I vincitori del Grinzane
Giugno 20, 2001 in Attualità da Stefano Mola
Vorrei aprire la cronaca della giornata di Sabato che ha visto la consegna dei premi Grinzane Cavour, con questa riflessione contenuta nel saggio “L’identità” (Bompiani, 1999); autore proprio uno tra i premiati, Aamin Maalouf: “non si deve perdere il contatto con la cultura originaria, nella quale si è nati, però poi ci si deve aprire alle altre culture. L’incontro può nascere o dall’emigrazione o anche solo dalle letture, dallo studio. Un po’ alla volta si ritrovano in se stessi elementi di tutte le culture e sempre di più oggi, qui in Europa, dove convivono lingue, tradizioni, costumi, appartenenze diverse. Siamo circondati da elementi che vengono da tutte le parti del mondo: un po’ di musica africana, un po’ di letteratura giapponese, un po’ di civiltà consumistica americana…C’è di tutto oggi nella nostra cultura e mi chiedo che cosa possa servire distinguere ‘questo è mio e ‘questo non è mio’. Io sono tutto questo, io sono figlio della mia epoca. Un grande storico, Marc Bloch, diceva che un uomo non è figlio dei suoi genitori, ma della sua epoca ed è vero. Tutti i giovani del nostro tempo sono sicuramente figli di questi incontri, di questo mélange di culture d’ogni tipo. A mio parere, bisogna conservare viva e non si deve rifiutare o negare la propria cultura d’origine, ma nutrirla, promuoverla e poi aprirla a tutte le culture, a tutto quello che la società moderna propone, compreso Internet”.
E all’identità pensavo mentre scoprivo questi paesaggi, scendendo verso le Langhe. Scendere è proprio il verbo giusto: lasciata la piana apparentemente infinita che circonda la Torino Savona fino a Marene, dalla periferia di Bra due tornanti secchi portano giù e rivelano le colline. Bisognerebbe lasciarsi portare dalle strade, come quella che sale fino al balcone mozzafiato di La Morra, e poi giù di nuovo, sembra la canzone di Battisti, giù per poi risalire fino a Grinzane, nella stupenda e tersa giornata di sole. Dal prato del castello, girare lo sguardo intorno verso le geometrie delle vigne a vestire le colline. La cura paziente dei filari e poi il lavoro oscuro nelle cantine, un percorso lento verso la passione del vino (è questo la piemontesità?).
Di fedeltà alle radici coniugata alla vocazione internazionale ha parlato Giuliano Soria, rivendicando con misurato orgoglio le conquiste del Grinzane, riconosciuto dalla CEE e dall’UNESCO, istituzione più che premio. Senza mancare il riferimento al principio giuda del premio: la vocazione di stare vicino ai giovani per diffondere la lettura. Concetto sottolineato anche dal premio Nobel Toni Morrison (quasi una nobile icona rock, dreadlocks grigi e occhiali neri), che ha richiamato gli artisti a una forte responsabilità civile.
Il tema dell’identità, del contatto e del confronto/scontro tra culture diverse era del resto assai presente in tutti i libri premiati: “Le notti del cardinale”, di Giuseppe Bonura è ambientato in un paese delle Marche invaso dall’esercito napoleonico; “Il mister”, di Manlio Cancogni, parla di un allenatore boemo che con il suo esempio schivo e rigoroso diventa eroe per un giovane nella Roma del fascismo; “Nuova grammatica finlandese”, del supervincitore italiano Diego Marani, narra di un uomo che ha perso ogni memoria, anche quella del linguaggio e che diventa finlandese solo perché creduto tale da un medico, nel corso della seconda guerra mondiale.
Venendo alla terzina straniera, ne “Il periplo di Baldassarre”, di Aamin Maalouf (Bompiani) un libraio antiquario, alla fine del 1665 girovaga per il mediterraneo alla ricerca del libro che contiene il centesimo nome di Dio; “Le nozze del poeta”, di Antonio Skarmeta (Garzanti) storia di una passione ambientata in una misteriosa isola adriatica, i cui abitanti lottano per l’indipendenza opponendosi al potente impero austro-ungarico, tra patetiche utopie, tragici amori, curiosi personaggi.; infine, il supervincitore straniero “In Principio”, di Chaim Potok (Garzanti) romanzo di formazione di un ebreo chassidico in america che esplora il contrasto tra la modernità e la tradizione, tra comunità e individuo.
(bello è stato vedere gli autori succedersi sul palco quasi schivi, a volte esitanti, in sorrisi di felicità sincera, mentre alle loro spalle il notaio procedeva al conteggio dei voti degli studenti)
Piccola curiosità sul supervincitore italiano:
Diego Marani (nato a Ferrara nel 1959) è traduttore principale e revisore presso il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea a Bruxelles. Tiene una rubrica di attualità e commenti internazionali scritta in una lingua artificiale di sua invenzione, l’Europanto.
Per chi volesse scoprirlo: www.u-spirit.be/europanto/europanto.html
di Stefano Mola