Il cinema racconta il Piemonte
Maggio 15, 2002 in Spettacoli da Sonia Gallesio
L’iniziativa Torino e il Piemonte, costituita da tre cicli stagionali di sei incontri ciascuno ed organizzata dal Centro Congressi Unione Industriale, nasce per raccontare la storia piemontese attraverso alcuni grandi film girati nella nostra regione e nel nostro capoluogo. L’evento, realizzato con il contributo delle fondazioni Maria Adriana Prolo e San Paolo, si ricollega idealmente e concettualmente alla rassegna Torino Città del Cinema, conclusasi il 29 aprile scorso, a sua volta tesa a celebrare l’importante ruolo cinematografico ricoperto da Torino prima della nascita di Cinecittà.
Le singole proiezioni in programma al Centro Congressi verranno precedute da brevi presentazioni finalizzate a delineare il contesto storico e culturale nel quale i film sono stati prima concepiti e poi girati, per mezzo di interessanti riferimenti agli aspetti letterari ed artistici dell’epoca. Il secondo ciclo di Torino e il Piemonte è stato inaugurato giovedì 9 maggio con la proiezione di una pellicola che da molti è considerata l’icona dell’intero genere noir, l’acclamato ed indimenticabile Profondo Rosso di Dario Argento.
Un film d’eccezione presentato da ospiti d’eccezione: ad introdurre il capolavoro, infatti, non poteva mancare lo stesso Argento, personaggio noto e amatissimo, degnamente spalleggiato da Riccardo Passoni, Vice Direttore della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea. L’intervento del regista, gradevole ed informale, è volto prevalentemente ad illustrare le ragioni della scelta di Torino quale cornice ideale di alcune delle sue storie di maggior successo. Sono numerosi, in effetti, oltre a Profondo Rosso, i film ch’egli ha girato nella nostra città: si segnalano Gatto a nove code, Quattro mosche di velluto grigio e il recente Non ho sonno. Argento esordisce raccontando un simpatico aneddoto: entrando al Centro Congressi viene pervaso, lo stesso giorno, da un senso di dejà-vu… per poi ricordare di aver girato, proprio nell’edificio di Via Fanti, alcune scene di Gatto a nove code! Il capoluogo piemontese, apprendiamo, è per il regista una città speciale, affascinante, satura di segreti e di significati, il luogo perfetto per inscenare i suoi sogni più efferati. Torino, al momento del loro incontro, sembra averlo scelto, così come egli ha accolto in sé le sue strade, le piazze, le facciate, i cortili – sedotto dalla particolare illuminazione di alcune porzioni cittadine o ancora dalle pregevoli architetture interne di certi palazzi, dagli ampi scaloni, dai marmi….
Argento, ispirato, ha visto i suoi futuri personaggi camminare per le strade di Torino, vivere nei quartieri, ancor prima che gli stessi avessero un volto. Conclusasi brevemente la sua presentazione, l’intervento di Riccardo Passoni si rivela quanto mai opportuno, anche se alcuni potrebbero supporre il contrario: c’è, infatti, e ciò è facilmente dimostrabile, uno stretto legame tra le varie arti, in questo caso tra la figurazione ed il cinema. L’arte trae spunto dalla vita ed il cinema più raccontare entrambe, nel modo più vero o stravolgendone interamente il senso. Nel caso specifico, poi, è piuttosto semplice svelare le sinergie generatesi: anche la GAM, sempre in occasione di Gatto a nove code, si è trasformata in set cinematografico e proprio Profondo Rosso rende omaggio, con la riproduzione di un intero bar in Piazza CNL, al noto pittore americano Edward Hopper. Passoni ci fornisce un quadro generale dell’ambiente artistico e culturale dell’epoca: il periodo che ruota intorno alle prime grandi pellicole di Dario Argento è un decennio, in tutta Italia ma in modo marcato a Torino, di grande fervore artistico e di voglia di rinnovamento, caratterizzato dalla più effervescente creatività.
Siamo tra la fine degli anni ’60 e la metà dei ’70: viene riscoperto l’astrattismo italiano del dopoguerra, molte mostre vengono chiuse per via delle ripetute provocazioni di alcuni artisti, svariate personalità quali Fontana e Melotti conquistano una certa fama, i sacchi sporchi attaccati alle tele di Alberto Burri strattonano e sovvertono la pacifica concezione dell’arte. Sono gli anni della Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto, delle sculture di cartone di Alighiero Boetti, di Mario Merz e dei suoi igloo ed ancora di Mondino, Gastini, Griffa, Nespolo, Paolini. Mentre in città vi è una rilevante presenza di gallerismo privato (tra le numerose realtà espositive presenti, come non ricordare gallerie storiche come Il Punto, La Bussola, Gissi, Martano e Narciso??), nasce l’arte povera – che proprio a Torino fruttificherà rigogliosa. L’incontro che avrà luogo questa sera, giovedì 16 maggio, si avvarrà, invece, della mediazione di L. Mondo – giornalista e critico letterario – e di G. De Luna, dell’Università di Torino, ed includerà la proiezione de Il Partigiano Johnny di Guido Chiesa, con Stefano Dionisi, Chiara Muti e Umberto Orsini. Torino e il Piemonte, e l’appuntamento della scorsa settimana ce lo ha dimostrato, è un’interessante opportunità per nutrirsi di buon cinema ma anche, e nondimeno, per recuperare importanti frammenti del nostro passato, tra un ciak e l’altro.
Torino e il Piemonte nel cinema, nell’arte e nella letteratura
Una storia raccontata attraverso i film
Centro Congressi Unione Industriale
Via Fanti, 17 Torino
Per informazioni: 0115718246
Ingresso: consentito se provvisti di tessera gratuita, valida per due persone, ritirabile presso il Centro Congressi
I prossimi appuntamenti
Tiro al piccione – di Giuliano Montaldo (con Jacques Charrier, Eleonora Rossi Drago)
Intervengono: A. Castagnoli e M. Guglielminetti, Università di Torino
Il bandito – di Alberto Lattuada (con Anna Magnani, Amedeo Nazzari, Carlo Campanini)
Intervengono: A. Papuzzi, giornalista de La Stampa; F. Prono, Docente Dams, Università di Torino
Riso amaro – di Giuseppe De Santis (con Silvana Mangano, Vittorio Gassman, Raf Vallone)
Interviene: G. Berta, Università Bocconi
Le amiche – di Michelangelo Antonioni (con Eleonora Rossi Drago, Franco Fabrizi, Gabriele Ferzetti)
Intervengono: E. Ferrero, scrittore; R. Maggio Serra, storica dell’arte
Si ricorda che a questo secondo ciclo ne seguirà un terzo nel prossimo autunno
di Sonia Gallesio