Genova un anno dopo
Luglio 28, 2002 in Medley da Redazione
Lasciare aperte le ferite e farle sanguinare per non dimenticare. Questo lo spirito delle manifestazioni organizzate a Genova, un anno dopo i tragici fatti del G8. Sabato 20 luglio 2002 erano attese in città 30 mila persone. Da tutta Italia sono arrivati in più di 100 mila. Un successo inatteso che fa riflettere. Le analisi di chi ipotizzava un’implosione della galassia No global sono state smentite da un fiume di manifestanti che ha attraversato pacificamente il centro di Genova fino a piazza De Felice, cuore del centro storico e di quella zona rossa che ha fatto da sfondo alla riunione dei capi di Stato del 2001.
A Genova, un anno dopo, c’erano di nuovo le piazze tematiche, contro la guerra, per la globalizzazione dei diritti, per l’accesso di tutti ai servizi sanitari e ai medicinali, per la cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo. Le mille istanze di un movimento composito che riesce ad unire cattolici di Mani tese e Disobbedienti vicini ai centri sociali, fianco a fianco per promuovere una diversa idea di sviluppo. E come un anno fa le idee hanno rischiato di passare in secondo piano, travolte dagli slogan urlati contro la polizia e dalla commozione per Carlo Giuliani, il ragazzo ucciso in piazza Alimonda.
Alle 17.27 del pomeriggio, ora della sua morte, tutti erano seduti sul selciato della piazza. Un applauso interminabile e decine di palloncini colorati che si perdevano in cielo hanno commosso i genitori e la sorella di Carlo Giuliani. Mani che stringevano mani, abbracci spontanei. Poco dopo ha preso il via il corteo dei Social Forum. Un secondo, distinto corteo ha portato davanti al carcere di Marassi alcune centinaia di autonomi. I temuti disordini non si sono verificati, unico momento di tensione nella zona della stazione di Brignole verso le otto di sera, dopo la fine delle manifestazioni.
D’altra parte le forze dell’ordine erano presenti ovunque, ma in modo discreto, quasi in posizione defilata. La polizia non ha certo consegnato le chiavi della città ai manifestanti. Le tenute antisommossa erano pronte ad essere indossate e un brivido di inquietudine ha percorso la schiena di quanti, passando in via XX Settembre, hanno notato un piccolo, ma significativo particolare. La sede del Fronte Nazionale, movimento di estrema destra, era aperta e la polizia stessa se ne serviva come base logistica. Gli agenti, infatti, entravano disarmati e ne uscivano con caschi e scudi. Amnesty International in un recente rapporto ha definito “tra le più brutali” la repressione attuata dalla polizia nei giorni del G8.
di Luca Stra