Dove andiamo a dormire?
Gennaio 23, 2006 in Libri da Marinella Fugazza
Titolo: | Locande d’Italia 2005 |
Autore: | Daniela Battaglio, Grazia Novellini |
Casa editrice: | Slow Food Editore |
Prezzo: | € 18,00 |
Pagine: | 476 |
“Squadra che vince non si cambia”. Nel particolare caso in questione, la squadra è composta da due elementi: entrambi fanno leva sulla sensazione di piacere che ci accompagna quando soddisfiamo il nostro corpo, quando ci compare sul viso quell’espressione di beatitudine e di tranquillità, quando ci sentiamo in pace con il mondo intero. Non fraintendete: la coppia di cui sto parlando non è composta da persone, ma bensì da due libri che si compendiano l’un l’altro.
Locande d’Italia 2005, giunto alla sua seconda edizione, e Osterie d’Italia 2005, giunto alla sua sedicesima edizione, entrambi editi da Slow Food Editore. Il volume di cui vi voglio parlare è il primo, vale a dire la seconda “antologia della buona accoglienza”, contenente 814 indirizzi, 178 in più della prima, con 212 novità, posti accoglienti dove poter pernottare senza svenarsi.
Si tratta di strutture diverse per configurazione giuridica, tipologia e livello di comfort, ma accomunate da un peculiare mix di spontanea attenzione alla qualità, legame con il territorio, cortesia schietta e prezzi ragionevoli. Leggendo la prefazione si ricava la netta sensazione che, anche quest’anno, l’”impresa” di trovare nella nostra penisola un profilo che descriva univocamente la “locanda” è stata ardua e faticosa: sempre più complicato appare distinguere “l’autentico dal falso, il genuino dal pretenzioso, il solido dall’effimero”.
A questa difficoltà si sommano altri inconvenienti, il primo dei quali è la mancanza, all’interno della stessa tipologia, di standard nazionali omogenei. Per quanto riguarda le strutture turistico-ricettive in senso stretto, con la riforma federalista del 2001, ciò che sarebbe stato logico fissare in una legge quadro è stato demandato a “intese” interregionali non ancora attuate, sicché diventa impossibile valutare un albergo in base alla sua classificazione ufficiale.
Le cose non vanno molto meglio nell’agriturismo, dove invece un pur labile quadro normativo esiste, ma il massimo della confusione lo raggiunge il settore residuale dell’ospitalità saltuaria in case private. Il cosiddetto B&B, che in altri paesi d’Europa esiste da secoli, è arrivato in Italia da pochi anni ed è regolamentato in modo schizofrenico: per nulla in alcune regioni, inutilmente in altre (stabilendo parametri di posti letto e occasionalità delle prestazioni che nessuno si cura di controllare), maniacalmente in altre ancora. Un esempio illuminante è dato dal “rito mattutino della colazione”: ci sono alcuni esercenti di B&B che possono prepararla purché provvisti di libretto sanitario; altri autorizzati a farlo solo se la cucina è a norma; altri che servono prodotti freschi sfusi, di panetteria e di pasticceria; altri infine ai quali è consentito somministrare solo cibi sigillati in confezioni monouso.
Da tutto ciò emerge chiaramente l’urgenza di dare una certezza ed un’univocità normativa sia agli alberghi, sia agli agriturismi, sia ai B&B, anche nell’interesse del consumatore, che a parità di stelle o spighe ha diritto agli stessi servizi, colazione compresa, da Vipiteno a Lampedusa.
Altra grossa problematica, molto più insidiosa perché meno evidente, è insita nell’”omologazione” che, a causa di mancanza creativa ed originalità, sta creando strutture uniformi con onnipresenti travi a vista, boiseries e letti a baldacchino in abbinamento a valori che “fanno presa sull’individuo” come: contatto con la natura, ricerca della genuinità, richiamo alla tradizione, fedeltà al territorio. In ogni caso gli sforzi dei curatori di questa guida del “dormire bene” sono tesi a preferire alla caricatura di un modello inesistente locande e locandieri “speciali”, con un’anima ed una personalità. Tutti noi potremmo contribuire ad arricchire questa guida fornendo indicazioni di strutture che ci hanno piacevolmente colpito ed ospitato, in modo tale che il “passaparola” premi “uomini e case” autentici ([email protected]).
di Marinella Fugazza