Grinzane, sabato 15 i vincitori
Giugno 14, 2002 in Libri da Stefano Mola
Sabato 15 giugno 2002, ore 16.30, Castello di Grinzane Cavour (Cuneo), cerimonia di premiazione della XXI-esima edizione del premio Grinzane Cavour. Sono partito secco con le la notizia e le coordinate spazio temporali per lasciarmi (ancora una volta) parlare in prima persona.
Perché mi sembra di aver vissuto una bella avventura, in questi sei mesi, dalla proclamazione di Gennaio fino alla mattina di domenica 9 Giugno, quando ho finito di leggere l’ultimo dei 6 libri finalisti. È normale leggere libri molto diversi, uno dopo l’altro, scelti per chissà quali misteriosi influssi. Ma una cosa è percorrere il proprio itinerario di lettura personale, un’altra è invece presentare libri scelti da altri (ovvero dalla giuria del premio, che qui ricordo: Lorenzo Mondo, Giuseppe Bellini, Vincenzo Consolo, Daniele Del Giudice, Luigi Forte, Sergio Perosa, Giuseppe Pontiggia, Gianni Riotta, Francesca Sanvitale, Sergio Zoppi e Giuliano Soria).
Autori di cui magari non conoscevo neanche l’esistenza. Libri che avevo scorto in libreria e non avevano suscitato nessun effetto cucciolo-dietro-vetrina-di-negozio-di-animali. Viene da chiedersi perché proprio quelli lì e non altri. C’è qualcosa che li accomuna? Un accostamento tono su tono? Adesso, che sono arrivato alla fine, due sono le cose che voglio dire: mi sono piaciuti tutti, e mi sono piaciuti per la loro diversità.
Il viaggio disperato e appassionato nella poesia italiana e nella vita di un insegnante che si può percorrere con Arnaldo Colasanti in “Gatti e scimmie” (Rizzoli). La forza del paesaggio cui si attaccano le orme degli spiriti di chi non c’è più, lo sradicamento dell’emigrazione e quanto a causa sua si perde forse per sempre in “La donna delle Azzorre” (Piemme) di Romana Petri. Il prezzo da pagare per la comodità e la vigliaccheria di soffocare le proprie scelte, e l’amore tormentato e oscuro che si trovano in “Non ti muovere” (Mondadori) di Margaret Mazzantini. Passando agli stranieri, la bellissima storia d’amore intrecciata a un romanzo giallo e alla storia della miniatura islamica di “Il mio nome è rosso”, di Ohran Pamuk (Einaudi). Il vuoto delle società occidentali in “Willenbrock”, di Chritoph Hein (edizioni e/o). Una persona giusta nel momento e nel posto sbagliati, un amore fatto di parole e fugaci incontri in “La tonsillite di Tarzan” di Alfredo Bryce Echenique (Guanda).
E poi, i modi di raccontare. La poeticità del linguaggio di Colasanti. La precisione emotiva di Petri. Odori, suoni, emozioni, durezza nelle parole della Mazzantini. Il narrare favoloso, moderno e originale di Pamuk. Lo sguardo da entomologo di Hein. La travolgente torrenzialità di Echenique.
Insomma, adesso sono molto curioso sabato di scoprire chi verrà premiato dalle scelte delle Giurie Scolastiche (11 italiane, cui si aggiungono i Licei Italiani di Berlino, Bruxelles, Buenos Aires, Fiume, Parigi, Praga, gli Istituti di Italianistica delle Università di Mosca, Salamanca, Stoccolma, Tokyo e del Connecticut). Le mie scelte? Per la narrativa italiana “Non ti muovere”. Per la narrativa straniera, “Il mio nome è rosso”.
Prima di chiudere, vorrei ricordare gli altri libri e personaggi che verranno premiati sabato:
Per la saggistica, Paolo Cesaretti, “Teodora” (Mondadori) e Gian Carlo Roscioni “Il desiderio delle Indie” (Einaudi). Il Premio Internazionale “Una vita per la letteratura”, promosso dalla Provincia di Torino, al narratore francese Daniel Pennac (un altro ottimo motivo per andare Grinzane sabato prossimo). Il Premio Autore Esordiente a Davide Longo per “Un mattino a Irgalem” (Marcos y Marcos). Il Premio di Traduzione a Ettore Capriolo. La II edizione del Premio “Grinzane-Editoria”, intitolato a Giulio Bollati, andrà allo statunitense di origine francese André Schiffrin.
(tutte le recensioni dei 6 libri finalisti citati in precedenza le potrete trovare nelle pagine del Traspi, alla rubrica “Non-yogurt”)
di Stefano Mola