Il sudore del ragionier Verdi
Luglio 24, 2007 in Racconti da Redazione
L’inquietudine dettata dall’inedia si insidiava sotto pelle e provocava reazioni a catena in tutto il corpo: i piedi tambureggiavano sul pavimento, quasi a voler fuggire da quel posto; le gambe seguivano il movimento dei piedi, alzando e abbassando ritmicamente le ginocchia; le palle si allungavano fino alle caviglie e grattavano fastidiosamente la terra. Era estate, faceva caldo, troppo caldo, e le pareti dell’ufficio parevano stringersi sempre più intorno al ragionier Verdi; le mani sudate sbavavano l’inchiostro del bilancio, la fronte imperlata piovigginava goccioline sulla calcolatrice, le ascelle erano ormai ingovernabili.
Finestra aperta, condizionatore guasto, distributore delle bibite esaurito: 16 luglio, pochi impiegati come lui rinchiusi in quell’inferno, la maggior parte degli altri sdraiata in spiagge lontanissime. Telefono muto, scrivanie vuote, parcheggio libero e l’aria talmente umida da poterla archiviare in un faldone tra fatture e note credito. Verdi prova ad alzarsi dalla sedia, ma quella non ne voleva sapere di lasciarlo andare e lo seguiva appiccicosa e viscida; percorreva i corridoi della palazzina con la sua sedia attaccata al culo, salutando l’unico custode ancora in servizio e una povera donna delle pulizie, intenta a rimirare i pettorali dell’ultimo eroe dello “star system” strombazzato da Novella 3000.
Raggiunti i bagni il ragioniere avrebbe voluto liberarsi della sedia, ma il sudore misto alla scarsa qualità dei suoi pantaloni avevano creato un collante formidabile: dovette sfilarsi anche le braghe per poter finalmente evacuare i suoi bisogni. In tale agire però il tessuto già logoro spirò l’ultimo respiro e i pantaloni si divisero in due metà perfette: quell’anteriore e quella posteriore, stile “american dreams’men” per intenderci…L’imbarazzo e il panico decuplicarono il sudore del ragionier Verdi, ormai ridotto ad una maschera umida e rossa di vergogna e calore: una doccia e un paio di pantaloni nuovi, avrebbe pagato qualsiasi cosa per uscire da quella situazione con dignità, anche se poca gliene restava dopo aver percorso parecchi metri con una sedia appiccicata al culo. Doveva ragionare, per quanto la scarsa lucidità di pensiero glielo permettesse: tra il caldo, l’imbarazzo e la sete anche la mente e non solo il fisico iniziava a patire.
L’istinto di sopravvivenza prese il ragioniere per mano e gli fece notare il lungo rotolo di asciugamano cartaceo che penzolava nuovo nuovo dal suo supporto: benedetta donna delle pulizie! L’osservare l’ancora di salvezza e l’indossarla fu tutt’uno: dopo diversi giri attorno al busto e alle gambe, la mummia del ragioniere era pronta ad affrontare il corridoio a testa alta: e così fece. Il frusciare della carta non distrasse l‘addetta alle pulizie dalla sua rivista pettegola né il custode dal suo “Tutto pistole”; il rotolo avanzava lento e sorridente, visibilmente soddisfatto, con una sedia sotto braccio, verso la sua scrivania: solo più tre ore e la giornata sarebbe finita.
di Gianluca Ventura