Follia a teatro
Marzo 7, 2001 in Spettacoli da Claris
Scriveva Freud: “Nel nostro ambito di studi, sono molte le cose oscure. Cerchiamo almeno di avere chiaro di quali cose si tratta”. Per assolvere meglio questo compito, il teatro Juvarra propone, per tutto il mese di marzo, la IX edizione della rassegna “Follia a teatro”. Spettacoli e dibattiti per aiutare ad azzerare il distacco tra il mondo dei diversi e quello dei normali: ecco il principale motivo del tentativo di rappresentare la “follia”.
Dopo “Gelo”, interessante anteprima, lunedì è stato presentato il libro “Vivere la schizofrenia” di Paolo Bertrando e si è inaugurata una mostra con esposti i lavori dei giovani allievi dell’Accademia Albertina di Belle Arti.
Il libro, edito da Bollato Boringhieri, parla del disagio di vivere quotidiano, perché, oltre alla follia dei grandi testi, dei casi dibattuti su tutti i media, esiste in tante persone, più sottile, ma ben più fitta, soprattutto in una società dai ritmi vertiginosi come la nostra, una pazzia latente. Una follia ai confini (positivi) con la sociopatia. Racconti di pazienti formano il testo di questo interessante libro, finestra aperta sul mondo dei “diversi”.
Lo spettacolo d’apertura della rassegna, sul palcoscenico fino all’8 marzo, è “La mirabolante milionesima notte di Aladino”, da “Le mille e una notte”, “Il milione” di Marco Polo e “Le città invisibili” di ltalo Calvino, con Domenico Castaldo e Katia Copato.
E’ un viaggio fantastico ed immaginario tra suoni, colori, musiche e canti dell’affascinate Oriente, tra Far-east e Medio Oriente, tra cupole dorate e geni dispettosi: la scena si apre con la sparizione del palazzo di Aladino per opera del Mago Africano e con l’invocazione del Genio…
Nella più totale osservanza delle tematiche amate da Calvino, un canto di saluto accompagna l’uscita degli attori e del Genio, inseguiti da Aladino. Le città appaiono una dopo l’altra, si distinguono per il variare dei costumi, di oggetti variopinti. I canti, tutti eseguiti dal vivo, sono frutto di un meticoloso lavoro quotidiano sull’utilizzo del gioco, del movimento e della coralità. Particolare attenzione è stata dedicata all’improvvisazione degli attori, le cui proposte individuali hanno costituito la base per la creazione di situazioni e personaggi.
Lunedì 12 marzo, alle 21.00, al Café Procope c’è l’atteso incontro “La follia come malessere creativo”, con la partecipazione di Achille Bonito Oliva, Giorgio Sebastiano Brizio, Lorenzo Taiuti, docente dell’Accademia Albertina di Belle Arti, e Gian Marco Montesano, regista dello spettacolo “Fascino”. Segue la proiezione del video sullo spettacolo “Schnitte” e l’inaugurazione della mostra di Gian Marco Montesano.
Il video riproduce “Schnitte”, uno spettacolo tratto dal saggio di estetica di Achille Bonito Oliva “L’ideologia del traditore” e prodotto dal Florian Centro Art nel 1994, a firma di Gian Marco Montesano, teatrante anomalo e nomade.
E’ un lavoro che sconfina in territori extrateatrali, “per cercare, come spiega Montesano, quanta drammaturgia contiene la filosofia e quanta possibilità scenica è nella teoria”. “L’arte è il luogo della domanda, non della risposta, dell’attesa, di un’idea del tempo che non si limita alla cronaca, ma sfida la storia, sostiene Achille Bonito Oliva. Tutti dovrebbero avere simpatia per il traditore, l’artista, l’intellettuale che vive nello spazio intermedio dell’ironia, in una sana insicurezza nella società del consumo e dell’immagine. Il traditore è la figura emblematica della resistenza”.
Achille Bonito Oliva, con L’ideologia del traditore, pubblicato per Feltrinelli nel 1976, ritrova nel manierismo i caratteri d’affinità con la nostra epoca, sostanzialmente: crisi politica e religiosa, perdita dei valori sociali e sradicamento dell’intellettuale.
Lunedì 12 marzo, alle 21.00, al Café Procope c’è l’atteso incontro “La follia come malessere creativo”, con la partecipazione di Achille Bonito Oliva, Giorgio Sebastiano Brizio, Lorenzo Taiuti, docente dell’Accademia Albertina di Belle Arti, e Gian Marco Montesano, regista dello spettacolo “Fascino”. Segue la proiezione del video sullo spettacolo “Schnitte” e l’inaugurazione della mostra di Gian Marco Montesano.
Il video riproduce “Schnitte”, uno spettacolo tratto dal saggio di estetica di Achille Bonito Oliva “L’ideologia del traditore” e prodotto dal Florian Centro Art nel 1994, a firma di Gian Marco Montesano, teatrante anomalo e nomade.
E’ un lavoro che sconfina in territori extrateatrali, “per cercare, come spiega Montesano, quanta drammaturgia contiene la filosofia e quanta possibilità scenica è nella teoria”. “L’arte è il luogo della domanda, non della risposta, dell’attesa, di un’idea del tempo che non si limita alla cronaca, ma sfida la storia, sostiene Achille Bonito Oliva. Tutti dovrebbero avere simpatia per il traditore, l’artista, l’intellettuale che vive nello spazio intermedio dell’ironia, in una sana insicurezza nella società del consumo e dell’immagine. Il traditore è la figura emblematica della resistenza”.
Achille Bonito Oliva, con L’ideologia del traditore, pubblicato per Feltrinelli nel 1976, ritrova nel manierismo i caratteri d’affinità con la nostra epoca, sostanzialmente: crisi politica e religiosa, perdita dei valori sociali e sradicamento dell’intellettuale.
Martedì 13 la rassegna prosegue con “L’om malé” della compagnia Ottoemezzo, lavoro vincitore del premio Fuorirotta 2000.
“Voglio dipingere il grido prima dell’orrore”, disse P. Bacon. Proprio per esprimere un disagio, quello dell’impotenza, quello del non saper trasformare un pensiero in azione, è stata fatta la scelta di lavorare sull’uomo del sottosuolo. Un essere che, sorpreso nudo e innocente dall’occhio freddo e spietato della macchina fotografica, esprime vicende tragiche o patetiche con la sua sola violenta presenza. L’uomo del sottosuolo, autosegregatosi in un sotterraneo intellettuale e fisico, acquista una coscienza particolareggiata delle proprie incapacità, ma soprattutto dei fallimenti della società che gli sta intorno. Si ribella, diventa uomo in rivolta, pur nella constatazione dell’inutilità della rivolta stessa.
Oggi quanto sono stretti i legami dell’uomo con la propria esistenza e con la sua identità? Qual è la concezione profonda del proprio essere e dei sentimenti? L’unica via d’uscita intravista per evitare la totale perdita di valori e la noncuranza verso il proprio corpo (nel senso di meravigliosa macchina autogestita dalle forze della natura) è nell’amore, esclusivo mezzo per superare i rapporti di potere che regolano il mondo. Ma l’uomo del sottosuolo, umiliato, ipercosciente e vile, si sottrae a questa chance, essendo ormai tutta la sua vita solo confutazione.
Ottoemezzo ha sede a Sant’llario d’Enza (Reggio Emilia) presso il Teatro Forum, dove si allena, produce spettacoli, letture, performance e dirige un laboratorio teatrale permanente.
Follia a teatro: l’arte come espressione del disagio di vivere
Teatro Juvarra e Café Procope – via Juvarra, 15 – Torino
Informazioni e prenotazioni: tel. 011.540.675 (dalle 16 alle 19); fax 011.517.50.84; e-mail: [email protected]
La mirabolante milionesima notte di Aladino – dal 6 all’8 marzo – ore 22.30
Incontro con Achille Bonito Oliva – lunedì 12 marzo – ore 21.00
L’om malé – martedì 13 marzo – ore 18.30 e 20.45
di Claris