Elogio della zucca
Settembre 16, 2001 in Libri da Gustare da Stefano Mola
Gina Lagorio, “Elogio della zucca”, Rizzoli, pp. 246, lire 28.000
Cosa c’è dietro gli occhi di una donna in vacanza col marito, in montagna, che pensa a sua figlia, rimasta a casa, probabilmente innamorata per la prima volta, con cui in quel periodo è così difficile parlare? Questo momento così importante nella vita della figlia diventa per la madre un secondo distacco, un secondo parto, ma anche una immedesimazione, giocando col marito nella neve. Questa il tema di “Primo amore”, a mio parere il più bel racconto di questa raccolta di Gina Lagorio. Racconti in cui la dimensione principale non è tanto data dagli eventi, quasi sempre minimi, quanto da uno scavo nei sentimenti e nelle sensazioni in due direzioni: all’interno dei personaggi e all’indietro nel tempo, ripercorrendo l’evoluzione che precede il momento originale del racconto.
Nella prima delle tre parti in cui è diviso il libro, questo rimbalzo verso l’interno e verso il passato tocca i rapporti parentali: nonni/nipoti, genitori/figli (solo verso la fine anche i rapporti di coppia). I rapporti di parentela sono una delle possibili scale di misura del tempo: trovarsi di fronte a un nipote può da un lato spingere a un bilancio della propria vita e a far riflettere sulla possibilità o la necessità di trasmettere, di lasciare qualcosa di sé (come nel primo racconto del libro, “Corno d’oro”).
Il tempo è la dimensione dominante anche nelle altre due sezioni del libro. Nella seconda, con alcuni racconti ambientati a Cherasco (dal 1700 fino alla seconda guerra mondiale) il respiro degli eventi si allarga, sbircia alla grande Storia, mantenendosi comunque ancorato a un luogo ben preciso, e concretizzandosi sempre attraverso vicende minori e descrizioni di stati d’animo.
La terza coniuga le due dimensioni precedenti (il tempo privato scandito dai rapporti di parentela e affettivi e il tempo della storia) in una serie di racconti particolarmente intensi in cui l’autrice parla della propria vita attraverso i luoghi in cui è vissuta: Cherasco, Bra, Savona. Qui, ad arricchire, è l’intensa suggestione e il richiami dei luoghi, dei paesaggi, ancora una volta alla luce della memoria.
E la zucca? “L’elogio della zucca” chiude il libro, o meglio apre ad altro, è un passo verso il futuro. Questa pianta, che conforta con la sua presenza rigogliosa su un terrazzo, pronta a ricoprire rampicante una parete e a farsi pergolato, diviene l’emblema di chi, adattandosi alla propria condizione, dà il massimo delle proprie potenzialità. Forse un simbolo morale, contro i tempi presenti e contro il pregiudizio: come può essere stata sempre così bistrattata, anche nella letteratura?
(o forse non è un caso? l’autrice ci ha promesso delle ricerche più approfondite)
Di seguito alcuni link su Gina Lagorio, tra i molti che propone la rete:
due interviste, una su Café Letterario e una su un bel sito dedicato interamente alla letteratura italiana, Italialibri.net .
Infine, stralci di un intervento dell’autrice al convegno “Diventare uomo, diventare donna”
di Stefano Mola