Il principio dell’amore
Luglio 11, 2007 in Libri da Tiziana Fissore
Titolo: | Il principio dell’amore |
Autore: | Maeve Brennan |
Casa editrice: | BUR Rizzoli |
Prezzo: | € 9,80 |
Pagine: | 250 |
Dopo aver conosciuto Maeve Brennan con ‘La visitatrice’ di cui ho già parlato in una precedente recensione, sono stata invogliata a leggere un altro suo libro intitolato ‘Il principio dell’amore’, una raccolta di racconti ambientata nella sua Irlanda e soprattutto la sua Dublino. Di conseguenza i personaggi le sono familiari come le storie raccontate: coniugi che senza volerlo innalzano fra di loro barriere che riducono amori giovanili in sentimenti privi di passione dove però i ricordi e le sensazioni e nonché i desideri passati sono ancora vivi.
Lo sguardo della Brennan che può sembrare freddo è solo molto arguto ed analizza oltre le situazioni anche i personaggi che non sono solamente coppie di coniugi sposate da tempo ma anche madri apprensive, vecchie zitelle, i morti che ricordati, rimangono vivi come cose ed oggetti segnati dal passare del tempo.
Come sempre l’autrice non dà giudizi, si limita piuttosto a raccontare le situazioni come sono, lasciando che siano le trame stesse a dare immagini intense sia della vita di coppia che della società in genere.
Un libro questo che senza fronzoli ma solo grazie ad un linguaggio come al solito elegante, anche se tagliente, riesce ad analizzare in modo straordinario cose e persone unendole con sfumature che senza volerlo diventano una forma di poesia.
Ad esempio: nel primo racconto Rose, una deliziosa e giovane ragazza, si trova in piedi davanti a lunghe ed ampie tende di velluto azzurro che arricchiscono la stanza dove si svolge una festa alla quale lei è invitata. La ragazza, con un vestito di velluto azzurro cucito da lei stessa e di cui è orgogliosa, capisce di essere in competizione e che non potrà mai vincere la gara, con quelle tende sontuose perché non all’altezza della sfumatura d’azzurro e della morbidezza della stoffa. Può sembrare assurdo ma quelle tende che abbelliscono una casa appartenente ad una famiglia facoltosa, molto diversa dalla sua, diventano in un primo tempo delle rivali ma ecco che Rose ricorda che sono state scelte dal proprio padre molti anni prima, quando era alle dipendenze di quella famiglia ed ora che il padre non c’è più, le tende diventano familiari, come un risultato del buongusto del padre e lei sente di essere orgogliosa di suo padre e quasi protetta dalle tende, come fossero diventate delle braccia e la stringessero in un abbraccio paterno.
Analisi e dolcezza si mescolano nello stile di Maeve Brennan e quindi i personaggi che si muovono seguendo la linea predisposta dal destino sono come protagonisti di una saga, un dramma il cui finale è scontato: diverranno dei falliti nonostante gli sforzi per essere diversi da quello che sono o sognano di diventare.
Questo pensiero è chiaramente rappresentato dalle parole della Brennan in un biglietto scritto a William Maxwell: “Tutto ciò che dobbiamo affrontare nel futuro è ciò che è accaduto nel passato. E’ insopportabile”. Quasi come una pena da scontare per i nostri comportamenti ed eventuali colpe.
Probabilmente questi sensi di colpa e questo modo di pensare derivavano dallo stato psichico della Brennan, creatura bella ed affascinante ma psicologicamente fragile, come scrisse lei stessa in un biglietto al suo editor: ”Caro William, tutto quanto è una favola. Con affetto Maeve. Si tratta delle nostre vite. Io non ce la faccio”. Da notare l’ultima frase messa dopo i saluti, quasi come se il pensiero fosse arrivato dopo o ci avesse ripensato e deciso di metterlo quasi con pudore. E questo non ‘farcela’ è ciò che cerca di trasmettere sentendosi al limite del precipizio in cui la scrittrice cadrà, ed il difficile ‘mestiere di vivere’ lo trasmette con la sua descrizione della quotidiana esistenza, senza lanciare giudizi ma lasciando che le idee e i sentimenti scaturiscano dalla penna con una scrittura elegante, fine e di grande efficacia che dà vita a racconti davvero magistrali.
di Tiziana Fissore