Essere Bob Lang
Luglio 2, 2012 in Libri da Stefano Mola
Titolo | Essere Bob Lang |
Autore | Diego Zandel |
Editore | Hacca |
Pagine | 232 |
Prezzo | 14,00 € |
Quante volte ci interroghiamo sulla vita che vorremmo? In quanti pochi e fortunati casi riusciamo a far coincidere la vita che immaginiamo con quella che viviamo? E se una delle nostre vite immaginate è quella dello scrittore, in quali e quanti contraddizioni e frustrazioni rischiamo di inciampare?
Diego Zandel, in questo suo ultimo lavoro pubblicato da Hacca, cuce insieme tutte queste domande facendone il vestito d’una storia. Nelle primissime pagine ci sembra di essere capitati nella più classica delle spy-stories. Un giornalista d’assalto torna da Cipro dove ha ficcato il naso negli affari della mafia russa. Scendendo dall’aereo gli sembra di scorgere la figlia d’uno scrittore suo amico. Di lì a poco scoprirà di essere inseguito, e che la donna è implicata nel traffico di icone greche. Il tutto condito dalla comparsa inevitabile d’una donna fatale, l’hostess greca dell’aereo.
Potremmo semplicemente abbandonarci alla lettura d’un copione collaudato ma sempre capace di farci chiedere alla pagina successiva: e adesso, cosa succede? ma Diego Zandel ci mescola le carte davanti al naso. Uno stacco, e siamo in compagnia di
Marco, un bancario con l’ambizione di scrivere.
La vita di Marco è molto più ordinaria, scandita dal lavoro allo sportello, dall’amato e dislessico figlio Ernesto, dalla moglie Susy, l’unica donna con cui ha fatto l’amore nella sua vita. C’è poi l’oscillazione tra la prepotente suocera e il ricordo dell’amatissima madre di origini greche.
Marco ritaglia tutti i minuti che può alla scrittura, e la storia che credevamo di aver iniziato a leggere è proprio quella che sta scrivendo Marco. Entriamo così nei suoi dubbi, nelle sue esitazioni ed esaltazioni, nella sua scissione tra la penna e lo sportello. Che gli permette però di conoscere uno dei suoi idoli letterari: quel Sebastiano Monti che coincide in parte con lo scrittore della sua storia.
Di lì in avanti, fino al soprendente finale, realtà e finzione si intrecceranno sempre di più: pertanto, ci asterremo dal raccontare altro della trama, per non scartare al lettore tutte le sorprese di questo assai godibile romanzo.
Diego Zandel è nato nel campo profughi di Servigliano, nelle Marche, da genitori fiumani. È autore di diversi romanzi, tra i quali “Massacro per un presidente” (Mondadori, 1981), “Una storia istriana” (Rusconi, 1987, ripubblicato da Alacràn nel 2010 col titolo “Il figlio perduto”), “I confini dell’odio” (Aragno, 2002), “L’uomo di Kos” (Hobby&Work, 2004). Suoi racconti compaiono in varie antologie collettive: da uno di essi, “Stendhal, il carbonaro” (Hystory&Mystery, Piemme 2008), la Compagna La Contrada del Teatro stabile di Trieste ha tratto uno spettacolo di successo. Scrive per “La gazzetta del mezzogiorno” di Bari e “Il piccolo” di Trieste. È sposato con una donna di madre greca dell’isola di Kos, dove trascorre l’estate.