Il simbolo perduto
Gennaio 31, 2010 in Libri da Barbara Novarese
Titolo: | Il simbolo perduto |
Autore: | Dan Brown |
Casa editrice: | Mondadori |
Prezzo: | € 24,00 |
Pagine: | 604 |
Il nuovo delirio di Dan Brown si presenta come sequel de “Il codice da Vinci”, riproponendo Robert Langdon come condottiero della sua stravagante epopea. Si allontana dalle storiche terre Europee e sprofonda nel cardine del potere americano. Restringe il raggio d’azione alla sola città di Washington insinuandosi tra i dedali di sotterranei mal celati e di dubbia utilità. Cita i padri fondatori tra i membri autorevoli della massoneria evidenziando (non senza imprecisioni ma con ricchezza di dettagli) i contorni più stuzzicanti della setta maggiormente coinvolta nei reportage televisivi, dedicati agli enigmi dell’antichità.
La vera sfida è credere, abbandonare la razionalità per persuadersi che la scienza è in grado di dimostrare l’esistenza dell’anima; la vera sfida è trovare nel proprio “io” la scintilla di Dio che permette di decifrare il “SIMBOLO PERDUTO”, ultima frontiera dell’umanità.
Meno scorrevole ed avvincente rispetto ai precedenti, il romanzo manca di spessore psicologico ma sovrabbonda di descrizioni spesso viziose. L’affascinante Langdon, adombrato da una moltitudine di minuscole comparse, diventa una figura stanca e vuota, a tratti irriconoscibile. Trascinato forzatamente nella vicenda, viene collocato, suo malgrado, in una situazione scomoda, improbabile, quasi grottesca e per nulla in linea con i trascorsi precedenti. L’incedere della narrazione si rivela essenziale per ristabilire un equilibrio tra il personaggio e la vicenda, ma l’immagine di Langdon è ormai compromessa e persiste fino alla fine nel suo vago stato d’intorpidimento.
Se da un lato si riconferma l’astuzia dello scrittore nel proporre argomenti appetibili e la sua abilità nel descrivere episodi, dall’altro il racconto si rivela privo di spirito creativo e delude le aspettative di coloro che attendevano con ansia l’uscita del romanzo. Poca suspance e colpi di scena ormai ovvi si scontrano con la speranza che la fine nasconda un’eccezionale rivelazione … un piatto abbondante e succulento per saziare la fame di certezze. A poche pagine dalla conclusione, però, si intuisce l’epilogo.
Peccato ma inevitabile. Non rammaricatevi per una fine scontata, se non ci sono opportunità di stupire: Dan Brown vanta, infatti, di raccontare vicende immaginate in un contesto reale e tutti conosciamo la realtà (più o meno).
Cosa attendiamo adesso? Il prossimo romanzo o il film tratto da quest’ultimo libro? Ci auguriamo che il film possa dimostrare la capacità dell’arte cinematografica di superare, qualche volta, l’arte letteraria e che Dan Brown ritorni a stupirci come fece con il “Codice Da Vinci”.
di Barbara Novarese