Il Male a Stupinigi
Aprile 10, 2005 in Arte da Barbara Novarese
L’idea della mostra è nata dall’osservazione di un ritratto firmato da Antonello e custodito a Cefalù. «Conoscevo questo quadro» racconta Sgarbi «ma, osservandolo meglio, mi sono accorto che era stato sfregiato con piccoli graffi sulla superficie. Come se qualcuno avesse cercato di cancellare la faccia dell’uomo sconosciuto e il suo sorriso enigmatico. Qualcuno, ho immaginato, a cui quell’uomo aveva fatto del male. Succedeva lo stesso nel Medioevo con i dipinti che rappresentavano il diavolo: sono pieni di graffi, perché, con l’immagine, il fedele cercava di cancellare il male. Ma ora il demoniaco si incarnava nel volto di un uomo».
Se domandassimo “Che cos’è il male?”, otterremmo mille risposte ma, se chiedessimo: “Dove vive il male?”, non ne ricaveremmo che una sola: DENTRO DI NOI.
Drammatico? inquietante? Terribile?
Forse sì, tuttavia inevitabile. Dunque, perché fingere di non vedere, sentire o sapere? Peggio ancora: perché trastullarsi nel miraggio che i “cattivi” siano solo gli altri?
“Non farei del male ad una mosca”, però almeno una volta abbiamo ignorato il barbone che dormiva sul marciapiede, placando la nostra coscienza con la falsa morale: “Con 1 € non lo posso aiutare, dovrebbe trovarsi un lavoro”… già, dovrebbe trovarsi un lavoro, come la nipote del nostro vicino di casa che sta inviando curricula da tre anni…
Di certo non siamo a livello di Alex, nel celebre film di Kubrick “Arancia meccanica”, però non possiamo ignorare che il male sgorga da una sorgente come un insignificante rigagnolo, pian piano diventa un torrente ed in fine un fiume impetuoso.
La mostra ideata da Vittorio Sgarbi, a Torino nella Palazzina di Caccia di Stupinigi, può essere considerata molto più che una semplice esposizione. Rappresenta un viaggio all’interno di noi, tra le nostre paure, scoprendo la sottile linea di confine tra gli incubi e la realtà.
Fare “Arte crudele” significa superare l’illusione che, ignorando la parte malvagia di noi, essa possa scomparire. Essa non scomparirà poiché: «L’uomo nasce con il male ed in sua compagnia attraversa la storia». Parole dure e agghiaccianti che mettono in luce l’intima natura dell’essere umano.
L’istinto di autoconservazione, ancora una volta, si beffa di noi propinandoci l’ipotesi di essere all’interno di Matrix. Così, per preservare l’innocenza dei fanciulli, vietiamo la mostra ai minori di 14 anni.
In realtà la loro innocenza non consiste nella santità ma nell’ignorare la differenza tra bene e male.
…Per la fame di sapienza, assaggiammo il frutto proibito…
Immagino che alcuni di voi (o forse la maggior parte) leggeranno impietriti queste parole, esorcizzando il loro terribile suono con commenti di negativo stupore. In questo caso non andate a visitare la mostra, poiché essa non è composta di soli dipinti ma anche di fotografie… e le foto, come sapete, sono il ritratto di un istante accaduto.
Non è stato un film l’11 settembre e la guerra non è un miraggio. Nell’arte l’uomo esprime le sensazioni che gli scaturiscono dal rapporto con il vero, mescolando ad esso una parte di se stesso.
Ecco allora, il faticoso e tormentato trascinarsi, calpestando la sabbia infuocata che ricopre le aride terre, prive d’acqua e di cibo, del nostro cuore. Una madre senza speranza, un bambino senza futuro (Werner Bischof – Gente sfinita per le strade di Patna, India – Venezia, collezione Mario Trevisan). Ma, il tormento dell’anima può essere più doloroso che il tormento del corpo?
(Battistello Caracciolo – Napoli 1578-1635 – Salomè con la testa del Battista olio su tela, 125 x 153 cm, Torino, collezione privata – foto sopra a sinistra). Salomè risponde al quesito con un atto terrificante. L’amore non corrisposto si trasforma in odio e l’odio in vendetta, in fine si placa tra il sangue e la morte riposti sul vassoio d’argento.
Esiste chi uccide per amore, chi uccide per follia (Keyston – Auschwitz children – Milano, Agenzia Laura Ronchi), chi per fame (Carlo Guarienti – Treviso, 1923 – San Gerolamo, 1941 olio su tavola, 120 x 120 cm, Milano, collezione privata), chi per eseguire la condanna a morte di colui che ha ucciso (Andy Warhol – Filadelfia 1930–New York 1987 – Sedia Elettrica, 1967 – polimeri sintetici su tela, 60 x 75,5 x 4,5 cm – New York, collezione Amy e Ronald Guttman).
Dolore e perversione si ostentano senza il velo inibitore della censura fittizia.
Il male s’incarna nell’esistenza umana, penetra tra gli individui con famelico desiderio di possessione… come un prigioniero che riscopre il mondo dopo millenni di buio e solitudine.
Dai mostri e dai diavoli, che popolano l’immaginario medioevale, si giunge ai tempi moderni. Qui, il maligno raggiunge le vette della popolarità. S’insinua tra le menti accondiscendenti di un popolo che usa la violenza per combattere la violenza (Jean Gaumy – Donne iraniane Venezia, collezione Mario Trevisan) (Mario De Biasi – Rivolta in Ungheria Venezia, collezione Mario Trevisan – foto sotto).
Questo cammino di meditazione non può concludersi con il termine della visita. Essa dovrebbe essere solo uno spunto per riflettere… magari, portando con se, il ricordo del Cristo di Bottoni: sdraiato su un tavolo d’obitorio e grondante sangue. Egli fu il simbolo più raccapricciante della crudeltà umana e, in questa cinica versione contemporanea, sembra svelarci un segreto: anche oggi noi lo uccideremmo.
Seguendo le tappe della mostra attraverso il percorso cronologico, troviamo:
Il 400 con dipinti di Beato Angelico e Taddeo di Bartolo;
il 500 con le opere di Agostino, Annibale e Ludovico Carracci, Bartolomeo Passerotti, Andrea Solario;
il 600 con due capolavori di Caravaggio, la straordinaria Medusa di Rubens, i dipinti di Jusepe de Ribera, Pietro Paolini, Domenico Fetti, Bernardo Strozzi, Giuseppe Vermiglio, Tanzio da Varallo, Salvator Rosa;
il 700 con Pier Leone Ghezzi, Alessandro Magnasco, Sebastiano Ricci, Gaetano Gandolfi, Johann Heinrich Füssli, Giuseppe Maria Crespi;
l’800 con William Blake, Francisco Goya, Vincenzo Bonomini, Antonio Mancini, Angelo Morbelli;
il 900 con Adolfo Wildt, Lorenzo Viani, Chaim Soutine, Mario Sironi, Fausto Pirandello, Francis Bacon, Edward Munch, Balthus ed Andy Warhol, ed autori meno meno conosciuti, come Domenico Baccarini, Evaristo Boncinelli, Benvenuto Ferrazzi.
Ed infine i giorni nostri… Marina Abramovic, Enrico Colombotto Rosso, Anton Zoran Music, Gianfranco Ferroni, Alessandro Kokocinski, Alberto Sughi, Maurizio Bottoni, Paul Schmidlin, Andrea Martinelli, Dino Walls e Margherita Manzelli. Conclude la parte pittorica della mostra la sezione “Episodi di crudeltà” con ventuno dipinti, da Picasso a Burri, dalla Collezione Ezio Gribaudo di Torino.
Il Male
Dal 19 Febbraio al 26 Giugno
Orario: martedì, mercoledì, venerdì e sabato 9.00–19.00; giovedì 9.00–22.00; domenica 9.00–20.00
lunedì chiuso ad esclusione di lunedì 28 marzo e di lunedì 25 aprile
Ingresso: intero 9 euro, ridotto e gruppi 6 euro, scuole 4 euro
Prenotazioni e informazioni: Ticket One – tel. 899.500.022
Sede: Palazzina di Caccia di Stupinigi – Nichelino (Torino)
Nel gioiello architettonico di Filippo J
uvarra, fanno da cornice alla mostra l’arredamento in stile Barocco, le pareti e i soffitti dipinti da artisti torinesi ed un parco d’elevate dimensioni.
La Palazzina di Caccia è stata nominata, dall’UNESCO, nel 1998, Patrimonio dell’Umanità’.
La mostra è promossa da: Comune di Torino, Regione Piemonte, Fondazione Torino Musei
Ideata e curata da: Vittorio Sgarbi
Catalogo: Skira editore
Coordinamento generale: Gilberto Algranti
Prodotta e organizzata da: TeKne Associazione Culturale
di Barbara Novarese