Il cappello di paglia
Maggio 18, 2004 in Spettacoli da Stefano Mola
Il matrimonio è un meccanismo narrativo potente, fin dall’antichità della commedia. Ha a che fare con l’amore, meglio, con una delle sue svolte più importanti: decidere di condividere uno spazio e un tempo. Significa, anche, sottrarsi al libero sfarfallamento, mettere un cartello non disponibile in faccia al mondo. Condividere un reciproco possesso. Dove c’è un possesso, c’è gelosia, si traccia una linea destinata a incrociare altre, o meglio a cancellarle. Di qui le molte classiche scene di ricchi e anziani che desiderano giovani e belle fanciulle destinate a giovani e belli, ma poveri. Eccetera.
Non stupisce quindi che ben tre delle opere del cartellone 2003 – 2004 del teatro torinese trovano nel matrimonio il loro meccanismo. Dopo le Nozze di Figaro e il Matrimonio al convento, ecco ora Il cappello di paglia di Firenze, farsa musicale in quattro atti di Nino Rota. Ebbene si, proprio questo nome che immancabilmente (e, in parte, giustamente) associamo non solo a Fellini, ma a un’atmosfera, a un’epoca, al bianco e nero e ai sogni di un paese che si affacciava sull’orlo dell’illusione, vagheggiando donne bellissime e tanti altrove, mentre tutto tumultuosamente e forse anche oscuramente, cambiava.
Ma Nino Rota non è stato solo un compositore di colonne sonore (come se scrivere questo tipo di musica fosse riduttivo), ma anche un musicista tout court. Sulla scena del Regio arriva, omaggio nel venticinquesimo anniversario della morte, il suo capolavoro teatrale: cominciato quasi per divertimento nel 1944-45, è andato per la prima volta in scena nel 1955.
Il soggetto è tratto dal vaudeville Le Châpeu de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel. Nella turbinosa giornata che porterà al suo matrimonio, il giovane Fadinard è costretto a correre ai ripari dopo che il suo cavallo si è mangiato il cappello di paglia posto sul capo di Madame Beapertuis. Fadinard, tentando di recuperarne uno uguale, rimbalza da una situazione all’altra in una serie di equivoci e scambi di persona che coinvolgono un numero sempre maggiore di personaggi. A placare le gelosie degli uni e a consentire lo svolgersi delle nozze degli altri sarà Vézinet, il vecchio zio sordo, che recherà in dono un nuovissimo cappello di paglia di Firenze.
La musica di Rota è diretta, comunicativa, lieve. Richiama e quasi volge in parodia, i maestri del Sette-Ottocento Mozart e Rossini e riallacciandosi anche al Gianni Schicchi di Puccini, esempio comico immediatamente precedente. L’opera viene presentata nell’allestimento storico del regista, scenografo e costumista Pier Luigi Pizzi. La direzione musicale dell’Orchestra del Teatro Regio è affidata al talento di Bruno Campanella. Maestro del Coro è Claudio Marino Moretti.
I protagonisti sono: Luca Canonici (Fadinard), Giovanni Furlanetto (Nonancourt), Alfonso Antoniozzi (Beaupertuis), Stefano Consolini (Vézinet), Elisabeth Norberg-Schulz (Elena Nonancourt) e Paola Antonucci (Anaide Beaupertuis).
Sei recite dal 18 al 30 Maggio 2004
Per informazioni, prenotazioni e acquisto biglietti:
Biglietteria del Teatro Regio, piazza Castello 215
Tel. 011.8815.241/242/270
www.teatroregio.torino.it
di Stefano Mola