I diabolici
Giugno 20, 2004 in Libri da Tiziana Fissore
Titolo: | I diabolici |
Autore: | Pierre Boileau; Thomas Narcejac |
Casa editrice: | Fazi |
Prezzo: | € 14.00 |
Pagine: | 192 |
E’ stato tra i più bei libri che io abbia letto negli ultimi mesi e lo definirei sensazionale, avvincente, ricco di suspense, inquietante e si capisce perché sia stato tratto un film da questo romanzo del 1952, scritto da Thomas Narcejac, professore di lettere e Pierre Boileau, autodidatta che lasciò il lavoro in fabbrica per dedicarsi anima e corpo alla letteratura ed insieme diedero vita ad un sodalizio che portò a grandi risultati.
Dalla loro collaborazione nata nel 1947 nascono più di quaranta romanzi e quattordici collaborazioni cinematografiche, tra le quali ricordiamo il film ‘La donna che visse due volte’ di Alfred Hitchcock, tratto appunto dal loro romanzo ‘D’entre les mort’ e la loro partecipazione al film di Clouzot per ‘I diabolici’ del 1954, tratto dal loro romanzo ‘Celle qui n’était plus’.
Si tratta di una vera e propria ‘chicca’ questo libro, non è uno dei soliti gialli e non è frutto del paranormale. Si tratta di un romanzo dove si parla di un delitto perfetto, dove grazie alla genialità di idee e linguaggio, tutto ma proprio tutto, dalla scenografia, una Nantes autunnale e nebbiosa, alle case con i caminetti accesi e le tappezzerie un po’ provinciali, ai vari oggetti, anche i più banali, tutto dicevo concorre ad edificare una storia molto ben congeniata e dove, nonostante alcune premesse quali un cadavere che sparisce ma si fa vivo con il sistema del ‘morto che ritorna’, lettere e biglietti che appaiono all’improvviso, figure evanescenti nelle notti di nebbia, non è assolutamente un racconto di fantasmi o di vicende ultraterrene.
Possiamo dire che il male che trasuda dalle pagine altro non è che un’analisi approfondita del male che alberga in ognuno di noi, anche negli individui che mai avrebbero pensato di poter commettere il più aberrante dei peccati: l’omicidio. E’ questo infatti il caso di Fernand Ravinel che progetta con la sua amante Lucienne, un piano per uccidere la moglie Mireille e poter riscuotere il premio dell’assicurazione. Detto così può sembrare tutto banale ma la scomparsa del cadavere scatena una paura terribile in Fernand, comprensibile dal momento che la morta oltre a scrivergli si fa vedere anche da altre persone, si fa registrare in un albergo dove lei però non si fa vedere ma si sente il suo profumo che aleggia, gli lascia affettuosi biglietti sul tavolo di cucina quando lui ritorna a casa, trovando la luce accesa, la tavola apparecchiata, la pentola sul fuoco.
Il racconto è narrato non dal punto di vista della polizia, non esiste infatti un commissario, ma dal punto di vista dell’assassino che annaspa in una specie di incubo, di delirio che lo porta ad essere vittima nel momento stesso che scopre di amare ancora la moglie. Vittima perché deve accettare l’ambiguità ed il mistero che vive nel mondo; un mondo in cui tutti i protagonisti vivono in una ragnatela di rapporti, rischiando di cadere nella propria ragnatela costruita con tanta cura.
Il compito che si prefissero gli autori a suo tempo era ‘Abbiamo cercato di umanizzare il romanzo e di conferire al poliziesco la dignità di opera letteraria…’ e ci sono riusciti perfettamente ed in questo clima di amore che non sembra più amore ma che continua ad esserlo, di inganni, misteri si rimane col fiato sospeso fino all’ultimo e grazie ad alcune frasi messe di proposito dagli autori, tipo: ‘… i morti sono là, invisibili, si mescolano alla vita, continuano nei loro piccoli compiti’ si rimane coinvolti dal talento narrativo degli autori che sono da ritenere giustamente tra i più famosi della letteratura noir francese.
Non svelerò certo il finale ma ricordatevi che….sovente l’apparenza inganna.
di Tiziana Fissore