Il libro in Fiera tra confini variabili
Aprile 27, 2007 in Attualità da Adriana Cesarò
Proprio da Trieste Riccardo Illy, autore del fortunato volume La rana cinese, porterà le sue riflessioni su un nuovo modello-Paese che consenta di affrontare la sfida globale che arriva soprattutto da Oriente.
Istanbul, ponte tra Occidente e Oriente, è la città di Nazim Hikmet e di Orhan Pamuk, già ospite della Fiera nel 2000. Ne parleranno con Silvia Ronchey, storica di Costantinopoli, gli scrittori Moris Fahri e Feridun Zaimoglu, il regista Ferzan Ozpetek con la sua attrice Serra Yilmaz. Ma si discuterà anche delle complesse questioni legate all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea con Lucio Caracciolo, l’opinionisxta francese Bernard Guetta, collaboratore di “L’Express” e “Le Monde”, Giuseppe Scognamiglio, responsabile dei rapporti istituzionali Unicredit, Mesut Yilmaz, ex-primo ministro della Turchia, e lo scrittore Feridun Zaimoglu. Al dibattito è atteso anche Massimo d’Alema.
Confini invisibili, ma invalicabili possono correre anche all’interno delle metropoli, segnando divisioni e opposizioni da cui scattano la scintilla della rivolta, o le trame del terrorismo fondamentalista. Il difficile rapporto tra centro e periferie troverà un’esemplificazione nei casi di Londra, Parigi e Napoli. Sono attesi gli interventi del senatore francese Jack Ralite, di Carlo Ossola, Cesare Martinetti e Rosa Russo Jervolino. Il “caso Londonistan” sarà discusso da Antonio Caprarica, Nafeez Mosaddeq Ahmed (il suo Guerra alla libertà, Fazi 2002, è stato definito da Gore Vidal “l’analisi di gran lunga migliore e più equilibrata sull’11 settembre”) e Tariq Ramadan, uno degli intellettuali islamici più influenti e controversi di questi anni.
Anche il campo scientifico propone polarità affascinanti, come il rapporto tra il micro delle particelle elementari e il macro del cosmo, tra universo e mondo subnucleare, indagato con strumenti sempre più sofisticati, alla ricerca dei mattoni primi della materia e di una possibile spiegazione del Big Bang originario. Ne parleranno i fisici Stefano Fantoni, Franco Pacini e Pietro Frè, introdotti da Piero Bianucci.
Inoltre, il paese d’onore sarà la Lituania, esempio dei nuovi confini allargati dell’Unione Europea. I lituani porteranno a Torino una cultura sofisticata e in costante dialogo con le principali correnti del continente. Oltre alla letteratura (saranno a Torino una dozzina di narratori e poeti), la Lituania ha molte frecce al suo arco: la musica (eccellenti jazzisti), il barocco (particolarmente vicino alla nostra sensibilità, perché molti degli architetti che hanno lavorato a Vilnius e negli altri centri lituani erano italiani), e il teatro.
Atteso a Torino il regista Eimuntas Nekrosius, che ha recentemente portato in Italia il suo Faust, in dialogo con Franco Quadri. Jonas Mekas, da molti anni attivo a New York, maestro del cinema undergound e vero animatore del “New American Cinema”, verrà introdotto da Gianni Rondolino. Il Museo del Cinema dedica un ciclo al cinema Lituano.
Ma si parlerà anche di Europa, di cosa significa essere cattolici oggi (con il cardinale di Vilnius, Audrys Juozas Backis e Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose; di morte e rinascita del comunismo, con l’ex-premier lituano Vytautas Landsbergis, Marcello Flores, Silvio Pons e Andrea Romano. Paolo Fabbri, Massimo Leone e Kestutis Nastopka renderanno omaggio A.J. Greimas, uno dei fondatori della moderna semiologia. Irena Vaisvilaite, storica dell’architettura, parlerà dei confini orientali della grande arte barocca.
di Adriana Cesarò