I Capricci di Goya
Novembre 7, 2004 in Arte da Sonia Gallesio
[Alfonso Pérez Sanchez, da Goya, Dossier Art n. 35, Ed. Giunti]
I denti degli impiccati sono efficacissimi negli incantesimi: senza questo ingrediente non si fa nulla di vantaggioso…
[Francisco Goya, commento alla tavola A caccia di denti, dai Capricci]
Giuri di essere obbediente e rispettosa delle tue maestre e superiori? Spazzare i tetti, filare la stoffa, suonare i tamburelli, gridare, strillare, volare, cucinare, ungere, succhiare, soffiare, friggere tutto ciò e tutte le volte che ti si comanda? Giuro. Bene, figlia, sei strega…
[Francisco Goya, commento alla tavola Professione di fede, dai Capricci]
Caraglio (Cn). Il Filatoio inaugura il nuovo ciclo di mostre con una duplice esposizione da non perdere, che affianca la raccolta completa di acqueforti ed acquetinte di Goya Capricci ad un’ampia selezione di proposte dei maggiori artisti contemporanei spagnoli e catalani.
Attivo in Spagna tra la fine del XVIII secolo e l’inzio del XIX, nonostante l’intensa attività pittorica svolta presso la buona società e le corti reali, Francisco Goya (Fuendetodos, Saragozza, 1746 – Bordeaux, 1828) raggiunge grande popolarità proprio grazie alle sue incisioni. L’opera qui presentata, in particolare, si rivela il suo primo nucleo significativo di lavori grafici, nonostante già nel 1774 una serie di piccole tavole con scene taurine ed episodi drammatici suggeriscano le potenzialità dell’invenzione, anticipando alcuni tratti che presto diverranno emblematici della sua produzione (Naufragio, Incendio, Assalto di briganti a una diligenza).
Concepiti a Madrid nel 1797, i Capricci trovano pubblicazione definitiva nel gennaio ’99. Sebbene di fattura eccellente, sono accolti dal pubblico in modo piuttosto freddo e ritirati dal mercato dopo appena due giorni di distribuzione: determinanti, pare, le delazioni che raggiungono celermente la Santa Inquisizione, nonché il sospetto serpeggiante che svariati fogli rappresentino un attacco mirato a certi biechi personaggi piuttosto in vista…
In verità, tuttavia, ciò che è più importante è che tali superbe illustrazioni costituiscono un’innovazione assai significativa per l’epoca, in virtù dell’impiego della fantasia e dell’immaginazione nello svolgersi della narrazione artistica.
I Capricci, ancora, sono provocatori sia dal punto di vista concettuale – perché ironizzano sui vizi e la stupidità degli uomini (“Ci sono teste tanto piene di gas infiammabile che per volare non occorrono loro né pallone né streghe”, recita il commento a Volarono), che da quello prettamente estetico e stilistico – visto l’utilizzo di soggetti del tutto insoliti e bizzarri.
“Les Caprichos sono opera meravigliosa” – già Charles Baudelaire lo riconosce nel 1857 nel suo articolo Quelques caricaturistes étrangers – “non soltanto per l’originalità delle concezioni, ma pure per l’esecuzione. […] Goya è sempre un artista grande e spesso spaventoso. All’allegria, alla giovialità, alla satira spagnola degli anni di Cervantes, egli unisce uno spirito assai moderno, […] l’amore dell’inafferrabile, il sentimento dei contrasti violenti, dei territori della natura e delle fisionomie umane stranamente deviate dalle circostanze a uno stato di animalità” (da Scritti sull’arte, Ed. Einaudi, 1981).
Caratterizzazioni ardite e rivoluzionarie, maschere terrifiche, esseri ambigui che “hanno insieme dell’uomo e della bestia” (ancora Baudelaire), creature deformi con cappellacci, nasi adunchi o ghigni beffardi: tutto questo e molto altro popola gli scenari inquietanti, e spesso notturni, che rendono inconfondibile ed ineguagliabile il linguaggio per immagini del maestro.
Composta da 80 tavole, la raccolta può essere idealmente divisa in due sezioni, entrambe introdotte da un autoritratto dell’autore. In prevalenza, la prima interpreta i mali che affliggono la comunità: ignoranza, dissolutezza, corruzione (“Quelli che giungono agli ottanta succhiano i piccini; quelli che non passano i diciotto succhiano gli anziani. Sembra che l’uomo nasca e viva per essere succhiato”, nota a C’è molto da succhiare).
Attraverso ambientazioni gremite di demoni ed arpie, invece, la seconda diviene un’energica e sardonica offensiva nei confronti di ecclesiastici, stregoneria e superstizione (“La scopa è uno degli utensili più necessari alle streghe perché, a parte il fatto che esse sono delle grandi spazzine, come dicono le storie, convertono talora la scopa in mula da cavalcare e vanno via con essa che neanche il diavolo le può raggiungere”, commento a Bella maestra!).
Vero e proprio melting-pot ribollente di vanità, contraddizioni, pregiudizi, menzogne e miserie morali, insomma, i Capricci possono essere considerati a tutti gli effetti un’opera prima della satira di tutti i tempi.
Goya + España
I Capricci di Goya e l’arte contemporanea spagnola nella collezione del Centro d’Arte La Panera di Lérida
Il Filatoio, via Matteotti, Caraglio (Cn)
Fino al 28 novembre 2004
Orari: ven e sab 15.00-19.00; dom 10.00-12.30/15.00-19.30
Ingresso: intero € 5,00; ridotto € 3,00
A cura di: Andrea Busto e Glòria Picazo
Per info: Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee tel. 0171 61.82.60
e-mail: [email protected]
www.marcovaldo.it
di Sonia Gallesio