Giovani autori e regole accademiche
Febbraio 15, 2001 in Arte da Claris
Il disegno, la stampa e la fotografia sono le tre tecniche caratterizzanti le collezioni e i laboratori dell’Istituto Nazionale per la Grafica del Ministero dei Beni Culturali, nato dall’unione fra la Calcografia Nazionale ed il Gabinetto Nazionale delle Stampe.
Per indagare al meglio i rapporti e le evoluzioni di queste forme espressive, è partito un progetto decennale, finanziato dalla Fondazione San Paolo, che apre un rapporto continuativo con l’Archivio di Stato, l’arte contemporanea e l’Istituto Nazionale per la Grafica. Ogni anno, fra il 2000 e il 2010, verranno allestite mostre collettive di artisti contemporanei invitati a confrontarsi proprio con il disegno, la stampa e la fotografia.
Il nome della rassegna, “Vetrine alla Calcografia” ha origini storiche. Deriva, infatti, dalla storia della Calcografia Nazionale in via della Stamperia, a Roma; essa era caratterizzata da vetrine in cui venivano esposte le stampe appena tirate per farle conoscere al pubblico non solo degli appassionati e dei collezionisti. Tradizionalmente una vetrina veniva riservata alle vedute romane di Piranesi, mentre, a partire dagli anni Trenta, una vetrina veniva dedicata agli incisori “moderni”, Morandi, Maccari, Bartolini. La Calcografia Nazionale fondava dunque parte della sua comunicazione al pubblico sulle vetrine ed allora è nata l’idea di dare alla rassegna la stessa impronta facendo delle “Vetrine alla Calcografia” un riferimento per collezionisti, studenti, artisti e semplici appassionati.
La prima edizione delle “Vetrine”, curata da Luigi Ficacci, ha preso il via a Roma, nello scorso aprile, all’interno della sede dell’istituto in via della Stamperia 6. Ora è a Torino, nei prestigiosi spazi dell’Archivio di Stato, diretto da Isabella Massabò Ricci.
Il titolo delle prime tre mostre che si succederanno fra Roma e Torino, dedicate rispettivamente al disegno, alle tecniche grafiche e alla fotografia, è Tirannicidi.
Come spiega il curatore Luigi Ficacci, “Queste prime mostre hanno come principale compito introdurre il tema sviluppato all’interno della rassegna: il rapporto fra le tecniche classiche e il personale linguaggio espressivo. Se la tecnica e gli insegnamenti accademici sono per certi versi “tiranni”, gli autori contemporanei scelgono spesso il “tirannocidio”…
Il Museo e le definizioni accademiche, infatti, sono conservatori e tirannici fino all’impostura ed alla provocazione. L’autorità che detengono, la storia che li sostiene li autorizza a questo. Ogni gesto originale di reazione, ogni gesto d’artista, passa necessariamente attraverso un tirannicidio. Per la vita stessa delle definizioni accademiche, il Museo chiede agli artisti che il tirannicidio si consumi in casa.”
Dal confronto diretto con la definizione convenzionale della tecnica e con l’autorità del museo, gli autori presenti in mostra possono dare, attraverso la propria opera, un segnale di continuità o di rottura con il pensiero accademico.
Gli autori che espongono in questa prima mostra all’Archivio di Stato sono: Stefano Arienti, Paolo Canevari, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Ferruccio De Filippi, Gianni Dessi, Avish Khebrehzadeh, Maria Lai, Felice Levini, Eva Marisaldi, Gianfranco Notargiacomo, Nunzio, Vettor Pisani, Giuseppe Salvatori e Cesare Tacchi. Tra le opere più affascinanti troviamo “Bosco Ducale” (in foto) di Giuseppe Salvatori (Roma, 1955). Il disegno in oggetto è un’opera integralmente eseguita concentrando ed esaltando nell’applicazione esclusiva di matite di quattro diverse gradazioni ogni contenuto del quadro. E’ una prova di totale certezza per la vitalità della tecnica e per la sua centralità nel complesso semantico dell’opera.
Nel disegno applicato alla pittura trova sufficiente spazio l’espressione, che è contemporaneamente un valore etico, di quei difficili contenuti derivanti dal sapere guardare lucidamente il sentimento e perfino la fragilità umana dell’essere.
Tirannicidi I – il disegno
Periodo: 7 luglio ’00 – 13 agosto ’00:
Orario: martedi – domenica h. 13 – 18:
Sede: Archivio di Stato – p.zza Castello, 209 – Torino
Ingresso: gratuito
Info: tel. 011/540.382
di Claudio Arissone