I Faraoni a Venezia
Maggio 23, 2003 in Medley da Sonia Gallesio
Negli ultimi vent’anni l’interesse per la civiltà egizia è cresciuto notevolmente, proprio come dimostra il grande successo ottenuto dalle mostre organizzate in passato a Berlino, Boston, Bruxelles, Parigi, Vienna e da due esposizioni tutte italiane ancora in corso, recentemente prorogate. Si tratta de Gli Artisti del Faraone, ospitata a Torino presso Palazzo Bricherasio (illustrante i ritrovamenti avvenuti nel sito archeologico di Deir el-Medina), e della maestosa proposta di Venezia, alla quale questo articolo è dedicato. Dopo gli allestimenti intitolati agli Etruschi e ai Fenici, Palazzo Grassi ha dato vita ad un ulteriore evento dal considerevole valore divulgativo. I reperti, circa trecento, provengono dalle collezioni private e dai musei di tutto il mondo, primi fra tutti quello del Cairo e il Musée du Louvre di Parigi. Come si evince dal titolo, la mostra è incentrata sulla figura del faraone, emblema dell’intera civiltà egizia. Attraverso gli oggetti più disparati ne indaga tutti gli aspetti, riportando ad un binomio apparentemente contrastante: la sua condizione divina e al contempo umana. In effetti, la storia dell’Antico Egitto costituisce un argomento assai vasto (il suo popolo fu caratterizzato da una longevità straordinaria) e la scelta di focalizzare l’attenzione sulla personalità cardine del faraone si è rivelata quanto mai vincente.
Riportato e trasmesso dalla Bibbia, il termine faraone deriva dall’egiziano per-aa (Grande Casa), espressione impiegata in origine per definire il palazzo del sovrano, ma poi estesa ad indicare il regnante stesso (tuttavia, si consideri che venne utilizzata soltanto a partire dal I millennio a.C.). Il faraone non fu mai soltanto un governatore: era considerato un “re divino dalle molteplici sembianze” e l’intera società ruotava intorno alla sua figura carismatica. Si riteneva fosse figlio degli dei (dai quali era protetto) e un dio egli stesso. Era il fulcro della comunicazione tra cielo e terra, un intermediario tra la divinità e gli esseri umani. La sua presenza al mondo doveva garantire l’equilibrio tra le forze, rendere possibile il trionfo dell’armonia sul disordine. Depositario della conoscenza, era contemporaneamente primo sacerdote del paese, costruttore, guerriero, stratega. In base al periodo di governo di ciascun faraone veniva misurato addirittura il tempo. Ogni cambiamento di regno rappresentava una vera e propria minaccia per l’equilibrio cosmico. La morte del re annunciava il ritorno al caos primordiale.
Curata da Christiane Ziegler, la mostra è introdotta da una selezione di grandi opere collocate nel cortile centrale del palazzo. Attraverso una lunga galleria di ritratti, poi, sono ricordate le fattezze dei più celebri governatori d’Egitto, da Kefren a Ramesses. Le sezioni successive, a tema, permettono di indagare le diverse realtà dell’esistenza del faraone: quella di guerriero, di capo di stato, di sacerdote, di amministratore delle ricchezze, ma altresì di individuo alle prese con la sua quotidianità, i suoi interessi e i suoi piaceri. Temibile e potente, ma anche magnanimo e giusto, il regnante era innanzitutto un uomo. Una persona il cui animo era pervaso da passioni, desideri, debolezze e dubbi. Come dimostrano innumerevoli documenti ritrovati, inoltre, non sempre i suoi sudditi lo considerarono un’entità superiore ed ingiudicabile. Il popolo ha spesso ironizzato sui suoi regnanti, è ciò è accaduto anche all’ombra delle piramidi…! Un singolare racconto popolare dell’epoca, ad esempio, allude agli incontri furtivi del re Neferkara con il suo generale prediletto. La mostra presenta un’apprezzabile varietà di oggetti ed opere: papiri, statue, rilievi, obelischi, stele, ostracon, armi, gioielli, vasi e stoviglie, unguentari, accessori da scriba.
Tra i reperti più suggestivi, si segnalano lo sgabello con piedi scolpiti a forma di zampa di leone (con artigli incrostati d’avorio), la statua di Thutmosi I in diorite proveniente dal Museo Egizio di Torino (Collezione Drovetti), il tesoro dei sovrani di Tanis. Tra gli oggetti più curiosi, da ricordare la statuetta di uomo barbuto dalle linee semplificate (Epoca Predinastica, Nagada I), le pedine da gioco raffiguranti prigionieri stranieri incatenati (giunte dal Musée du Louvre) e la serie di ditali per mummia in oro appartenuti a Psusenne I, provvisti di anelli magici a protezione del defunto (Nuovo Regno, XXI dinastia). Poiché i sali di natron usati per la mummificazione potevano danneggiare le parti del corpo più delicate, questi affascinanti accessori avevano la funzione di preservare le dita dei trapassati. Ogni mummia ne possedeva normalmente venti, dieci lunghi per le mani e dieci corti per i piedi. Degni di nota anche alcuni bellissimi esemplari di sistro in bronzo (strumento musicale cerimoniale legato al culto di Hathor – dea della gioia, dell’amore e della musica). Di particolare effetto le rosette decorative in faience provenienti dal palazzo di Ramesse III nel delta (Nuovo Regno, XIX dinastia, sito archeologico di Tell el-Yehudya), i cui ornamenti floreali semplici e geometrici sembrano appartenere alla nostra contemporaneità.
I Faraoni
Palazzo Grassi, Campo San Samuele 3231 Venezia
Prorogata fino al 6 luglio 2003
Orari: tutti i giorni dalle h 9.00 alle 19.00 (entrata fino alle h 18.00)
Ingresso: intero € 9,00; ridotto € 6,50
Catalogo: Bompiani, € 38,00 in mostra anziché 47,00
Per informazioni: tel. 199.139.139
Gli Artisti del Faraone
Museo Egizio
Ostraca, fogli di pietra
Urei, ushabti & C.
di Sonia Gallesio