Il ritorno di Super Mario
Novembre 3, 2002 in Technology da Redazione
Il sole, mare, atmosfere hawaiane: cosa hanno in comune tutte queste cose con l’imperversare dell’autunno? Semplice, Super Mario Sunshine!!
Il 4 ottobre 2002, dopo sei lunghi anni di latitanza, il personaggio più famoso dei videogiochi è tornato nelle case italiane in grande stile, con un numero di copie vendute impressionante e più colorato e pupazzoso che mai.
Super Mario è di nuovo sui nostri televisori e questa volta, grazie alla potenza del GameCube, Nintendo ci porta a Delfinia, un’isola sperduta chissà dove, attanagliata da un malefico essere, il quale ha inzaccherato letteralmente tutto l’arcipelago con liquami e mostri venefici.
Il nostro eroe atterra su questo paradiso oceanico, che paradiso non è più, ed è l’inizio di una lunga avventura, visto che il baffuto idraulico viene accusato di essere lui il responsabile dell’inquinamento dell’isola.
Questa è la premessa ad un gioco che porta da una parte al divertimento totale e dall’altra a momenti di esasperazione per la (tremenda) difficoltà di alcuni punti.
Il gioco, come accadeva anche nel predecessore a 64 bit, si svolge in diversi livelli, dove è necessario raccogliere un certo numero di Shines (le ex stelline). Arrivati ad un tot di Shines raccolte, sarà possibile concludere il gioco. Come capita sempre nella saga di Super Mario però, per terminare veramente l’avventura e quindi entrare nella ristretta cerchia di chi può dire “io ce l’ho fatta”, è necessario andare ben oltre al numero minimo di shines (che si attesta sulle 70): bisogna arrivare a prenderle tutte 120!
Chi aveva giocato le versioni giapponesi ed americane già si era accorto che le critiche mosse in sede di anteprima alla grafica erano del tutto infondate, e ora che SMS (Super Mario Sunshine) è arrivato in Italia, ce lo ritroviamo anche splendidamente localizzato nel nostro idioma.
Il mondo che andremo a visitare è, tecnicamente, ineccepibile. L’acqua è resa con un effetto eccezionale, giochi di luce, profondità visiva, numero di poligoni, tutto crea un ambiente reale, per quanto estremamente pupazzoso.
Super Mario, per poter sconfiggere il nemico e ripulire tutte le isole dai liquami inquinanti ha a disposizione una macchina-zaino che sputa acqua. Questa macchinetta non trasforma Mario solo in uno psudo pompiere-ripulitore, ma lo aiuta negli spostamenti, trasformandosi con la semplice pressione di un pulsante in jetpack, razzo o elica.
I vari livelli sono in realtà isole limitrofe a quella centrale (Delfinia) e ogni isolotto ha le sue caratteristiche, facendo attraversare al giocatore ambienti completamente diversi tra loro come luna park, acquari sottomarini, piantagioni di funghi giganti etc..
Anche il reparto sonoro è di tutto rispetto, riproponendo i jingle, musichette e voci ormai classiche della serie, e presentando temi musicali perfettamente incentrati con l’ambientazione estiva e solare.
Durante il gioco, al contrario che negli altri episodi, incontreremo decine e decine di persone-indigeni che ci chiederanno favori, come raccogliere della frutta, portargli determinati oggetti. Se queste mini trame sembrano accessorie, bisogna invece seguirle considerando che solo in questo modo sarà possibile raggiungere la fatidica quota di 120 Shines.
In SMS tutto è colorato, tutto è “pupazzoso” ma non per questo si tratta di un gioco bambinesco, facile e di poco appeal, anzi. SMS è un titolo difficile, che richiede tempo e pazienza. Non ha niente a che vedere con Spyro o Jax and Dexter per capirci. Vi ritroverete a maledire una tartaruga viola perché vi ha fatto cadere in un burrone come se fosse il più terribile degli zombie di Resident Evil, o sorriderete stupiti di fronte ai fantastici panorami con il sole al tramonto.
Questo ultimo capitolo sella saga di Super Mario insomma ci ha veramente coinvolto, e non ci stupiamo che abbia avuto un tale successo planetario.
La vera Killer Application di Nintendo è arrivata (e entro 2-3 mesi usciranno Metroid Prime e Zelda), e se non avete ancora il piccolo cubo, non esitate, è il momento giusto per portarselo a casa.
di Davide ‘Zak’ Moretto