Il pianeta dei Guano Apes
Febbraio 1, 2005 in Musica da Gino Steiner Strippoli
Dopo il successo di “Walking On a Thin Line” che ha posto i Guano Apes, band tedesca dalla verve infuocata, ai vertici del rock mondiale, ecco il nuovo e particolare doppio album “Platet Of The Apes” (BMG). Il primo disco contiene 18 tracce che raccolgono il meglio dei Guano condito però da un inedito “Break the Line” al solito sorprendente per carica esplosiva e ritmo indiavolato e senza respiro. Nel secondo disco 17 pezzi “rarites” più altri due inediti “Stay” una ballad delicatissima, quasi un pop rock, dove la voce di Sandra Nasic si impone per bellezza e armoniosità e “Underwear” un brano imperioso dal ritmo ipnotico, dire accattivante e trascinante sarebbe al quanto riduttivo, tanto per intenderci, stupendo il solismo delle guitar che girano graffiando gli amplificatori.
Nel suo complesso è un ottimo album tra the bestapes e rareapes. Si va da “Big in Japan”, la ricordate, hit anni ’80 degli Aphaville, rifatta con energia terrificante dai Guano e che spianò loro le porte del successo mondiale, all’eccellenza di “Rain” per arrivare alle atmosfere dark rock di “No Speech” che fruttò alla band il premio ‘Best German Act” durante l’edizione 2000 degli MTV European Music. Come non dimenticare la dolcezza sognante di “Living in a lie”, la goduria arrembante orientaleggiante di “Dodel Up” e l’ormai storica “Lords Of The Boards” . Questo non è una delle solite raccolte tantè che racchiude 8 anni di storia dei Guano Apes. La loro musica spazia da ritmi davvero terrificanti, come in “You Can’t Stop Me”, per passare a eleganti raffinatezze sonore, come in “Pretty in Scarlet”, per questo motivo oggi sono una delle poche band rock a livello mondiale che non stancano proprio per la loro capacità di variare le loro armonie in uno stesso disco o in concerto. Poi quando la Nasic si investe a Regina del New Punk come in “Wash It Down” allora non c’è ne per nessuno. La poliedricità vocale di questa eroina rock la porta a indossare i panni che furono di un certo Robert Plant negli anni ’70. saper cantare in dolcezza per arrivare nel più duro hard.
Le particolarità del doppio album come si diceva sopra va ritrovata in 17 canzoni “rarites” riviste e rimixate. “La Noix” sembra un connubio tra il rock tedesco e la beguine francese, la fisarmonica da alla canzone, cantata in francese, quell’aria originale di vecchia Parigi. Forse il punto più basso dell’intero album è la quasi disco dance “Candy Love”, qui in Guano appaiono irriconoscibili. “Allies” riporta il solismo chitarristico in primo piano in un elettrorock con finale vulcanico. La cattiverai arriva con “Ain’t Got Time” col sintetizzatore a disegnare nell’aria atmosfere cosmiche. Impressiona particolarmente la Sandra Nasic quando canta “Maria” un brano che è un preziosismo tra elettronica, rock e coro celestiale al seguito. I Guano qui sfiorano la New Age. “360° Aliendrop” è la violenza del punk più duro. Visioni tenebrose, molto ‘noir’ in “Don’t you turn you back on me”. Nuove versioni di “Big in Japan” (meglio la prima) e di “Dodel Up” che invece aggredisce al primo ascolto con un tocco di sunsualità. C’è anche un momento follk legato a “Plastic Mouth”.
Un consiglio: provate a mettervi in auto i Guano Apes quando cantano “kumba Yo!” sentirete volare la vostra auto in un euforia sublime.
di Gino Steiner Strippoli