I Suiseki in rete
Febbraio 13, 2001 in Giardinaggio da Redazione
Sotto l’egida dell’ A.I.A.S. (Associazione Italiana Amatori Suiseki) e con l’encomiabile organizzazione della sig.ra Chiara Padrini, si è svolto il terzo congresso dalla fondazione del club nazionale nel 1997 a Grosseto.
Grazie a presentazioni molto didattiche, i visitatori hanno appreso le nozioni base per capire ed apprezzare le pietre, imparando ad accostarsi ad esse con spirito ricettivo. Chiaramente in questa sede non possiamo mostrarvi tutte le pietre esposte perché sarebbe molto lungo. Vi diamo comunque la possibilità di vederne alcune, sia tra quelle premiate che tra quelle non scelte dalla giuria come meritevoli, anche perché il giudizio di una giuria è sempre molto personale, soprattutto quando si tratta di giudicare i suiseki.
Hanno esposto pietre tratte dalla loro collezione i Signori:
Angelo Attinà, La Spezia; Anna Maria Bassetti, Gallarate (Va); Giuseppe De Vita, Firenze; Vito Di Venere, Bari; Marco Favero, Torino; Carlo Galli, Grosseto; Claudio Ghirotto, Grugliasco (To); Alberto Grossi, La Spezia; Giorgio Lagori, Sassuolo (Mo); Ulisse Maccaferri, S.Cesareo sul Panaro (Mo); Stefania Magnani, Arcille (Gr); Elvira Manuti Di Venere, Bari; Gianni Marocchi, Modena; Romolo Olivieri, Sassuolo (Mo); Chiara Padrini, Drusacco (To); Luciana Quierolo, Sarzana (Sp); Renzo Rabitti, Sassuolo (Mo); Pietro Rotondo, Reggio Emilia; Marita Santiano, Moncalieri (To); Andrea Schenone, Lumarzo (Ge); Mirella Schenone, Lumarzo (Ge); David P. Ternali, Spezzano (Mo).
Sono state premiate tre pietre per ogni categoria (pietre paesaggio, pietre oggetto, pietre disegnate o biseki, pietre astratte, presentazione su tavolini multipli), più una pietra che si è aggiudicata il trofeo AIAS, un’altra che ha vinto il premio IBS (Istruttori Bonsai e Suiseki) ed un’ultima che si è aggiudicata un trofeo assegnato dal pubblico.
Le figure premiate
Pietra vincitrice della mostra dell’anno precedente e di quest’anno
Come potete osservare non ci può essere paragone alcuno tra il primo suiseki ed il secondo; qualcuno potrebbe obiettare che non sono pietre della stessa categoria (ed io gli darei perfettamente ragione) e neppure della stessa taglia (anche qui non avrei nulla da eccepire), però senza alcun dubbio c’è un abisso tra l’una e l’altra.
Perché una tale divergenza d’opinioni tra una giuria ed un’altra? Semplicemente perché la valutazione di una pietra dipende da tanti fattori, tra cui il modo di esporla, il tipo di daiza (base di legno su cui viene esposto il suiseki) o di suiban (vassoio di ceramica dove si aggiunge sabbia per l’esposizione) e, importantissimo, il tipo di emozione che la pietra stessa dà al visitatore, in questo caso al giudice.
Naturalmente la pietra paesaggio non poteva essere ripresentata anche quest’anno, per cui, nonostante le pietre in esposizione non siano state da meno di questo pesciolino (che peraltro ha una morfologia molto curiosa perché si presta ad essere visto anche come un uccellino), la giuria ha preferito questa scelta, che deve essere rispettata.
Primo e secondo premio delle pietre paesaggio
Qui il discorso può essere molto simile al precedente, con una differenza: le pietre hanno un’affinità di categoria. La prima rappresenta una catena di montagne che si trovano frequentemente in Arizona, con un tipo di materiale, arenaria, che si lascia erodere dal vento (qui si vedono molto distintamente le varie striature che donano movimento alla pietra).
Nella seconda pietra ci sono vari paesaggi molto ben equilibrati, paesaggio montagnoso con un diradare molto dolce verso la pianura. E’ una splendida pietra e al sottoscritto sarebbe piaciuto moltissimo vederla premiata, perché dà una forte emozione di dejà vu. Ci possiamo riconoscere guardando attorno a noi le nostre montagne, è un paesaggio di casa nostra che viene rappresentato in modo magnifico e, secondo me, non ha rivali nei confronti della prima; anche il materiale (palombino) è molto pregiato e preferito da moltissimi collezionisti stranieri rispetto alla precedente.
Primo e secondo premio delle pietre oggetto
Qui abbiamo di fronte due belle pietre, sia per il loro significato figurativo, sia evocativo. Nonostante il differente materiale, tutte e due hanno un impatto molto simile sulla nostra immaginazione, nel senso che la nostra sensibilità ce le fa subito classificare come animali. Col primo ci sembra di poter spiccare il volo tra un istante, col secondo siamo trasportati in un mondo esotico tra le dune del deserto (anche il colore delle pietra ci ricorda la sabbia battuta dal vento).
Prima e seconda pietra astratta
Queste due pietre astratte sono state disegnate dalla natura in modo incredibile: la prima è una cosiddetta scholar stone, perché assomiglia alle pietre cinesi di questa forma, dello stesso colore o con diversi altri colori, che vanno dal verde al blu al nero. Questa è stata trovata al Circeo, dove esistono formazioni simili ed è molto apprezzata soprattutto dagli Americani.
La seconda pietra (forse non si può apprezzare pienamente dalla foto) ha un movimento incredibile per forza evocativa, perché ha una curva naturale che la fa assomigliare ad un’onda in procinto di infrangersi; mi è molto piaciuta appunto per quel movimento assolutamente naturale che la fa sembrare viva.
Prima e seconda pietra biseki o disegnata
Queste due sono molto simili nella struttura iconografica, ma la prima è molto più precisa nella rappresentazione estetica: c’è chi vede un volto di madonna, chi un monaco che sta per andarsene, chi altro. Tutto dipende dalla sensibilità personale e dalla potenza evocativa che ognuno di noi possiede anche se in modo differente.
I tavolini multipli al primo e secondo posto
Le pietre mostrate sui tavolini sono chiaramente di misure molto piccole e nello stesso tempo molto apprezzate per la loro perfezione estetica ed evocativa. Qui chiaramente conta molto il gusto dell’espositore nel sapere abbinare vari tipi di pietre nel modo più armonioso possibile. Nel primo caso abbiamo poche pietre molto belle ed espressive, nel secondo caso vediamo un biseki e pietre paesaggio, tra cui una bella cascata.
Una pietra oggetto vista da lontano e da vicino
Questa pietra ha un grado elevato di rappresentazione figurativa, un cane dal pelo lungo, ed è stata una ricerca personale della proprietaria nel voler esplorare alcune personali innovazioni: lo scroll o rotolo, per esempio, è di ceramica e non di seta, la base è di terracotta e non di legno.
Con quest’originale presentazione, la proprietaria (che tra parentesi è una delle più accreditate collezioniste del nostro paese) intendeva dare una prova della sua versatilità e fantasia nella ricerca di nuove strade nell’esposizione del suiseki. A voi giudicare se la sua scelta è stata azzeccata o no.
Montagne
Le tre cime
Questa pietra è una meraviglia di equilibrio e potenza evocativa. Ha però un piccolissimo difetto che l’ha penalizzata nel giudizio finale: ha le due cime principali troppo simili e ad altezza quasi uguale. Peccato! Se una delle due fosse stata leggermente inferiore di un centimetro avrebbe senz’altro vinto nella sua categoria.
La catena di montagne, premio del pubblico
Un’altra stupenda pietra, con in più la variazione dei colori dal verde pallido al bordeaux e al blu, con una serie di valli principali e secondarie che fanno sognare. Ha un’armonia incredibile e una leggerezza figurativa senza pari.
Chi trova una pietra di questo genere è pervaso da un’euforia indimenticabile (lo posso sapere perché è stata trovata da un mio amico mentre ero presente anch’io), perché ormai sono rare pietre di questo tipo. La pietra è stata penalizzata dai giudici perché sarebbe stato più opportuno fargli un daiza (base di legno) per esporla al meglio.
Una forma particolare
La forma di questa pietra è molto particolare ed è per questo motivo che l’ho scelta per voi: perché possiate rendervi conto che in questo caso le opzioni interpretative sono molto diverse. Proprio per questo la pietra ha un fascino molto intenso e stimolante.
Per finire in questa lunga, anche se non completa, carrellata (le pietre erano più di settanta all’esposizione), mi preme farvi vedere alcuni momenti della critica alle pietre da parte della Signora Metaxas.
La pietra vincente col giudice
Qui sopra il pesciolino vincitore nelle mani della Signora Metaxas, che spiega le ragioni della sua scelta.
Il pubblico e i giudici
In questo caso la Signora Metaxas sottolinea il fatto che quella cascata non fosse credibile, perché presente su ambedue i lati della pietra colla stessa intensità e larghezza del quarzo. Con quest’ultima foto si conclude la nostra visita alla mostra suiseki.
Spero di avervi interessato a questa forma d’arte che può dare delle immense soddisfazioni a chi la pratica. Chiunque desideri avere ulteriori informazioni può contattarmi direttamente tramite il mio indirizzo e-mail. Sarò ben felice di rispondere a ogni domanda e curiosità: scrivete a [email protected].
di Gaijin Ronin