I perchè del Giubileo
Febbraio 15, 2001 in il Traspiratore da Redazione
Stiamo per arrivare al fatidico anno Duemila ed è interessante conoscere il significato che questo evento ha per la Chiesa: sarà, infatti, l’anno del Giubileo, detto anche Anno Santo, che consiste in un perdono generale; più in particolare, si tratta di un’indulgenza plenaria che il Papa concede, sotto determinate condizioni, ai fedeli. Teologicamente il Giubileo è, quindi, fondato sul valore delle indulgenze e sul potere che ha la Chiesa di elargirle.
Fu promulgato per la prima volta, con grande solennità, da papa Bonifacio VIII nel 1300. Egli promise un’indulgenza plenaria ai visitatori, in qualità di pentiti e confessati, delle basiliche di S. Pietro e S. Paolo in Roma, annunciando ai pellegrini la “pienissima perdonanza” di tutti i loro peccati, fino ad allora esclusiva dei soli crociati.
Ogni Giubileo ha finalità peculiari che vengono fissate dal pontefice con la bolla di promulgazione e sono, per lo più, una determinazione dei fini generali per cui, per sua stessa natura, esso è ordinato: ripresa della vita sacramentale e rinnovamento della vita morale.
Accanto al Giubileo ordinario maggiore, va ricordata l’istituzione del Giubileo straordinario o minore, annunciato solo in circostanze particolari: per esempio, Giovanni Paolo II ne fissò uno nel 1983, per celebrare il 1950° anniversario della morte di Cristo.
Esistono anche i Giubilei di carattere nazionale o locale, come quello che la Chiesa di Francia celebrò nel 1996 per festeggiare il 1500° anniversario del battesimo di Clodoveo, che ebbe il merito di diffondere il cattolicesimo tra i Franchi. Essi non hanno cadenza fissa, infatti le periodicità dei Giubilei sono variate nei secoli.
Fin dall’alto Medioevo si contano gli anni a partire dalla nascita di Gesù: egli si distinse dagli altri personaggi, diventati importanti grazie ad imprese militari, grandi politiche o iniziative celebri, perché predicò amore e giustizia tra gli uomini. Questo suo modo di agire infastidì l’istituzione religiosa stabilita e ritualista, tanto che fu arrestato come fautore di grandi disordini, condannato come bestemmiatore e giustiziato mediante la crocifissione.
Il Giubileo di quest’anno vuole in primo luogo celebrare proprio l’importanza della sua rinascita. Lui, infatti, ha rappresentato la vittoria definitiva della vita sulla morte, come testimoniato dai suoi discepoli, che avevano affermato di averlo rivisto vivo dopo la sua morte in croce.
La resurrezione è promessa ad ognuno di noi; Gesù assicurò ai discepoli, come a tutti coloro che credono nella sua parola, la sua “presenza” tutti i giorni, fino alla fine del mondo. All’inizio gli apostoli erano timorosi e spaventati; ciò che li spinse ad affrontare la folla fu una forza straordinaria scesa in loro, lo Spirito Santo, che ha sempre accompagnato predicatori e fedeli nella creazione di nuove comunità o, più semplicemente, nella fede.
Dopo due secoli di persecuzioni, il cristianesimo venne riconosciuto dall’imperatore Costantino nel 313. In seguito, la cultura occidentale è stata fortemente segnata da questa presenza, anche se negli ultimi tre secoli in maniera differente, essendo finito il tempo in cui le ragioni di gruppo prevalgono su quelle individuali. Nel 16° secolo, se il principe sceglieva il protestantesimo, tutto il suo popolo obbligatoriamente diventava protestante; se, invece, resisteva alla Riforma, tutto il popolo restava cattolico. La coscienza individuale non aveva alcuna importanza di fronte all’interpretazione della verità che i governanti, per missione, esponevano al proprio popolo. Le regole sono cambiate con il Concilio Vaticano II, che ha riaffermato l’importanza della coscienza individuale: è il singolo che deve voler scoprire il Signore. La fede non è un obbligo: è sempre un incontro tra Dio e la nostra libertà. Nessuno può pretendere che, per abitudine, le persone, nelle cui coscienze il cristianesimo non ha mai superato un raffermo stadio culturale o, peggio, familiare, continuino in una pratica mai portatrice di un vero incontro personale con Gesù Cristo. Al tempo stesso non è sempre facile conciliare la professione della propria fede con gli impegni della propria vita, ma la presenza di cristiani che esprimono la fede con gioia è la testimonianza di un miracolo, e forse è proprio questo uno degli avvenimenti più significativi del nostro tempo.
di Giuse Ortali