I Mambassa per Traspi.net
Marzo 29, 2002 in Musica da Sonia Gallesio
Mi manca chiunque è il vostro terzo album e moltissima strada è stata fatta dai tempi degli esordi. Cosa, di norma, spaventa di più un gruppo in ascesa? Un riscontro enorme ed inaspettato o un ipotetico insuccesso?
[$te] Chiaramente ci spaventa di più l’ipotesi di un completo insuccesso, non tanto da un punto di vista economico, di gratificazione “temporale”, quanto piuttosto per il rischio di essere ignorati. Dopo tanto lavoro, e tutti gli sforzi, gli entusiasmi etc., non c’è niente di peggio che non suscitare alcuna reazione col tuo lavoro. Se invece dovessimo mai avere successo adesso, che abbiamo trent’anni e tre dischi alle spalle, sicuramente non ci troveremmo impreparati.
Raccontatemi l’idea più folle o più simpatica che avete avuto in ambito professionale/artistico
(se ce n’ è stata qualcuna)
[Lemon] Beh, trovo che l’arrangiamento dell’Elefante, un brano dell’ultimo disco, sai abbastanza folle.
Lo sentite già l’odore del successo?
[$te] No. Però sappiamo di aver fatto un gran bel disco.
Quali sono state le collaborazioni, in ambito professionale, che vi hanno lasciato più spunti?
[$te] Sicuramente la collaborazione con Max (Casacci), che con i suoi consigli, anche coi suoi rimbrotti, continua ad essere un punto di riferimento fondamentale per la nostra esperienza musicale, oltre che un compagno nelle serate di nightclubbing più spinte. Lo stesso vale per Josh Sanfelici, produttore di Mi manca chiunque: lui per i Mambassa è stato fonico live, fonico in studio, produttore, compagno di vacanza… Uno dei nostri, insomma. Ci sono altri, che dovremmo citare, ma loro sono stati i più decisivi.
Che significa Mi manca chiunque? Che per affrontare il vuoto, talvolta, ci si serve di una persona qualunque ?
[$te] In “mi manca chiunque”, uno slogan che abbiamo mutuato da D. F. Wallace – uno dei nostri scrittori preferiti – convivono disperazione e ironia, proprio come nelle 11 storie di questo album. La disperazione è data dalla profonda solitudine che lascia presagire, mentre l’ironia risiede nella constatazione un po’ beffarda che se, in effetti, ti va bene chiunque, probabilmente non hai bisogno di nessuno. Insomma, ci sembrava un titolo perfetto per questo disco.
Cosa è cambiato nel vostro fare musica rispetto a 2 M?
[$te] Siamo più maturi, più intensi. La nostra musica, oggi, comunica più emozioni rispetto a quanto avveniva in passato. Scava in profondità. Ti resta dentro, a lungo. Stiamo raddrizzando il tiro, disco dopo disco. La nostra crescita avviene lentamente, forse, ma è un dato costante. E già non vediamo l’ora di lavorare al prossimo disco. Ci sono nuove canzoni da scrivere, ora. E noi oggi sappiamo cosa vogliamo ascoltare.
[Lemon] Un cantante in meno, prima cosa. In più adesso c’è l’esigenza di parlare di noi, di come viviamo questi anni, questo periodo. Sicuramente non siamo più ossessionati dal mercato, dai network ecc….. Credo che, in questo disco, si senta che siamo maturati come persone e come artisti.
Le canzoni presenti in Mi manca chiunque sono nate tutte in previsione di questo terzo album?
[$te] Le canzoni nascono un po’ per conto loro, ognuna ha un suo percorso e fa storia a sé. Non si scrivono brani pensando ad un album, si scrivono e basta. Poi arriva il momento di fare un disco, e tra quelle scritte si scelgono quelle che meglio possono rappresentare il suono e lo stato d’animo della band nell’ultimo periodo. Tutto questo avviene molto naturalmente. Gli album prendono forma misteriosamente, quasi da soli, e alla fine emerge un filo conduttore anche là dove non sembrava ve ne fossero.
Pensando al grande successo di Umore blu neon, grinta e voglia di suonare sono rimaste invariate?
[$te] Assolutamente sì. E oggi siamo più consapevoli, rispetto ad allora. E meno ingenui. Se non avremo successo non sarà un dramma. Andremo avanti con la nostra vita. E continueremo a suonare, questo è poco ma sicuro.
[Lemon] Grinta e voglia di suonare sono aumentate, di brutto! E poi siamo un gruppo affiatato, per noi suonare significa anche divertimento.
Come considerate l’ambiente torinese? Torino è una città che vi sta stretta?
[$te] Noi siamo di Bra, un posto di 25.000 abitanti: è lì che siamo cresciuti, ed è lì che abbiamo cominciato a suonare. Torino non ci sta stretta per niente, insomma. E’ una città seria, molto viva culturalmente, piena di realtà di assoluto rispetto, non solo in campo musicale. La sua ostilità iniziale è una specie di barriera di difesa, un filtro che serve a scremare chi non fa sul serio. Se a Torino non sei credibile hai vita breve, ecco. Questo spiega perché i progetti che riescono a sfondare a Torino hanno poi una vita artistica lunghissima: perché sono progetti, di nuovo, seri. Noi stiamo lavorando per entrare in quel novero ristretto. Non sappiamo ancora se ci siamo riusciti del tutto. Ma ci stiamo lavorando. E lentamente, al nostro passo, procediamo, tenendo l’obiettivo nel mirino.
[Lemon] Torino è una città che amiamo molto; io, per esempio, mi sono trasferito qui da due anni. Ci sono un sacco di gruppi, anche meno conosciuti, c’è tantissima musica. Non può starci stretta una città del genere, anzi, in certe occasioni è veramente entusiasmante.
Quando vi si potrà sentire dal vivo?
[$te] Ad aprile. La prima data è l’immancabile battesimo di ogni nostro tour, il Macabre di Bra, lo storico club dove siamo cresciuti (il 5 aprile). Il giorno dopo (il 6 di aprile) siamo di spalla ai Subsonica al Palavobis di Milano…
In bocca al lupo per il tour, allora! In due parole, per concludere: a che gusto è il nuovo disco dei Mambassa?
[$te] Tra il rock… belga e (il miglior) songwriting italiano. Per tutti coloro che hanno bisogno di canzoni da sparare in macchina, di notte, su una provinciale poco battuta, col cuore gonfio e una vita da rimettere in sesto. Per presi male che hanno voglia di sentirsi bene.
di Sonia Gallesio