Il Grinzane XXIII alle donne
Giugno 21, 2004 in Attualità da Stefano Mola
Sono ormai quattro anni che seguiamo la cerimonia finale del Premio Grinzane: per la prima volta non abbiamo trovato una splendido sole ad accoglierci e a permettere al bellissimo paesaggio intorno al castello di esprimere tutti i suoi meravigliosi colori. Abbiamo un’ipotesi: che si tratti di invidia da parte del potentissimo e brillante astro. Per chi? Ma per il Premio, ovviamente, e per il suo vate, Giuliano Soria. Il quale potrebbe ormai dire, come qualcuno un po’ di tempo fa, che sul suo impero non tramonta mai il sole. Mosca, Parigi, La Havana, Montevideo: tutte città dove ormai potete appuntare una bandierina Grinzane. E queste sono solo alcune delle iniziative ricordate da Soria nel suo intervento iniziale, in cui ha rimarcato l’importanza della lettura come momento non solo di evasione, ma soprattutto di confronto con voci a noi lontane che ci aiutano a entrare ancor più e meglio dentro i tempi in cui viviamo.
I romanzi finalisti scelti dalla giuria presieduta da Lorenzo Mondo sono pienamente su questa linea. Ci hanno portato in tempi e paesi lontani, grazie a personaggi e vicende ricchi di umanità e pienamente inseriti nel contesto storico sociale senza per questo aggravarci di una pesantezza eccessiva. Nel suo intervento, Mondo ha giustamente ricordato come proprio queste terre di colline e i suoi scrittori (basti citare Pavese e Fenoglio) siano sempre stati in bilico tra le radici profonde, ben piantate nella terra, e il vagheggiamento di paesi lontani. E il Premio cammina spedito e sicuro da ormai ventitré anni su questi solidi binari.
Numerosissime le personalità presenti, così come i sostenitori del Premio. Impossibile citarli tutti. Due nomi soltanto: il neo presidente della Provincia Antonio Saitta, che ha consegnato il Premio Internazionale Una vita per la letteratura al festeggiatissimo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa (di cui consiglio assolutamente la lettura de La zia Julia e lo scribacchino). La speranza è che questo riconoscimento promosso dalla Provincia di Torino sia viatico per il Nobel, come avvenuto lo scorso anno per Coetzee.
E poi il presidente della Regione Piemonte Enzo Ghigo, salito sul palco alla fine per premiare i supervincitori di quest’anno nelle due categorie narrativa italiana e straniera. Ricordiamo che sono designati sommando i voti di due giurie: quella dei critici e quella dei ragazzi (non solo italiani: Buenos Aires, Berlino, Bruxelles, Parigi, Praga, Mosca, Connecticut, Lisbona, Salamanca, Stoccolma, Fiume, Parigi).
Ma veniamo finalmente al risultato. Per la sezione Narrativa Italiana, con 123 voti Elena Gianini Belotti, Prima della quiete (Rizzoli), ha preceduto Andrea Vitali, Una finestra vistalago (Garzanti), che ha ricevuto 109 voti e Marina Jarre, Ritorno in Lettonia (Einaudi), con 67 voti.
Per la sezione Narrativa Straniera, trionfo di Natasha Radojcic, Ritorno a casa (Adelphi), con ben 187 preferenze davanti a Edouard Glissant, Il quarto secolo (Edizioni Lavoro), che ha ricevuto 78 voti e Peter Esterhazy, Harmonia Caelestis (Feltrinelli), con 34 voti.
Dopo aver ricordato che il Premio Autore Esodiente è stato consegnato a un emozionato Sayed Kashua (Arabi danzanti, Guanda) e che Odile Jacob non ha potuto purtroppo essere presente per ritirare il Premio Grinzane Editoria, due righe per concludere sulla conduzione della cerimonia.
Quest’anno, sotto il provvidenziale tendone (uno scroscio di pioggia, per fortuna breve, ha salutato i vincitori verso la fine) ha portato avanti il pomeriggio con ironia e leggerezza perfettamente in tono Neri Marcoré, attore, conduttore della trasmissione Per un pugno di libri. Decisamente un passo in avanti rispetto al tronfio e saccente Augias dello scorso anno. Non ci resta che dirvi: arrivederci alle numerose iniziative estive del Premio.
di Stefano Mola