Donne informate sui fatti
Agosto 22, 2007 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | Donne informate sui fatti |
Autore: | Carlo Fruttero |
Casa editrice: | Mondadori |
Prezzo: | € 16,50 |
Pagine: | 196 |
Inizia così. Con una donna trovata morta in un prato, da una barista che scappa perché non ha il coraggio di chiamare la polizia e da una bidella che invece ce l’ha, e poi si rode perché nei giornali non la citano. La donna è vestita come potrebbe esserlo una prostituta, come una della tante ai bordi delle strade in provincia di Torino. Per cui la faccenda potrebbe anche essere semplicemente brutale come altre, e finire lì, ai margini d’una pagina di cronaca, come quelle notizie che iniziano con una foto e sfumano in poche righe, in pochi giorni, soprascritte da altre macchie di buio, soltanto più nuove.
Invece no. Poco per volta, quasi inavvertitamente, iniziamo a intuire che c’è molto di più dietro questa morte apparentemente incasellabile senza sforzo apparente. Lo capiamo potendo guardare a questo delitto da molteplici punti di vista, orchestrati con la maestria polifonica di cui Carlo Fruttero è maestro. Non c’è bisogno di ricordare quali trame corali abbia saputo intrecciare assieme allo scomparso Franco Lucentini. Valga per tutti, e restando all’ambito torinese, il bellissimo A che punto è la notte.
Peculiarità di questo romanzo è che i punti di vista sono tutti femminili, e offrono uno spaccato verticale della società: dalla barista e dalla bidella di periferia fino alla donne delle famiglie bene, quartiere Crocetta. Il tratteggio è sornione, caratterizzato da quella svagata leggerezza che è insieme feroce e compassionevole. Fruttero non risparmia niente, e qui la sta la ferocia, ma allo stesso tempo non condanna. Ha un senso della imperfezione umana che è in un certo senso accostabile a una specie di perdono. E la leggerezza, sta nell’estrema fluidità narrativa di questo parlato mimetico (tutte le donne parlano in prima persona). Dove alla fine tutto si tiene, non c’è un meglio un peggio, ma ci siamo noi tutti, con la nostra imperfetta umanità. Un libro godibilissimo, a pieno titolo nella cinquina del Premio Campiello 2007.
di Stefano Mola