Hollywood & Broadway Blues: il musical al femminile a Torino
Ottobre 28, 2008 in Cinema da Cinzia Modena
Tutti i martedì a Torino fino al 9 dicembre, una retrospettiva cinematografica sul Blues in lingua originale con ospiti d’eccezione
L’autunno a Torino è Blues. Tre icone del Blues, tutte interpreti femmnili, approdano in Piemonte per una minitournée. In concomitanza, una retrospettiva blues cinematografica accompagna gli appassionati di questo genere musicale tipico americano. Da lunedì 21 ottobre fino a martedì 9 dicembre il Cinema Fratelli Marx ospita la rassegna cinematografica in lingua originale con ospiti d’eccezione. Tra i titoli “Love me or leave me” di Charles Vidor a “The girl can’t help it” di Frank Tashlin, da “Pete Kelly’s blues” di Jack e Harry Webb a “Words and music” di Norman Taurog – accomunati dalla presenza di leggendarie voci femminili blues e jazz, come Ella Fitzgerald, Judy Garland, Julie London e Peggy Lee.
Nello stesso anno, il 1927, in cui il teatro musicale di Broadway raggiungeva la propria maturità con il glorioso Show Boat di Jerome Kern e Oscar Hammerstein II, Hollywood inaugurava con The Jazz Singer, primo film ancora parzialmente sonoro e veicolo per il canto magnetico e febbrile di Al Jolson, quella che sarebbe diventata una tradizione altrettanto formidabile, tra gli studios Warner, Paramount e Metro Goldwyn Mayer: una tradizione esaltata dai talenti compositivi di tanti degli stessi songwriters di Broadway (Kern, i fratelli Gershwin, Rodgers e Hart, e molti altri, trovarono uno spazio rilevante nella Hollywood degli anni Trenta) e dall’originalità e dal carisma di cantanti, ballerini e attori come Bing Crosby, Judy Garland, Fred Astaire, Frank Sinatra, Gene Kelly, Eleanor Powell o Donald O’Connor.
La rassegna illustra alcuni aspetti del musical hollywoodiano nell’arco dei suoi tre decenni più dinamici e vitali, alternando originals cinematografici che si richiamano con humor alla classica “rivista” di Broadway (Broadway Melodies of 1938) e schiette traduzioni filmiche di commedie musicali broadwaiane (Bells Are Ringing), film drammatici dal denso contenuto musicale (Pete Kelly’s Blues), sontuose biografie musicali (Words and Music) e più umili e snelle commedie animate da canzoni (Ride ‘Em Cowboy). Il filo conduttore si trova naturalmente nella presenza di grandi personalità femminili, e nel loro richiamo seppur talora marginale all’estetica jazz e blues, e parallelamente nel contenuto jazzistico del repertorio: negli otto film, tutti, per motivi diversi, rimarchevoli, che compongono la rassegna, e nei programmi “di varietà” che li accompagnano, si apprezzano voci (e volti) di grandissimo fascino, da Ella Fitzgerald a Judy Garland (entrambe colte nelle varie fasi delle loro luminose carriere), dalla giovane Abbey Lincoln all’anziana Sophie Tucker, da Doris Day a Peggy Lee (l’una e l’altra in performances drammatiche di raro spessore), da Julie London, con la sua pura sensualità canora, a Judy Holliday, miracolo di fusione tra sottile comicità e struggente grazia interpretativa
“BROADWAY MELODIES OF 1938” (USA 1937, b&n, 110’)
Lingua inglese, sottotitoli in inglese.
Diretto Roy Del Ruth; canzoni di Nacio Herb Brown e Arthur Freed; con Eleanor Powell,
Robert Taylor, Sophie Tucker, Judy Garland, Buddy Ebsen, Robert Benchley, George Murphy.
Il terzo film delle “Broadway Melodies” – una serie ambientata con amabile disinvoltura narrativa nel mondo del teatro musicale newyorkese, sulla scia delle celebri pellicole coreografate con visionaria immaginazione da Busby Berkeley – confermava lo charme e la grazia di Eleanor Powell, tap dancer di formidabile vitalità ritmica. Animato da attori comici e fantasisti straordinari, come Robert Benchley e Buddy Ebsen e lo specialista degli starnuti, Robert Wildhack, il film segnava l’esordio cinematografico di Judy Garland, appena quindicenne ma già interprete di rara intensità emotiva nella venerabile ballad jolsoniana “You Made Me Love You”, cantata con devozione alla fotografia di Clark Gable, e recuperava una grande veterana di Broadway e del vaudeville, la verace red hot mama Sophie Tucker, che rivisita con ardore e trasporto il suo classico “Some of These Days”.
“The Old Mill Pond” (USA 1936, col., 7’). Cartone animato diretto da Hugh Harman, parodia di Cab Calloway, Fats Waller, Ethel Waters.
Classico cartoon Warner nel quale solisti e orchestre del jazz sono dipinti come creature di uno stagno: con uno spirito parodistico che si riflette nelle imitazioni delle loro voci e del loro sound strumentale.
“BIRTH OF THE BLUES” (USA 1941, b&n, 87’)
Lingua inglese, sottotitoli in inglese.
Diretto da Victor Schertzinger; canzoni di W.C. Handy, Johnny Mercer, Harry Von Tilzer; con Bing Crosby, Mary Martin, Brian Donlevy, Eddie “Rochester” Anderson, Jack Teagarden.
Classico musical Paramount che rende omaggio alle radici del jazz, con Bing Crosby nei panni di un clarinettista che nella New Orleans degli anni Dieci cerca di assorbire lo spirito della musica afroamericana. Diretto da Victor Schertzinger, abile compositore oltre che regista (tra le sue composizioni c’era il celebre “Tangerine”, con parole di Johnny Mercer), il film affascina per la varietà e ricchezza del repertorio affidato al sempre espressivo baritono di Bing, ai suoi partner in Dixieland e all’incantevole Mary Martin, grande stella di Broadway – un repertorio che oltre che al jazz e al blues fa riferimento alle canzoni del vaudeville e di Tin Pan Alley. Tra i molti episodi, Bing e Mary duettano godibilmente sul venerabile “Wait Till the Sun Shines, Nellie”; a loro si unisce Jack Teagarden per il brioso racconto a tre voci di “The Waiter, the Porter and the Upstairs Maid”, firmato da Johnny Mercer; e Crosby intona un toccante, ombroso “St. Louis Blues”, subito ripreso dal soprano Ruby Elzy con una corale nera.
“The Judy Garland Show” (USA 1963-1964, b&n, 30’). Duetti tra Judy Garland e
Tony Bennett, Diahann Carroll, Mel Tormè, Peggy Lee, Jack Jones, Ethel Merman, Count Basie.
Il magnetismo, l’intensità drammatica e lo humor della quarantenne Judy Garland a confronto con ospiti prestigiosi. Memorabile è l’incontro con il Count Basie organista su “Memories of You”, esilarante e virtuosistico il duetto con Mel Tormé (che era anche direttore musicale dello show) su “The Trolley Song”.
“WORDS AND MUSIC” (USA 1948, col., 121’).
Lingua inglese, sottotitoli in inglese.
Diretto da Norman Taurog; canzoni di Richard Rodgers e Larry Hart; con Mickey Rooney, Tom Drake, Judy Garland, Lena Horne, Gene Kelly, Betty Garrett, Perry Como, Mel Tormé.
Uno dei più fortunati sottogeneri del musical hollywoodiano dei secondi anni Quaranta e primi Cinquanta è stata la biografia dei grandi songwriters di Broadway. Molti di questi “bio-pics” erano caratterizzati da una fantasiosa ricostruzione biografica accompagnata ad una fastosa e spesso creativa ed eccitante messa in scena delle canzoni. Esemplare è Words and Music, un musical Warner che rivisita la carriera di Richard Rodgers (interpretato da Tom Drake) e di Larry Hart (un Mickey Rooney istrionico quanto brillante) senza troppo curarsi di cronologia e verosimiglianza caratteriale: ma che illustra il magistrale songbook dei due newyorkesi, la loro fine alternanza di romanticismo, arguzia e immaginazione, attraverso “numeri” e interpretazioni di grande classe . Nella memoria rimangono almeno l’ironico e frizzante duetto tra Mickey Rooney e Judy Garland in “I Wish I Were in Love Again” e le elettrizzanti letture di “The Lady Is a Tramp” e “Where or When” da parte di una splendida Lena Horne, oltre all’
elegante “Blue Moon” di Mel Tormé e al drammatico balletto di Gene Kelly e Vera-Ellen su “Slaughter on Tenth Avenue”.
“RIDE ‘EM COWBOY” (USA 1942, b&n, 82’).
Lingua inglese, sottotitoli in inglese.
Diretto da Arthur Lubin; canzoni di Don Raye e Gene De Paul; con Abbott & Costello, Dick Foran, Ella Fitzgerald, The Merry Macs.
Uno dei grandi standard della canzone americana, “I’ll Remember April” di Don Raye e Gene De Paul, venne suggestivamente battezzato da un coro e dal setoso baritono Dick Foran in una gloriosa scena notturna di questo piccolo ed eccentrico musical western. Illuminato dal canto swing dell’eccellente quartetto vocale dei Merry Macs e da quello della giovane e già impagabile Ella Fitzgerald, nel dinamico e danzante “Rockin’ Around the Square” e nel suo hit “A-Tisket, A-Tasket”, il film è un tipico, disinvolto canovaccio per la ruspante comicità di Bud Abbott e Lou Costello, noti in Italia come “Gianni e Pinotto”.
“The Dean Martin Variety Show” (USA 1967-1973, col., 30’).
Duetti tra Dean Martin e Ella Fitzgerald, Rosemary Clooney, Gladys Knight, Lena Horne, Peggy Lee. Il crooner abruzzese dell’Ohio, brillante padrone di casa in uno degli spettacoli di varietà più popolari dell’era johnsoniana e nixoniana, si incontra con alcune delle grandi signore della canzone americana, in duetti memorabili per swing, humor e palpabile gusto dell’improvvisazione. Esilarante è l’episodio che lo vede unirsi alle routine danzanti dei Pips, il trio vocale che accompagna la soul queen Gladys Knight.
“LOVE ME OR LEAVE ME” (USA 1955, col., 122’).
Lingua inglese, sottotitoli in inglese.
Diretto da Charles Vidor; canzoni di Walter Donaldson, Gus Kahn, James V. Monaco, Richard Rodgers, Lorenz Hart, Irving Berlin, Sammy Cahn; con Doris Day, James Cagney, Cameron Mitchell, Robert Keith.
Una delle migliori “bio-pics” musicali nella storia di Hollywood, Love Me or Leave Me racconta con asciutta intensità il tormentoso rapporto tra la popolare cantante prebellica Ruth Etting e il suo mentore e amante Martin Snyder, uomo del racket, interpretati da una splendida Doris Day (nel suo più convincente ruolo drammatico) e da un incisivo e pugnace James Cagney, capaci di dare profondità di emozioni ai rispettivi personaggi e di metterne in evidenza i chiaroscuri caratteriali. La bionda cantante dell’Ohio dà la sua impronta a memorabili canzoni degli Anni Ruggenti, come “Shakin’ the Blues Away” di Irving Berlin, elegantemente coreografato da Alex Romero, e lo struggente brano del titolo, firmato da Gus Kahn e Walter Donaldson.
“PETE KELLY’S BLUES” (USA 1955, col., 95’).
Lingua inglese, sottotitoli in inglese.
Diretto da Jack e Harry Webb; canzoni di Arhtru Hamilton, Maceo Pinkard, Walter Donaldson, Milton Ager; con Jack Webb, Peggy Lee, Ella Fitzgerald, Janet Leigh, Edmond O’Brien, Lee Marvin, Herb Ellis, Joe Venuti.
Ideatore e protagonista di Dragnet, la serie poliziesca che a inizio anni Cinquanta portò realismo e asciuttezza narrativa sul piccolo schermo, Jack Webb fa rivivere la Kansas City dell’era del proibizionismo (e della dubbia macchina politica di Ted Pendergast) in un film che racconta le vicende di un gruppo di jazzmen a confronto con l’organizzazione criminale della città. Brillantemente fotografato e immaginifico nei dialoghi, Pete Kelly’s Blues si avvale della presenza di due grandi signore del jazz vocale: Peggy Lee, che nel ruolo della tormentata donna del gangster offre una performance drammatica che le valse una nomina all’Oscar, e Ella Fitzgerald, che nella parte della maitresse di un bordello impone il suo swing e la sua incantevole eleganza timbrica in un memorabile “Hard Hearted Hannah”.
“Saturday Night Live” (USA 1975-76, col., 30’).
Con Betty Carter, Esther Phillips, Phoebe Snow, Martha Reeves.
Splendide performances di grandi interpreti jazz e soul colte nel momento della piena maturità espressiva: dal vivo nel corso della prima stagione di una delle trasmissioni culto della televisione americana, giocata sull’equilibrio tra comicità trasgressiva (quella di Chevy Chase, John Belushi o Richard Pryor) e musica di qualità.
“BELLS ARE RINGING” (USA 1960, col., 126’).
Lingua inglese, sottotitoli in inglese.
Diretto da Vincente Minnelli; sceneggiatura e canzoni di Betty Comden, Adolph Green e Jule Styne; con Judy Holliday, Dean Martin, Fred Clark, Eddie Foy Jr, Jean Stapleton.
Pregevole “traduzione” da Broadway a Hollywood di una spiritosa commedia musicale dei parolieri e librettisti Betty Comden e Adolph Green (già autori di classici come On the Town e Singin’ in the Rain) e del melodista Jule Styne, Bells Are Ringing (noto in Italia con il titolo furbetto di Susanna agenzia squillo) racconta le vicende gustosamente intrecciate della timida impiegata di un’agenzia di segreteria telefonica e dei suoi eccentrici o dubbi clienti. Impareggiabile nella scena del ristorante in cui continua goffamente a scontrarsi con il suo blind date Gerry Mulligan (il grande sassofonista, allora suo compagno anche nella realtà), la comedienne Judy Holliday è una protagonista esemplare: anche a livello canoro, con la sua vocalità friabile e stranamente toccante, apprezzabile nell’eccellente “The Party Is Over”. L’altro grande standard che emerge dal film, cantato con relax e gentile swing da Dean Martin, è “Just in Time”.
di Cinzia Modena