Il trono vuoto
Agosto 29, 2012 in Libri, Primo Piano da Benedetta Gigli
Titolo | Il trono vuoto |
Autore | Roberto Andò |
Editore | Bompiani |
Pagine | 180 |
Prezzo | 17,00 € |
Un libro
godibile e nello stesso tempo – un piccolo miracolo – un romanzo impegnato, o come si usava dire una volta, un romanzo di impegno civile, che è fatto di equivoci, di persone che scompaiono e ricompaiono, di amori fugaci, di incontri, ma i cui protagonisti si occupano di una materia di cui non si parla mai nei romanzi italiani: la politica.
Andrea Camilleri
Ci piace iniziare con le parole di Camilleri la recensione del romanzo con cui il regista Roberto Andò ha vinto il Premio Campiello Opera Prima. Non è difficile essere d’accordo: troppo spesso i personaggi principali dei romanzi italiani sono
ombelichi di vario genere e fattura, che raramente riescono ad alzare lo sguardo oltre il bordo di quel piccolo cratere che tutti portiamo in pancia. La politica poi, ormai assurta (degradata) al gradino più alto del podio delle nostrane four letter words, proprio in questo momento meriterebbe una riflessione importante, da parte di tutti, e quindi in primo luogo da chi per mestiere riflette sulle storie che ci circondano.
Per questo abbiamo accolto con interesse questo libro, che inizia con una fuga, quella del segretario del maggior partito d’opposizione. Enrico Olivieri non regge all’ultimo crollo dei sondaggi e all’ennesima contestazione: in tutta segretezza raggiunge Parigi, dove ritrova Danielle, segretaria d’edizione conosciuta quando vagheggiava di fare il regista.
Solo due persone sanno: la moglie Anna e il principale collaboratore di Olivieri, Andrea Bottini. Restano con nelle mani tutti i perché di una scomparsa, quelli pubblici e quelli privati, e con il peso del che fare.
È Bottini ad avere l’idea: rimpiazzare Enrico con il fratello gemello di Olivieri, Ernani, filosofo geniale, bipolarmente depresso. Salvatore si trasferirà a casa di Ernani, dando inizio a uno strano mènage, e prenderà in mano le sorti del partito.
Non solo nessuno se ne accorgerà, ma Ernani saprà far impennare i sondaggi, con uno stile politicamente eterodosso: acuto, sferzante, capace di infondere entusiasmo.
Un romanzo da leggere a molti livelli. Come un’accusa verso una politica incapace di rinnovarsi, tanto che ci riesce solo qualcuno di esterno all’ambiente. Come un’esplorazione delle enormi pressioni di chi vive la sfera pubblica. Come l’idea che solo recuperando una passione per la politica che molte stagioni era in molte nostre case, questo nostro paese possa trovare (forse) una via d’uscita.