti son stati miscelati in un amalgama eterogeneo e sorprendente. Nessuna esagerazione. Tanto equilibrio, come commisurato: penso all’alchimista di una volta, che dosa e miscela le sue erbe e polveri e veleni. L’arte non è sempre il bello classico. Questo ne è un esempio. Note varie, le sue. Come le lingue con cui canta. Lingue arabe o indiane, inglesi o italiane, francesi o tedesche.
Un viaggio. Un viaggio nel cosmo, in cui si veniva proiettati dall’espansione vocale difficile da raggiungere di Diamanda; un percorso non facile tra suoni quasi disumani, simili a quelli che i bambini si divertono a creare quando scoprono la voce e giocano con suoni gutturali. In tutto questo, tanta cultura. Affascinati o disgustati, un concerto che non passa nell’anonimato.
di Cinzia Modena