Il museo del territorio biellese
Gennaio 2, 2002 in Arte da Claris
“Il museo non servirà a niente se non cambierà la gente e ci farà sentire meno chiusi dentro, più aperti al mondo, se non s’imparerà a dialogare con tolleranza affinché il mondo venga qui”. Queste parole, al limite della durezza consentita, sono state pronunciate dal Sindaco di Biella, Gianluca Susta, in occasione dell’inaugurazione, a dicembre, del Museo del Territorio del biellese presso il restaurato Chiostro di San Sebastiano.
Sono parole importanti, segno di quanto l’amministrazione comunale creda negli investimenti compiuti, nel corso dell’ultimo ventennio, per ridare dignità ad una delle perle più luminose della città, purtroppo opacizzata negli anni dai molti usi impropri, fino ad essere caserma e deposito di biciclette. Ora non più: l’antico chiostro, splendido esempio di architettura religiosa, torna ad assurgere, coi suoi delicati colori e con le sue restaurate gallerie, ad un’imponenza completa con una serie di progetti molto interessanti, alcuni già concretizzati.
Si vuole creare una macchina della conoscenza degli usi e dei costumi in voga a Biella e provincia nei secoli passati; si vuole dare sede alla memoria storica che altrimenti si smarrirebbe con il passare delle generazioni. Per dar corpo a questo progetto e meglio asservirsi alla storia locale, il museo è già in collegamento con prestigiose istituzioni museali europee, nonché con varie università. Non manca nemmeno l’attenzione verso le nuove generazioni, quindi il rapporto stretto con le scuole, attraverso sale didattiche e laboratori, né con il grande pubblico, attraverso mostre temporanee di assoluto richiamo turistico, ad iniziare da “I segreti di un collezionista. Le straordinarie opere di Cassiano dal Pozzo”.
Visitiamo il Museo del Territorio, il cui termine implica un’attenzione privilegiata per la storia locale, un’idea di bene culturale non limitata ai momenti più “alti”, ma estesa ai così detti beni materiali ed agli oggetti d’uso, uno sforzo particolare teso all’individuazione, alla riscoperta e alla riappropriazione dell’identità culturale delle comunità.
Attualmente sono tre le sezioni allestite: la sezione egizia, quella storico-artistica e la Galleria del Territorio.
La sezione egizia è dedicata alla collezione di Corradino Sella, ricca di statuette rappresentanti divinità sotto le sembianze di animali (coccodrilli, scimpanzé e scarabei), ed ai beni depositati dal Museo Egizio per rendere omaggio ad Ernesto Schiapparelli, celebre egittologo di origini biellesi. Qui trova posto la mummia “Scepsit a Esi”, devota del dio Osiride, ritrovata a Siut dallo Schiapparelli all’inizio del Novecento, conservata in una modernissima e splendida teca in cristallo. Una curiosità: i lavori di restauro della mummia hanno permesso di scoprire che le bende utilizzate per avvolgere il cadavere sono tinte di rosso; un fatto insolito (abitualmente si presentano di colore grezzo) che ha accresciuto l’interesse degli storici. La sezione egizia è stata recentemente arricchita da un altro pezzo importante: una scatolina contenente i visceri di un defunto, oggetto particolare in quanto abitualmente venivano utilizzati dei vasi detti “canopi”.
La sezione storico-artistica presenta in sequenza cronologica opere provenienti dal territorio, tra cui il “Polittico dell’Incoronazione” (XVI sec.), in origine di proprietà dell’Ospizio di Carità, la tavola del Bernardino Lanino e gli affreschi provenienti dalla Chiesa di Santa Maria di Castelvecchio di Mongrando
La Galleria del Territorio intende rivalutare le vicende originarie della formazione delle collezioni pubbliche biellesi fra fine Ottocento e i primi decenni del Novecento. Una prima traccia di percorso tra i documenti sopravvissuti comprende le formelle ed i manufatti in terracotta quattro e cinquecenteschi donati da Quintino Sella, oltre a calchi e altro materiale relativo all’Esposizione generale biellese del 1882.
Per gli anni più recenti ricordiamo la raccolta di vetri e ceramiche di Maria Poma e la bella collezione di dipinti soprattutto ottocenteschi del marito Enrico Guagno, i Delleani di Silvio Cantono, i Bozzalla di Rodolfo Caraccio, e la collezione di Enrico Lucci, incentrata sull’arte moderna e contemporanea. Dall’Ospizio di Carità è infine stato recentemente acquisito un piccolo nucleo di dipinti lasciati con testamento del 1735 dal Cavalier Antonio Dal Pozzo della Cisterna.
I dati del Museo giustificano appieno le aspettative della comunità: la superficie coperta è di 5.000 metri; la modularità degli ambienti permette, inoltre, l’allestimento di spazi dinamici, in grado di ospitare mostre temporanee studiate all’interno di un percorso didattico che spieghi al visitatore i motivi storici e culturali che hanno determinato la collocazione di certe opere piuttosto che altre. Non mancano sotterranei con laboratori di ricerca e spazi per immagazzinare le opere d’arte in modo che risultino facilmente consultabili da esperti o studiosi che ne facciano richiesta.
Il Museo ben rappresenta, quindi, il territorio, fornendo rimandi al mondo esterno. Un esempio: un vecchio telaio simboleggia la fabbrica e rimanda ad un preciso sito di archeologia industriale esterno al Chiostro, invitando il visitatore a recarsi sul posto. Questa particolare strategia di “rimando” deve essere vista nell’ottica della complessa ragnatela ecomuseale biellese di cui il Museo del Territorio è centro nevralgico.
Una curiosità: all’ingresso un enorme “mappa del tesoro” avvolge fisicamente il visitatore, che si immerge in un viaggio che inizia tra le cartografie antiche, a scoprire come è stato rappresentato il territorio.
di Claris