Gli emergenti di Ascona Jazz
Luglio 2, 2005 in Musica da Claris
Il Festival di Ascona batte i temporali e regala pulsazioni musicali ed emotive di grande impatto non solo grazie ad artisti affermati e dal sicuro richiamo, come il trombettista Leroy Jones, il sassofonista Plas Johnson, il batterista Eddie Locke, ma anche per merito di gruppi emergenti, per la prima volta sul prestigioso palcoscenico svizzero, che portano aria di novità e entusiasmo. Tra questi, segnaliamo i J.A.B., degli straordinari Roy e Kevin Bennett, che spaziano dal jazz puro a tutta la musica nera, dal soul al funk, gli SP-Just-Frost (danesi, formatisi a New Orleans, che propongono un vivace rhythm and blues) e la band del celebre cantante e chitarrista Walter Wolfman Washington, mostro sacro del blues di New Orleans, che in Svizzera suona con uno dei gruppi italiani più in voga, i ‘Caffè Espresso di Mr. Roo’. A bordo palco abbiamo avuto un dialogo costruttivo con i primi attori di ciascuna band.
Kevin Bennett, 48 anni, ha espresso ampio entusiasmo per il festival di Ascona. “E’ la terza volta che con la mia band suono in Europa. Finora ero abituato ad un pubblico continentale più freddo, che sembrava lasciarsi coinvolgere poco dalla musica. Qui invece è tutto diverso, è come in America, la gente apprezza e si immedesima nel ritmo, nell’emozione reciproca che scende dal palco e risale sospinta dagli spettatori. Ovviamente spero di ritornare il prossimo anno perché è una platea importante per promulgare i nostri lavori.
Noi, infatti, abbiamo sposato una linea insolita in Europa, ma comune negli USA per le piccole band: quella di avere una casa discografica di nostra proprietà. Poiché le grandi major prediligono l’hip hop al blues, risulta quasi obbligatorio affidarsi all’auto-promozione, soprattutto ora che, dopo un decennio di crisi, la larga diffusione di internet permette ritorni vantaggiosi ed un contatto con i fans molto stretto. E questo per me e mio fratello è fondamentale, in quanto, come dice il nome del nostro gruppo [J.A.B. sta per Just Another Band], siamo degli atipici, che puntano molto sulla commistione dei vari stili jazz e sulla capacità vocale di esaltare le note di chitarra, batteria e piano.”
L’ultima osservazione di Kevin riguarda il disappunto per il poco spazio che nelle scuole americane viene dedicato alla musica ed al jazz in particolare.
Questa osservazione sull’educazione musicale è ripresa a pieno titolo da Soren Frost, batterista e leader dell’omonimo gruppo danese (composto anche da Just e Poulsen). Curiosità: i tre amici hanno fondato il loro sodalizio non in patria, ma a New Orleans. Spiega Soren: “Siamo onorati di rappresentare la Danimarca in questo Festival. Nonostante l’insegnamento musicale manchi del tutto nelle nostre scuole pubbliche, i gruppi jazz in Danimarca sono sempre più numerosi e la considerazione per il blues sale in tutte le fasce di età; il pubblico sotto i trent’anni nei nostri concerti raggiunge il 25% del totale. Insomma, adesso i giovani hanno meno difficoltà a sussistere di quelle che abbiamo incontrato noi quando, nel ’98, ci siamo trovati in America per fondare la nostra compagnia. E’ stata comunque un’esperienza profonda, in quanto negli USA l’apertura verso i giovani è maggiore. Ricordo con piacere ad esempio le prime collaborazioni con la cantante mito Lillian Boutté: un grande onore come quello di suonare stasera con Leroy Jones.”
Altro artista appagato per la molteplicità delle collaborazioni e amicizie che si creano al Festival di Ascona è Roberto Testini, detto Roo, fondatore nel 2002 del progetto musicale “Caffè Espresso”, che mette in risalto, attraverso composizioni originali, le sue qualità di chitarrista, cantante, compositore e arrangiatore. In queste sere Mr. Roo suona con la sua band e con Walter Washington, detto Wolfman, vera eminenza grigia del blues della Louisiana. Insieme, col loro rythm and blues, stanno trasmettendo al pubblico una forte carica emotiva e un’energia trascinante e contagiosa.
“Ero venuto ad Ascona nel ’91; il Festival da allora di strada ne ha fatta veramente parecchia. Sicuramente tanti sono i meriti di Nicolas Gilliet [il direttore artistico] che offre realmente una panoramica a 360° del jazz e del blues di New Orleans, da quello delle strade a quello dei grandi club. Complimenti anche all’ente turismo del lago Maggiore che si impegna molto; in Italia una cosa del genere sembra impossibile da realizzare, nessuno crede nei risultati a lungo termine di un investimento musicale, che invece potrebbe rivelarsi anche veicolo forte di promozione turistica. Il risultato è incredibile: ad Ascona si respira un’atmosfera unica, la gente ‘vive’ la musica. E anche chi si esibisce percepisce emozioni particolari; come è distante la mia Milano in questo senso!
Inoltre suonare in questo festival significa avere l’opportunità di incontrare tanti artisti americani, poter dar vita a nuovi progetti. In tutti porterò sempre il marchio ‘Caffè espresso’, il nome del mio gruppo. Per me rappresenta l’icona del ‘made in Italy’ e, nonostante la mia patria non mi offra abbastanza possibilità, sono orgoglioso di essere una bandiera della musica italiana nel mondo, della musica vera, non di quella, ad esempio, troppo commerciale della Pausini o di Ramazzotti. Mi identifico in maniera forte nella musica che faccio: ecco perché ho scelto un nome abbinabile ovunque alla mia nazione, senza nessun bisogno di traduzione; un appellativo che, come la musica, vada oltre i confini linguistici, sia universale, mi permetta di essere riconosciuto per quel che sono e non per quel che vorrei essere.”
di Claudio Arissone